Demo Morselli (musicista)           Roma 8.4.2019

                      Intervista di Gianfranco Gramola

Cosa penso dei talent musicali televisivi? Penso che quando si fa musica nelle piazze, in televisione e nelle radio, è sempre positivo.

Il suo sito ufficiale è www.demomorselli.com e la sua e.mail  demo@demomorselli.it

Demo Morselli è nato a Reggio Emilia il 12 novembre del 1961. Diplomato al Conservatorio Girolamo Frescobaldi di Ferrara (è trombettista, arrangiatore, compositore e direttore d'orchestra),  è conosciuto principalmente come leader della Demo Big Band Orchestra composta da una ventina di elementi, che ha fatto parte del cast dei programmi di successo quali Buona Domenica e Maurizio Costanzo Show entrambi su Canale 5.

Ha collaborato sia come arrangiatore che come strumentista con interpreti internazionali, quali Ray Charles, Simply Red, e con alcuni artisti italiani, fra cui: Mina, Loredana Bertè, Fabrizio De André,  Antonello Venditti, Marcella Bella, Gigi D'Alessio, Adriano Celentano, Fiorella Mannoia,  Giorgio Conte, Eros Ramazzotti, Anna Oxa, Edoardo Bennato, Gino Paoli, Zucchero, Luciano Ligabue, Renato Zero, Pino Daniele e Jovanotti (a cui insegna a suonare la tromba).

Dall'edizione 1996/1997 (con Fiorello) al 2002 è nel cast televisivo di Buona Domenica su Canale 5, accompagnato dalla Demo Big Band Orchestra. Ha partecipato anche ai film Bodyguards - Guardie del corpo, regia di Neri Parenti nel 2000, mentre suona con la sua band Spank e My Mambo, e Vita Smeralda, 2006, nel ruolo di sé stesso. È nel cast del programma televisivo Tutte le mattine, condotto da Maurizio Costanzo, per due edizioni (2004/2006). Nel 2008 lascia Mediaset per andare a lavorare in Rai, dove partecipa a Quelli che il calcio su Rai 2. Ha partecipato con la sua orchestra pure a Dimmi la verità (con Monica Hill), Chi fermerà la musica, programma musicale di Rai Uno condotto da Pupo, ed alla Partita del cuore 2008.

Nel 2009 e nel 2010 è stato arrangiatore e direttore d'orchestra per la Rai alla 52ª e 53ª edizione del Festival di Castrocaro, condotte da Elisa Isoardi e Fabrizio Frizzi.

Nel maggio 2011 ha diretto l'orchestra nel programma tv I love Italy di Rai 2.

Dal 24 settembre 2012  è nel cast del programma I fatti vostri su Rai 2 come direttore d'orchestra.

Curiosità

- Tra le sue collaborazioni anche quella con Lorenzo Jovanotti, a cui ha insegnato a suonare la tromba!

- Demo Morselli è sposato con Lucia Montella, che è anche la sua manager. Hanno una figlia, Alisia.

Intervista

Sei nato in una famiglia di musicisti (trombettisti il padre, gli zii e i cugini) e quindi per te è stato naturale dedicarti alla musica o preferivi fare altro?

Quando uno, dall’età di 4 anni, cresce in mezzo agli strumenti musicali, penso che sia  inevitabile che prenda la strada del musicista perché è talmente affascinante quel mondo. L’età dell’infanzia poi è piena di suoni, di colori e di emozioni, penso che per qualsiasi bimbo sia normale dedicarsi alla musica. Un  esempio è quello di Michael Schumacher, che correva in Formula uno. Il figlio Mick  ha seguito le sue orme. Naturalmente uno lo deve avere nel sangue, deve avere una certa predisposizione e avere orecchio, talento per fare il musicista. Se non hai queste qualità, puoi essere figlio di un grande della musica, ma è meglio che cambi mestiere.

Come ricordi il debutto?

