Arianna Ciampoli (conduttrice Tv e Radio)                 Roma 2.5.2019

                 Intervista di Gianfranco Gramola (foto di Stefania Casellato)

Arianna Ciampoli e Michele La Ginestra presentano:  “Questa è vita”

Il nuovo programma di Tv2000 che racconta gli eroi quotidiani e accende i riflettori su coloro che si donano agli altri e che si impegnano in prima persona per contribuire a migliorare il piccolo mondo che li circonda

Arianna Ciampoli e Michele La Ginestra

Breve curriculum artistico

Arianna Ciampoli è nata a Pescara il 6 maggio 1971. Debutta a 15 anni in una radio privata di Pescara dove vi resta per sei anni. Nel 1992 tenta la fortuna a Roma ed inizia con Tv Donna, su Telemontecarlo, fino alla partecipazione a Tappeto Volante con Luciano Rispoli. Nel 1994 passa alla Rai ed ottiene il successo con la conduzione di La Banda dello Zecchino. Nel 1998 si dedica A sua immagine per tornare, poi, ad occuparsi di programmi per i più giovani con Solletico e Solletico Story nel 2000. Dal 2002 al 2007 è uno dei punti fissi de La vita in diretta, prima come inviata e poi come conduttrice in studio. Dal 2006 al 2010 presenta Cominciamo bene estate con Michele Mirabella a cui segue la conduzione di altri programmi fino al 2015 con Mezzogiorno Italiano, all’interno di Unomattina estate. Nel 2016 è a capo di Estate in diretta, mentre nel 2017 di Quelle brave ragazze, su Rai1, con Valeria Gracia, Veronica Maya e Mariolina Simone. Dal 2018 è la protagonista di Ci vediamo da Arianna, su Tv2000, in onda ogni sabato e domenica con ospiti, musica dal vivo e collegamenti da varie città italiane. Dal 24 aprile 2019 conduce al fianco di Michele La Ginestra la trasmissione Questa è Vita! su Tv2000.

Intervista

Sei su TV2000 con “Questa è vita”. Raccontami qualcosa di questo programma, di com’è nato. Facciamo un po’ di promozione.

L’idea è di Alessandro Sortino e io sono una delle autrici, insieme a Alessandra Ferrari e Chiara Guerra. L’idea in realtà è una sfida, cioè è quella di raccontare il bene, i buoni dentro uno show. Quindi una narrazione di storie che fanno bene, di persone che hanno aiutato gli altri e noi vogliamo raccontare tutto questo dentro il varietà “Questa è vita”, in prima serata. Un modo di raccontare delle storie sicuramente molto diverso, gli artisti diventano padrini o madrine di queste storie, perché quello che vorremmo fare è un po’ celebrare, ringraziare, festeggiare le persone che fanno tutto questo. In questo viaggio abbiamo scoperto che sono tante le storie. Noi abbiamo la sensazione che tutto ciò che è negativo, ciò che è buio, cupo, che fa male, sia portato in risalto più del bene che viene fatto e subito dimenticato. Invece ci siamo resi conto che se cominci a cercare, le storie positive sono tantissime, come sono tantissime le persone che scelgono di non rassegnarsi. Non si rassegnano al fatto che alcune cose sono e rimarranno così, che alcune situazioni o circostanze sono immutabili. Quelli che non si rassegnano e scelgono di cambiare, mutando con forza, con coraggio, senza mollare sono tanti, Gianfranco.

Come vengono selezionate le storie che poi racconti?

Abbiamo una redazione veramente in gamba, che si mette con impegno alla ricerca di queste storie che puntano al bene, al positivo e personaggi che diventano esempio portando avanti la possibilità di cambiare le cose, di accogliere, di non chiudersi, di non farsi impaurire dalla diversità o dalle situazioni che sembrano senza possibilità, dall’ingiustizia, dalla illegalità, ecc … Persone che non si sono arrese davanti a tutto questo, ma che hanno fatto la loro parte, non girandosi dall’altra parte. Ognuno di noi che sente o che rimane colpito da qualche storia, poi segnala agli altri. La nostra redazione è al lavoro continuamente, è un lavoro di squadra, molto  affiatato e devo dire che stanno facendo un gran lavoro e le sono profondamente grata.

