Antonella Lualdi Interlenghi  (attrice)     Roma 30.7.2018

                        Intervista di Gianfranco Gramola

"Totò mi faceva una corte da gran signore. Mi mandava fiori.

"Lavorare con Jean Paul Belmondo era uno spasso, perché era divertentissimo. Faceva degli scherzi incredibili, da paragonarlo quasi a Walter Chiari"

"Io Antonella, Amata Da Franco" (Manfredi Edizioni)  Prefazione di Giuliano Montaldo.

Antonella Lualdi, all’anagrafe Antonietta De Pascale è nata a Beirut (Libano) da padre italiano (ingegnere civile) e da madre greca. Dopo una gavetta teatrale durata 5 anni compare, all'età di 19 anni, nel film musicale Signorinella (1949); di seguito, nel 1950, compare in Canzoni per le strade, durante la cui lavorazione conosce l'attore Franco Interlenghi, che sposerà nel 1955. Viene considerata subito una star al pari di Lucia Bosè e della Lollobrigida; negli anni cinquanta inanella vari successi come Miracolo a Viggiù (1951), Ha fatto 13 (1951), La cieca di Sorrento (1952), È arrivato l'accordatore (1952), Il cappotto (1952) di Alberto Lattuada. Nel frattempo conosce il futuro marito, l'attore Franco Interlenghi, reduce dal successo de I vitelloni (1953), di Federico Fellini, da cui ha due figlie: Antonellina, anch'ella attrice, e Stella che ha partecipato al film Top Crack (1967). Negli anni settanta frequenta la redazione del giornale Sorrisi in via Virgilio 8 a Roma, nello stesso palazzo è la sede della CAM, per la quale incide il 45 giri Il sogno, con arrangiamenti e direzione d'orchestra di Stelvio Cipriani. Dal 1992 ha avuto un ritorno di popolarità apparendo nella serie televisiva francese Il commissario Cordier nel ruolo di Lucia Cordier, moglie italiana del protagonista. Nel 2018 ha scritto il libro "Io Antonella, Amata Da Franco".

Cinema

Il principe delle volpi (1949) - Signorinella (1949) - È più facile che un cammello...(1950) - Canzoni per le strade (1950) - Abbiamo vinto! (1950) - Miracolo a Viggiù (1951) - Ha fatto 13 (1951) - L'ultima sentenza (1951) - È arrivato l'accordatore (1952) - I figli non si vendono (1952) - Cani e gatti  (1952) - Tre storie proibite (1952) - Il cappotto (1952) - Il romanzo della mia vita (1952) - Quando le donne amano (1952) - Solo per te Lucia (1952) - La cieca di Sorrento (1952) - La figlia del reggimento (1953) - Perdonami! (1953) - Gli uomini, che mascalzoni! (1953) – Canzoni, canzoni, canzoni (1953) - Il più comico spettacolo del mondo (1953) - Amori di mezzo secolo (1954) - Cronache di poveri amanti (1954) - Pietà per chi cade (1954) - Casta Diva (1954) - L'uomo e il diavolo (1954) - Papà Pacifico (1955) - Non c'è amore più grande (1955) - Avanzi di galera (1955) - Le signorine dello 04 (1955) - Gli innamorati (1955) - Andrea Chénier (1955) - Altair (1956) - I giorni più belli (1956) - Il cielo brucia (1957) - La regina della povera gente  (1957) - A Parigi in vacanza (1957) - La casa di Madame Kora (1957) - Padri e figli (1957) –  Giovani mariti (1958) - Una vita (1958) - La notte brava (1959) - A doppia mandata (1959) - Il colore della pelle (1959) - Sangue sull'asfalto (1959) - Match contro la morte (1959) - Via Margutta (1960) - I delfini (1960) - Appuntamento a Ischia (1960) - I mongoli (1961) - Il disordine (1962) - Arrivano i titani (1962) - Sesto senso (1962) - Gli imbroglioni (1963) - Il figlio del circo (1963) - Il giorno più corto (1963) - Hong Kong un addio (1963) - Amore mio (1964) – Se permettete parliamo di donne (1964) - I cento cavalieri (1964) - La coda del diavolo (1964) - Delitto allo specchio (1964) - Su e giù (1965) - Il pasto delle belve (1965) - Surcouf, l'eroe dei sette mari (1966) - Il grande colpo di Surcouf (1966) - Il massacro della foresta nera (1966) - La colonna di Traiano (1968) - Cento ragazze per un play boy (1968) - Un caso di coscienza (1969) - Tre amici, le mogli e (affettuosamente) le altre (1974) - I giorni della chimera (1975) - La legge violenta della squadra anticrimine (1976) - Non sparate sui bambini (1978) - Mafia una legge che non perdona (1980) - Carlotta (1981) - Il giardino dell'eden (1981) - Zero in condotta (1983) - Una spina nel cuore (1985) - Diritto di vivere (1990) - Tutti gli uomini di Sara (1992) - Urlo della verità (1992) - Per amore o per amicizia (1992) - Nefertiti, figlia del sole (1994) - La bella società (2009).