Debutto da incosciente, Gianfranco. Il mio maestro di Conservatorio, che era una bravissima persona, era molto severo come si confaceva agli insegnanti di una volta. Pensa che io lo reputo un secondo padre, anche se lui molto severamente mi sgridava quando non preparavo bene i saggi. C’è da dire che i saggi che facevamo al Conservatorio alla mia età, erano dei veri e propri spettacoli, perché c’era prima il saggio singolarmente, poi c’era quello con l’orchestra e poi c’era quello con i gruppi di musica da sera. Quindi andavamo molto preparati e l’emozione era quella di fare bella figura nei confronti degli insegnanti che ci preparavano, piuttosto che verso la gente che ci ascoltava. Il pubblico poi era composto da colleghi del mio insegnante, dal preside, dal direttore del Conservatorio e dai ragazzi. Quindi c’era un “parterre du role” ed era molto impegnativo, però per noi la cosa più importante era di fare bella figura con il nostro insegnante. Avevamo un timore reverenziale nei suoi confronti.   E’ chiaro comunque che quando si debutta con un pubblico pagante, il peso si fa sentire, anche perché lì  vengono coinvolte altre emozioni. Uno pensa che quando un musicista va a fare un concerto di fronte alla gente sia preparato a tutto, però c’è il timore che il repertorio o la maniera in cui si pone alla gente sia corretta, che venga gradito. A volte magari un paio di canzoni sbagliate, che il pubblico non apprezza,  fanno si che, a metà del primo tempo, la gente vada via perché non le piace la musica che hai proposto, quindi c’è sempre quella sorta di timore verso chi ti ascolta, che è quello che decreta il tuo successo.

Demo Morselli, questa estate in tournée in giro per l’Italia con la sua Big band e con il cantante Marcello Cirillo, con il quale ormai fa coppia fissa.

Tu hai iniziato con la musica classica e poi sei passato a quella leggera. Com’è nata questa decisione?

Ho iniziato con la musica classica perché venivo dal Conservatorio, poi ho vinto un concorso per l’Accademia Chigiana di Siena per l’orchestra giovanile italiana e da lì, concorso dopo concorso, ho fatto parte della maggior parte delle orchestre italiane. Poi come nelle favole l’incantesimo svanisce, perché c’è la strega cattiva che ti da la mela avvelenata (risata). Questa mela avvelenata era di farmi ascoltare dei dischi di jazz, dei dischi di musica leggera, dove il mio strumento che all’epoca era la tromba, veniva usata in maniera straordinaria, da grandi solisti. Mi ha affascinata da subito questa “mela avvelenata”, che poi ho intrapreso, rivoltando completamente la mia maniera di suonare, di pensare la musica. Quindi reinventandomi una professione. Per fortuna è andata bene, però devo dire una cosa, cioè che la musica classica e la musica lirica mi sono rimaste nel cuore e a casa, ascolto quasi  esclusivamente solo quelle.

Cosa ne pensi dei talent musicali televisivi?

Penso che quando si fa musica nelle piazze, in televisione e nelle radio, è sempre positivo. Non dimentichiamoci che si vede sempre meno gente che suona, sempre meno orchestre sinfoniche, quindi tutto ciò che gravita intorno alla musica, dal balletto, la poesie, la pittura, per me è sempre positivo. Poi c’è talent e talent e sarà anche un business, sarà un modo per fare audience, però non precluderei il fatto che sia data la possibilità ai ragazzi migliori di poter intraprendere qualcosa per un  largo pubblico che abbia a che fare con la musica, con la danza e altre arti

Tu hai collaborato con molti artisti. Chi è stato l’artista più pignolo?

L’artista più pignolo? Devo dire che ho sempre avuto carta bianca con gli italiani con cui ho lavorato, perché quando ho cominciato a fare questo mestiere ho aperto una nuova porta, una nuova maniera di fare musica per quanto riguarda i fiati. Io ti ricordo che ho scritto i fiati di “Penso positivo” e “L’ombelico del mondo” di Jovanotti. E da lì è partito un nuovo modo di arrangiare i fiati e ho riportato l’orchestra dal vivo in televisione, grazie al Costanzo Show. Maurizio ha creduto in me, dopo anni che le orchestre non suonavano dal vivo in tv. Quindi devo dire che non ho mai trovato un’artista che ha “rotto” più di tanto, perché si sono sempre fidati di me. Ora è un po’ che questa moda di andare a suonare dal vivo si sta riprendendo, quindi se dovessi essere invitato a suonare con qualche big della musica, prometto che ti telefono Gianfranco (risata).

Da anni ti vediamo nei programmi di Michele Guardì. Com’è nata la vostra collaborazione?