Ci sono altri argomenti che vorresti trattare nei prossimi appuntamenti?

Nelle 10 puntate tratteremo tanti argomenti e ad ogni puntata raccontiamo tre storie, con tre padrini, quindi si unisce il racconto della storia alle sensazioni e alle reazioni dei nostri padrini. E’ bello ascoltare anche le storie dei padrini, le loro vite, sarà un insieme di persone che fanno festa e dicono grazie per la loro rinascita. I temi che toccheremo  e che ci hanno offerto queste storie sono tanti, ad esempio non chiudersi all’altro che arriva. Abbiamo raccontato la storia di Delia Bonuomo, titolare del bar Hobbit che si trova a Ventimiglia, che sceglie di offrire un bicchiere d’acqua ai bambini che lei sente fuori dal suo locale, istintivamente come penso chiunque farebbe davanti ad un bambino che ha sete. Poi ha fatto entrare anche le mamme dei bambini nel bar e ora è diventato il bar dei migranti.  Gli italiani non entrano più nel locale, ma lei non molla. Un’altra storia è quella di Eugenia Carfora che è la preside di un istituto di Caivano. Caivano è una delle piazze di spaccio più grandi d’Europa. Eugenia Carfora è arrivata in un posto dove non si vedeva la scuola, perché c’erano erbacce e sterpaglie e c’era di tutto. Un’ala dell’edificio era occupata da uno che stava lì con la famiglia. Lei ha passato i suoi primi due anni del suo lavoro a pulire tutto questo e ora è diventata una scuola  esemplare, tutto pulito e non c’è una scritta sui muri. Lei ha contrastato quello che per alcuni potrebbe essere una sorta di  destino segnato. Nasci lì, vivi lì, che puoi fare? Questi ragazzi che ho conosciuto personalmente, possono fare tutto, perché hanno accanto una guida che ha scelto di non rassegnarsi e che è diventata il simbolo della scuola che resiste. Ha imposto degli orari a tutti. Mi raccontava che entravano e uscivano quando volevano, sia i grandi che i piccoli. Lei ogni mattina sta fuori dalla scuola ad  aspettare i ragazzi e se non entrano tra le 7 e ¼ e le 8 e ¼, va a casa loro a prenderli per portarli a lezione. Questa è una persona che cambia il mondo. In un posto dove c’è l’illegalità, dove non ci sono regole, lei non si è mai rassegnata, questi ragazzi ora stanno contraccambiando e questo  è un incontro prezioso. Poi parleremo dell’ambiente. Gigi e Ross hanno presentato il libro di Oreste Ciccariello “La maledizione dell’acciaio”, che racconta la situazione di Bagnoli. Insieme a Gigi e Ross, che sono i padrini della storia, parleremo dell’ambiente, così come faremo con i pescatori di Anzio che sono riusciti a creare un punto di raccolta della plastica che inevitabilmente pescano insieme al pesce, coinvolgendo anche l’amministrazione e quindi non lasciando la plastica in mare. Una storia molto complessa è quella di  Davide, una persona che ha adottato un ragazzo che nessuno voleva e lui è diventato il suo papà. Come ti dicevo, le storie che meriterebbero di essere divulgate come esempio, sono tante. Facciamo dieci puntate ed è una grande emozione, una bella sensazione raccontare questi fatti. Claudia Benassi che è l’inviata del programma, in studio ha una rubrica che si chiama: “Un, due, tre … grazie”. Questo perché erano troppe le persone che volevamo ringraziare, rispetto al tempo che avevamo e in questa rubrica Claudia ringrazia molte persone meritevoli. Mi piacerebbe che questa cosa arrivasse alla gente perché storie così, sono moltissime e usando una frase che mi sta molto a cuore: “Noi siamo di più”.

Ho visto che con Michele La Ginestra, attore romano simpaticissimo, siete molto affiatati. Mi sembra che hai lavorato un’altra volta con lui, giusto?