Intervista

La signora Lualdi sta guardando in Tv il Commissario Cordier su La7

Signora Lualdi, com’è nato il suo nome d’arte?

E’ nato per volontà di Dino De Laurentiis, perché in quel periodo aveva lanciato le maggiorate, come le chiamavano allora, le donne sexy, tipo Silvana Mangano, Silvana  Pampanini e Gina Lollobrigida. Tutte donne belle e prorompenti. Dino voleva lanciarmi con un nome dolce, perché Antonietta De Pascale non andava bene. Mi disse: “Facciamo un concorso e vediamo di trovare un nome un pochino più dolce, che corrisponda al tuo volto”. Il mio nome non era tanto artistico, non era tipo Lollobrigida, che è un cognome duro. Comunque aveva ragione Dino perché il mio nome d’arte ha funzionato benissimo. Abbiamo fatto il concorso, era il periodo dei transvolatori, Italo Balbo e Maner Lualdi e a Dino gli piaceva abbinare tutte queste “elle” insieme e lui mi lanciò come Antonella Lualdi. De Laurentiis è sempre stato un uomo di grande fiuto cinematografico, era un grande.

La passione per la recitazione quando è nata?

Non è che la passione ce l’avevo già da piccola, quella è venuta dopo. Naturalmente mi piacevano i film e andavo al cinema con mio padre, perché a lui piaceva molto il cinema. Poi mi sono ritrovata in una serie di circostanze che mi hanno portata a fare l’attrice.

Cioè?

Mi hanno fermata per strada e un’amica di mia madre mi chiese di fare delle foto per mandarle a Dino De Laurentiis. Fu lei l’artefice di tutto questo e così mi trovai a fare un provino a Roma, perché a De Laurentiis piacquero le mie foto. In quel periodo noi vivevamo a Firenze e con mia madre siamo andate a Roma per fare il provino. De Laurentiis alla fine disse: “Si, è lei. va bene. La lanceremo”. E così sono arrivata al cinema.

La sua più grande soddisfazione artistica?

Io non è che cercavo le critiche dei miei film, ma se vogliamo dirne una in assoluto è per il “Rouge et Noir”, mi fecero delle critiche su Le Monde, un famoso quotidiano francese,  tuttora molto importante, nel quale il critico cinematografico mi scrisse delle cose molto belle, al di sopra di quelle fatte ai miei compagni di lavoro . Però non è che me ne rendessi conto, me ne sono accorta nel tempo, che ho fatto senza volerlo una carriera importante e che probabilmente qualcun’altra al mio posto, con un buon ufficio stampa, avrebbe avuto un successo maggiore di quello che ho avuto io. Io ho sempre fatto una vita molto ritirata e poi Franco Interlenghi era una persona introversa e a lui piacevano le amicizie di quelle “poche, ma buone”. Non gli piaceva  apparire sui giornali per quello che ci succedeva.  E allora per questo motivo alla fine mi sono decisa a scrivere questo libro, che nel tempo mi era stato proposto da più persone, alle quali dicevo sempre di no, assolutamente no. Poi si vede che ogni cosa deve maturare al momento giusto.

