Elisabetta Viviani (attrice, cantante e showgirl)       Milano 24.11.2022

                               Intervista di Gianfranco Gramola

“Negli anni ‘70/80 se tu facevi canzoni per i  bambini, ero considerata un personaggio di serie B e i registi non ti filavano. Invece negli anni ‘90/2000, la canzone Heidi è diventata un cult e mi ha permesso di entrare nella rosa privilegiata delle persone che si ricordano per sempre”

Elisabetta Viviani è nata a Milano il 4 ottobre 1953. Ha iniziato a mostrare una vena artistica sin da bambina interpretando alcune parti nei Caroselli in Rai nel 1962. A soli 7 anni ha frequentato la scuola di danza milanese di Luciana Novarob. Successivamente si è iscritta al liceo e subito dopo ad una scuola di recitazione accademica filodrammatica a Milano. Ha iniziato la sua carriera teatrale nel 1974, prendendo parte ad uno spettacolo intitolato “Lo spirito del bosco”. Ha avuto poi un ruolo di protagonista nelle pièce teatrale “Il giorno che sequestrarono il Papa” al fianco di Lia Zoppelli ed Ernesto Calindri. Nel 1974 è arrivato il grande successo con la trasmissione televisiva “No, no, Nanette” di cui è protagonista. Nel corso della sua carriera però Elisabetta ha sfondato anche nel mondo della musica e nello specifico ha interpretato “La banda dei cinque” una sigla di un famoso telefilm poliziesco per ragazzi. Nel 1978 poi è arrivato il grande successo con il brano “Heidi” il cui 45 giri ha venduto un milione e mezzo di copie. La canzone è stata realizzata in studio dalla stessa Viviani con i testi di Franco Migliacci e la musica di Christian Bruhn. Ha interpretato nel 1981 Carolina un personaggio protagonista del film “Asso” di Castellano e Pipolo insieme ad Adriano Celentano. Nel 1982 ha preso parte al Festival di Sanremo con un brano intitolato “C’è”, scritto da Balducci. In televisione ha preso parte a diversi programmi televisivi come “La sai l’ultima” insieme a Pippo Franco ed ancora “E’ domenica” di Giorgio Mastrota. È stata anche alla conduzione di alcuni programmi come quello intitolato “E’ domenica” nel 1993 e nel 1996 invece ha condotto “Telesveglia” su Rete 4. Nel 2003 ha reinterpretato dei brani molto famosi per bambini dello Zecchino d’oro come “Il coccodrillo come fa” e “Le tagliatelle di Nonna Pina”. Nel 2004 realizza “Le favole si possono cambiare” e nel 2008 incide “Panta rei” in cui è contenuta la canzone “I sogni dei bambini” prima accettata e poi eliminata dal Festival di Sanremo. A Natale 2012 viene pubblicato il cofanetto con doppio CD “Magico Natale” con brani classici e inediti sul Natale e canzoni Walt Disney. Nel 2013 incide l'album “Favolando” con 12 canzoni inedite liberamente tratte dalle più note favole di tutti i tempi. Nel 2015 Elisabetta Viviani, in veste di attrice, col cantante e compositore Dario Baldan Bembo e l'attore-scrittore Franco Romeo ha messo in scena un recital sulla vita di Papa Francesco con le musiche dello stesso Baldan Bembo e con il testo di Adriano Bonfanti e Gigi Reggi, dal titolo “Il primo a chiamarsi Francesco”. Nel 2017 pubblica l'album “Le donne della mia età”, che contiene dieci brani inediti composti e prodotti da Claudio Damiani. A fine novembre 2020 esce il CD compilation “Il Mondo di Domani” di Riccardo Lasero & friends, prodotto da Riccardo Lasero, realizzato a scopo benefico con l'intenzione di devolvere l'intero ricavato alla Protezione Civile Italiana come contributo alla lotta contro il Covid-19, contenente la canzone inedita “Ma che tombola”, sigla del gioco-spettacolo “Tombola Musicale” scritta, composta ed arrangiata da Riccardo Lasero ed interpretata da Elisabetta Viviani e Franco Romeo. Da molti anni presenta e conduce la manifestazione musicale “Bimbofestival”, nata nel 1987, che si tiene a Milano in un'unica serata e alla quale partecipano bambini che vanno da un'età compresa dai 5 ai 12 anni. Svolge una intensa attività di serate come cantante-conduttrice. Il 10 novembre 2022 è uscito il suo nuovo disco che ha per titolo “Sembrava un gioco”, prodotto da Claudio Damiani.

Intervista

Com’è nata la passione per il mondo dello spettacolo, Viviana?

Mia madre mi ha iscritta a scuola di danza, avevo 7 anni, e poi lei mi accompagnava a fare i caroselli e da lì è nata  la passione per lo spettacolo. Dopo di che ho cominciato a studiare canto e poi mi sono iscritta all’Accademia dei Filodrammatici di Milano. Ho fatto poi dei provini e sono stata in tv e mi hanno scelta per recitare nel musical “No, no, Nanette” a fianco di Claudio Lippi e da lì è iniziata la mia carriera.