Venti anni fa ci siamo incontrati in un provino per “Solletico”, che era una trasmissione per ragazzi su Rai 1 e ci siamo trovati subito affini. Dopo abbiamo fatto “Solletico” insieme ed è  rimasto questo legame tra noi, quindi grande affetto e grande stima. Michele, a parte le battute sempre pronte, ama sdrammatizzare, è giocoso, è ironico e gli piace prendermi in giro. E’ molto divertente lavorare con lui. Ti racconto un aneddoto carino. A me non piace il caffè, ma berrei sei litri di ginseng  al giorno e lui, prima di cominciare la puntata, bussa alla porta del mio camerino e mi porta un ginseng doppio.

Quali sono le tue ambizioni?

Forse l’ambizione è riuscire a fare una televisione che aderisca a quel che sono, a quel che sento, perché fare televisione per me è un’espressione vaga, cioè significa tante cose. Però non tutte le trasmissioni mi appartengono. E’ il mio lavoro ed è il lavoro di cui vivo, ma non sempre ti ritrovi dentro una cosa che è la tua, che ti appartiene. La mia ambizione è di riuscire a fare una televisione che mi somigli.  La mia ambizione come donna, poi,  è quella di essere una persona libera. E’ la mia ambizione suprema. Libera da paure, da pregiudizi, da schemi, da idee che ho anche su di me, oltre a quelle che hanno gli altri. Poi anche fare l’autore mi piace molto e mi appartiene anche lo stare dietro le telecamere.

Com’è nata la passione per lo spettacolo, chi te l’ha trasmessa?

Chi lo sa (risata). Artisti in famiglia ne ho, ma nessuno che abbia fatto la televisione né la radio. Considera che oltre ai ricordi, ci sono molti filmini che mi ritraggono. Mio nonno era un fotografo e facevamo un sacco di filmini. Ricordo anche che quando eravamo piccoli, costringevo mio cugino Gianluca a stare seduto davanti a me e io lo intervistavo e al posto del microfono, usavo un cucchiaio. A volte facevo dei pezzetti in cui cantavo le sigle delle trasmissioni e ballavo. A 15 anni, a Pescara, che è la mia città, ho iniziato a lavorare in Rai. Ho iniziato per caso, perché c’era una trasmissione a Pescara che si chiamava “E’ la fine del mondo”, con Marco Papa e Vincenzo Oliviero, che erano un po’ i nostri “Fiorello e Baldini”. Quella trasmissione andava in onda tutti i giorni ed era molto giocosa, c’erano scherzi, giochi, e tanto altro. Mi hanno chiamato perché qualcuno mi aveva segnalato. Per cui tecnicamente mi avevano sentito, inoltre avevo partecipato a dei giochi quando avevo 15 anni. Ad un certo punto Vincenzo Oliviero mi chiamò, perché era diventato direttore artistico di una radio locale e mi propose di fare una trasmissione che si chiamava: “Il Filo di Arianna”. Ho passato tutta l’estate a chiedere di tutto alle persone, sul lungomare pescarese. Da quell’esperienza ne è nata un’altra, però settimanale, perché andavo a scuola al Liceo. Poi ho lavorato in una radio, dove facevo due ore di trasmissione. Ricordo che mettevo anche la musica, facevo la parte tecnica, i radio giornali, facevo un po’ di tutto. Poi mi hanno chiamata a condurre delle serate e dei concorsi musicali. Un giorno la mia amica Valeria ha visto una scritta su Tele  Montecarlo che diceva: “Stiamo cercando una ragazza fra i 18 e i 25 anni, spigliata, buona dizione, ecc … la mia amica mi consigliò di provare. Alla fine ho passato l’estate del 1982 a fare una gran quantità di provini, facendo un avanti indietro Pescara – Roma, Roma – Pescara. Alla fine mi hanno presa e ho fatto “Tv Donna” con Carla Urban appunto su Tele Montecarlo e poi ho fatto la prima edizione de “Il tappeto volante”. E’ partita così la mia avventura nel mondo dello spettacolo e la passione non me l’ha trasmessa nessuno, perché mio nonno era un fotografo e mia madre fa la pittrice.