A proposito del libro, ho letto che  ci sono molti aneddoti. Perché l’ha scritto insieme all’attore Diego Verdegiglio?

L’ho scritto tutto io Diego Verdegiglio me l’ha corretto e ha messi insieme i capitoli,  non essendo molto pratica di come si scrivono, lui è stato bravissimo, perché mi ha aiutata in  questo lavoro. Però c’è stata un’ampia collaborazione anche di altre due persone che poi cito nel libro, due che amano il cinema. Un giovane giornalista che ha fatto delle ricerche fotografiche. Abbiamo cassetti pieni di foto, anche se purtroppo nel libro ce ne sono solo poche, anche se migliaia di foto sono apparse sui giornali. Un po’ mi ha aiutata anche un’altra persona, anch’essa citata nel libro, e poi appunto Diego Verdegiglio che c’ha messo mano e si vede che ha un’esperienza importante anche come scrittore, però la storia e gli aneddoti li ho scritti io.

Quando ha trovato il tempo per scrivere il libro?

Non è che dico ora scrivo, l’ho scritto nei momenti più impensati. Scrivo di notte o  quando mi vengono in mente delle cose, dei fatti, degli episodi della mia vita.  

Scrivere il libro è stato anche uno sfogo?

Diciamo che è stato un momento di bisogno, di esternare certe cose della mia vita. Questo è successo dopo la morte di Franco. Lo scrittore Alberto Bevilacqua, che ci conosceva molto bene e che conosceva la mia vita, a suo tempo mi diceva spesso: “Dai Antonella, scrivi. Tu hai una vita piena, intensa, hai superato tante peripezie e non te ne rendi conto”. Ma io non me ne rendevo conto di quello che mi accadeva,  però accadeva nella vita. Tutto questo ora l’ho scritto però non è stato messo tutto, perché la casa editrice ha dovuto sforbiciare di qua e di là. Ho scritto anche un capitolo molto bello, però non era in tema con il titolo “Io, Antonella amata da Franco”, perché hanno impostato il libro su questo mio grande amore con Franco. A distanza di tempo mi sono accorta che veramente l’uomo che è stato il cardine della mia vita, è stato Franco Interlenghi.

Se ce l’avesse davanti, cosa le direbbe?

Gli direi le solite cose. Adesso come adesso forse con un peso maggiore. La nostra era una storia molto leggera, intensa ma molto leggera. Ci divertivamo, perché lui era il mio complice e il mio amico. Però era anche colui che mandava avanti  il tutto.

Ha sempre seguito i suoi consigli, anche artistici?

Non facevo nulla senza avere la sua approvazione. Ho sempre avuto l’idea che è l’uomo che decide nella famiglia e anche nel lavoro.

A quei tempi chi erano le sue rivali artistiche?

Non ci facevo caso se c’erano rivalità e non mi hanno mai detto che questa o quella era gelosa di me. Al massimo mi dicevano: “Fai tu quel lavoro? Io l’avevo rifiutato”. Più che altro mi hanno scippato il lavoro, soprattutto quello all’estero. Però non mi sono preoccupata più di tanto, perché poi piombavano interessi da tutte le parti. Ero meravigliata di tutto quello che mi stava succedendo.

E’ apparsa nuda su Playboy. L’ha fatto per soldi o per vanità?

Fu Angelo Frontoni, il famoso fotografo romano. Era un carissimo amico e andavo spesso nella sua bellissima villa di Zagarolo, come nella casa di Roma, in via Sistina. Eravamo molto amici. Lui mi convinse dicendomi: “ Facciamo delle foto belle, artistiche, che se non le fai adesso e non ti vedono un pochino, poi te ne penti”. Quel “pochino” mi ha convinto e l’ho fatto un po’ per vanità e anche perché mi hanno dato una buona remunerazione.

Ha mai avuto dei fan un po’ troppo invadenti?