L’ho conosciuto nello spettacolo dei 25 anni del Costanzo Show, al teatro Parioli. Maurizio Costanzo invitò tutti i grandi della televisione, sia Mediaset che Rai. Mi ricordo che durante la serata feci dei brani di Gino Paoli. Michele Guardì è un grande appassionati di Paoli e alla fine della serata venne da me e mi disse: “Complimenti, sei un grande musicista”. Io rimasi molto lusingato di questo complimento e la settimana dopo gli scrissi un biglietto con un pennarello blu, nel quale scrissi: “Sig. Michele Guardì, la ringrazio dei complimenti. Nel caso avesse bisogno di una futura collaborazione per qualsiasi cosa, tenga presente che sono disponibile”. Dopo una decina di anni mi telefonò dicendomi: “Morselli, perché non vieni a lavorare in tv da me? Mi serve un maestro a “I fatti vostri” e ho qui davanti a me il biglietto che mi hai scritto con il tuo telefono, scritto con un pennarello blu”. A distanza di dieci anni non poteva aver barato, perché il pennarello blu me lo ricordavo, perché all’epoca lo usavo molto per scrivere ed evidenziare la musica, mi veniva più facile come grana della  punta di questo pennarello marca Grinta. Il tempo di fare una riunione e tre giorni dopo ero già a “I fatti vostri”, una trasmissione che faccio da allora. Questo mi pare sia il nono anno e penso che sia l’unico programma dove c’è un’orchestra che suona dal vivo, con musicisti bravissimi, che sanno il fatto loro.

Quando non lavori, hai qualche passione, qualche hobby?

Io sono un appassionato velista, ho una barca a vela e quando posso, scappo al mare e scorazzo su e giù per il mare con la mia barchetta.

Hai un sogno artistico?

Si, quello di realizzare un musical che ho scritto. Però non sono ancora riuscito a trovare chi me lo produce. Per i tempi che corrono è abbastanza costoso, però ho deciso che se lo faccio, lo faccio bene, perché secondo me potrebbe essere la mia ultima cartuccia artistica da sparare. Dato che sono sicuro che è una cosa che mi è venuta molto bene, avrei bisogno di uno che capisca al 100 %  quello che ho scritto e che crede in questo progetto al 200 %.  E’ un musical tratto da una storia vera. Ne  hanno fatto anche un film “The Elephant Man”, diretto da David Lynch. E’ la storia di questo signore che aveva la sindrome di Proteo, una malattia che lo rendeva deforme, che però con la sua gentilezza ha affascinato il mondo intero, tant’è vero che sono stati scritti dei libri e c’è un museo dedicato a lui e il film ha vinto un sacco di premi. Questa storia mi ha affascinato particolarmente e ho scritto le musiche su un trattato del regista Tato Russo. E’ un sogno che è rimasto nel mio cassetto. Magari se lo scrivi, qualcuno mi frega l’idea (risata).

Quest’estate farai musica dal vivo o andrai al mare a riposare sulla tua barca?

Musica dal vivo con la mia orchestra e andrò su e giù per l’Italia. Portiamo in giro un spettacolo musicale che si chiama “Hit Parade Tour”, insieme al mio amico cantante Marcello Cirillo. Percorreremo un po’ tutta la storia della musica italiana, da “Volare” in poi.

Parliamo di Roma, Demo. Quando ti sei stabilito a Roma e in quale  occasione?

Sono venuto a Roma in occasione della rinnovata edizione di “Buona domenica” 1994/95, dove i presentatori erano Claudio Lippi, Fiorello, Maurizio Costanzo e Paola Barale. Vollero me come direttore d’orchestra, perché io avevo partecipato con la mia orchestra al matrimonio di Cristina Parodi con Giorgio Gori, a Milano. Come invitati c’era tutto il gotha di Mediaset, da Confalonieri a Costanzo, ecc … Alla fine della cerimonia, Costanzo mi ha detto che se avesse fatto qualcosa di importante in tv, mi avrebbe chiamato. E anche lì fu una botta di fortuna, perché mi  chiamò a far parte di quella edizione di “Buona domenica”, che durò quasi 20 anni. Ricordo con piacere che Roma entrò subito nel mio cuore, perché  l’ho trovata di una bellezza rara, una bellezza che commuove ogni volta che apri le finestre e guardi il panorama. Da casa mia, apro le finestre e vedo i pini dell’Appia Antica, che sono stati descritti in  maniera incommensurabile da Ottorino Respighi in “Fontane di Roma – Pini di Roma – Feste romane”. Quindi per me Roma rimane la città più bella del mondo e lo dico io che non sono romano, bensì emiliano. Come dicevo prima, in 30 minuti di moto, arrivo al mare e questo è il posto ideale per chi come me, ha la passione per la barca.  Poi il clima a Roma è eccezionale. Non fa né troppo caldo, né troppo freddo. Il cappotto e i guanti li ho dimenticati a Reggio Emilia, a 16 anni, cioè quando sono partito per venire a Roma e non voglio più usarli.

In quali zone hai abitato a Roma?

Appena venuto a Roma andai a vivere in un residence sull’Aurelia, e l’anno dopo mi sono preso una casa in affitto sull’Appia, dove sto adesso. Pensa che di fronte a me c’è Villa dei Quintili, dove ci sono le rovine ben conservate dell’anfiteatro dove combattevano i gladiatori. Questo spettacolo ce l’ho a dieci metri da casa mia, pensa che panorama, Gianfranco. Per caso ho visto un documentario della BBC e mi sono detto: “Ma questa Villa è quella che vedo fuori dalle mie finestre” (risata). E’ incredibile.

La tua Roma in 3 posti diversi?

La prima sono i Fori Imperiali, perché lì quando ci vado, anche se c’è sempre molta confusione, faccio un tuffo nel passato, che mi riporta con la mente ai libri di storia che ho studiato. Io sono appassionato anche di libri di archeologia, perché mio zio mi leggeva sempre dei libri sugli egizi, sui greci, sugli etruschi e sui romani. Sono appassionato di archeologia anche se non mi ricordo una data, però mi appassionano i musei e mi affascinano tutto ciò che sono le vecchie attività e le rovine. Quando sono  ai Fori Imperiali, penso a Giulio Cesare ed ad altri grandi personaggi della storia romana, che hanno calpestato quel terreno dove mi trovo ed è veramente una cosa da brividi. Se guardi i documentari di Alberto Angela, che sono trasmessi in 3 D, capisci come hanno fatto a costruire quelle meraviglie senza le gru e la tecnologia di adesso. Capisci che i romani erano una delle civiltà più grandi del mondo. Un altro posto che mi piace molto sono i castelli romani, dove io vado a mangiare tutti i fine settimana, in un paio di posti. Non riesco a rinunciare alla matriciana, alla cacio pepe, alla  carbonara e alla gricia. Questi piatti sono il mio punto debole e la pasta la mangio solo in quei posti lì e anche perché lì fanno dei piatti tipici di una volta, come la trippa, la pajata e la coda alla vaccinara. A me tutto ciò che fa male, piace (risata). Nonostante tutto sono magro, questo perché corro tutta la settimana, per potermi sfondare nel weekend (risata). Un altro posto che mi piace molto per il suo fascino e che sta vicino a casa mia, è l’Appia Antica, perché lì ci sono il parco degli Acquedotti e il parco dell’Appia Antica, due parchi che mi danno la possibilità di correre o di girare con la mountain bike. Due posti dove puoi abbandonare la macchina, la moto e la tecnologia e dedicarti alla natura. Qui puoi vedere delle volpi, dei cinghiali, tanti uccellini e senti il profumo dell’erba, pur essendo a pochi minuti dal centro di Roma.

Un paio di consigli alla sindaca Virginia Raggi?

Non voglio dare consigli, però so che tutte le amministrazioni  da quando sono a Roma io, hanno avuto tutte gli stessi problemi. Comunque non dimentichiamo che la gente aumenta sempre di più e quindi aumentano i rifiuti, il traffico è sempre più asfissiante, gli alberi crescono e se non potati bene, è facile che crollino, le buche sono sempre più profonde e pericolose per quelli che vanno in motorino. Questi sono problemi che troviamo in tutte le città italiane Inoltre a Roma c’è un grosso incremento del turismo, qui ci sono tanti pendolari che devono percorrere molte strade obbligate, perché quelle storiche sono interdette al traffico. Come dicevo prima,  negli ultimi tempi c’è il problema degli alberi che cadono e spesso facendo dei danni alle macchine e alle persone. Con questo non voglio difendere né criticare nessuno, perché amministrare una città come Roma, è molto ma molto difficile.