Si, nel tempo ci sono stati stalker notturni, ossia telefonate che chiamavano di notte e poi mettevano giù, questo solo per sentire la mia voce, è successo anche di giorno. Poi minacciai che avrei messo il telefono sotto controllo e difatti lo feci fare e non ho avuto più chiamate.

Ho letto che anche Totò le faceva la corte. E’ vero?

Si, ma una corte da gran signore, perché magari con altre si sarebbe comportato diversamente, ma con me è stato molto galante. Mi mandava fiori. Anche questo è scritto nel libro, se non me l’hanno tagliato (risata). Ma non credo. 

Due parole su altri personaggi che ha conosciuto. Federico Fellini?

Io non ho lavorato con lui, però c’è stata una grande amicizia.  Fellini con Franco aveva fatto “I vitelloni”, dopodiché sono diventata amica anch’io di Federico. Lui e sua moglie ci invitavano tutte le domeniche a Fregene, nella loro villa, con le nostre bambine piccole e loro, non avendo figli, erano molto contenti di avere queste due biondine in giro per casa che si divertivano. Federico era molto carino.

Vittorio De Sica?

Con lui ho fatto qualcosa in televisione. Niente di più.

Ha lavorato anche con Jean Paul Belmondo. Un suo ricordo?

L’ho conosciuto nel film di Claude Chabrol “A doppia mandata”. Lavorare con Belmondo era uno spasso, perché era divertentissimo. Faceva degli scherzi incredibili, da paragonarlo quasi a Walter Chiari.

Giuliano Gemma?

Pur essendo molto acrobatico, nel film “I Titani” (1962) diretto da Duccio Tessari, si divertiva anche lui sul set, facendo delle scene difficili. Era molto bello. Io ho sempre avuto un comportamento un po’ distaccato, perché c’era questo filo diretto con Franco, quindi non riuscivo a familiarizzare più di tanto con gli attori. Per me erano tutti amici, tutti allo stesso livello, come lo erano gli operai, le maestranze,le ragazze del trucco, le parrucchiere, i costumisti, ecc …

Lei è nata a Beirut. Pensavo fosse romana.

Sono nata a  Beirut. Io stranamente sono sempre stata innamorata di Roma e sapevo ben poco di Roma, perché ero appunto a Beirut. Poi siamo venuti in Italia per via della guerra e spostamenti vari. Però ho sempre affermato che Roma è la mia città, mi piace Roma e mi sposerò un romano. E così è andata.

Quando è venuta a Roma ha conosciuto Franco?

No, non l’ho conosciuto subito Franco. Sono venuta a Roma con la famiglia perché eravamo a Milano. Mi sono mossa abbastanza in quegli anni.  Una volta lasciata  Beirut, ho cambiato spesso casa, era come andare da un albergo all’altro. Mia madre si stabilizzò soltanto a Roma, perché diceva che gli andava bene il clima, che  assomigliava molto a quello di Beirut.

In quale zona di Roma ha abitato?

All’inizio a San Giovanni, dove poi è rimasta mia madre. Poi ho iniziato ad essere indipendente, ho conosciuto Franco e abbiamo preso casa in via Monti Parioli. Dopo decidemmo di venire qui, sulla Cassia, però sopra di noi c’era qualcuno che con i pattini a rotelle ci dava fastidio e allora Franco ha voluto l’attico. E così abbiamo preso l’attico, questa grande casa che però adesso sta diventando un fardello economicamente, perché ora è considerata una casa di lusso, dopo 50 anni che uno ci vive dentro.

Tradirebbe Roma per vivere in un’altra città?

Parigi mi piace, c’ho vissuto tantissimi anni. Ho viaggiato tanto prima e mi muovo anche adesso. Ho molte amicizie in giro e mi sposto volentieri. Però al momento sto bene a Roma, è una città che mi piace. Qui ho vissuto gli anni belli di Roma, come  quelli della Dolce Vita.

Frequentava via Veneto?

Molto poco, però capitava che a ogni fine film si facevano delle cene, dei cocktail. Quindi c’era un interesse e quando le produzioni ci invitavano, ci andavamo.