Con quali miti sei cresciuta? Chi erano i tuoi idoli?

Sono cresciuta con i miti dello spettacolo americano, con Andrey Hepburn che faceva “My fair Lady”, con le commedie musicali che mi piacevano tanto, tant’è vero che il mio sogno era di fare la commedia musicale.

Nella tua carriera hai avuto il piacere di lavorare con dei personaggi illustri. Un tuo ricordo di Macario?

Macario era un uomo di una dolcezza infinita, ma sul lavoro si trasformava in una specie di “mostro”, perché giustamente come tutti gli attori di teatro, era molto severo. Io ho anche lavorato con Gianni Agus, Ernesto Calindri, Gianrico Tedeschi e molto altri, tutti attori che hanno fatto la storia del teatro italiano.

Hai lavorato anche con Adriano Celentano.

Si, con Adriano Celentano ed Edwige Fenech nel film “Asso”. Ma io ho iniziato la carriera con il teatro. Tornando a Macario, lui quando lavorava era una specie di fustigatore. A quei tempi se arrivavi in ritardo venivi giudicata come una specie di pecora nera, se non studiavi o imparavi a memoria la parte per il giorno dopo, certo non ti mettevano in prigione, però erano dolori perché erano molto severi.

Hai lavorato anche con il mitico Cino Tortorella, il  presentatore dello Zecchino d’Oro.

Cino Tortorella è stato un compagno molto severo sul lavoro e molto tranquillo nella vita di tutti i giorni. Quando andavamo al ristorante era molto scherzoso, si divertiva con tutti, nonostante fosse un po’ musone di carattere. Pippo Franco è stato uno di quelli in cui ho visto proprio una trasformazione totale. Da come lo vedi in tv che sembra un simpatico pagliaccio, nella vita è molto più serio.

Fra colleghe e colleghi hai notato più complicità e competizione?

Agli inizi ho trovato tanta complicità perché ero molto giovane, ero agli inizi e mi volevano aiutare e consigliare. I grandi dello spettacolo hanno sempre dato una mano ai giovani se vedevano che questi avevano passione e voglia di lavorare e di sacrificarsi. Invece più avanti, con quelli della mia età, ho notato un po’ di competizione.

Che soddisfazioni ti ha dato la canzone “Heidi”?

Heidi è stata un’arma a doppio taglio. Inizialmente è stato un grande successo che però quando è uscito non è stato un grosso vantaggio per me. Io lavoravo in tv, facevo la soubrette, facevo musical, facevo teatro, ecc … Heidi ha mangiato tutto quello che ho fatto prima dell’uscita di questa canzone. Negli anni ‘70/80 se tu facevi canzoni per i  bambini, ero considerata un personaggio di serie B e i registi non ti filavano. Invece negli anni ‘90/2000, Heidi è diventata un cult e mi ha permesso di entrare nella rosa privilegiata delle persone che si ricordano per sempre, perché Heidi la ricordano ancora adesso, nonostante fosse uscita nel 1978 e la ricorderanno sempre, anche quando non ci sarò più.

Radio, tv, teatro, cinema, musica. In quali di questi ambienti pensi di dare il meglio?

Io mi sento molto a mio agio in televisione. Mi piace fare televisione sia come conduttrice che recitare e in tutto quello che ruota intorno alla televisione. Meno i reality, quelli non mi piacciono.

I talent invece?

I talenti, si. Io vengo chiamata spesso a fare la giuria nei talent. Certo che ai miei tempi non avevo a disposizione i talent, ma dovevamo studiare per conto nostro. Io ho studiato tutto quello che c’era da studiare per conto mio, grazie sempre a mia madre che mi ha permesso di studiare fin da quando ero piccola. Però i talent di oggi mi sembra che siano più propensi a fare spettacolo dal punto di vista privato. Poi ci sono dei personaggi talentuosi che diventano cantanti e che vanno a Sanremo.

Quali sono le tue ambizioni, i tuoi progetti?

Ora, come hai visto all’Antoniano di Bologna, ho presentato il mio nuovo disco che ha per titolo “Sembrava un gioco”, prodotto da Claudio Damiani e poi adesso la mia ambizione è di portare avanti i miei prodotti e le cose che sto facendo secondo il mio gusto, secondo quello che piace a me. Poi se piacerà anche al pubblico, ancora meglio, no? Sto facendo poi molte serate ed ospitate e noi che facciamo questo mestiere, aspettiamo sempre la grande occasione, anche quando abbiamo 80 anni (risata).

     

Ho letto che ami molto la pittura e che hai fatto delle mostre. Com’è nata la passione?

Di questo devo ringraziare un editore che purtroppo non c’è più che si chiamava Otmaro Maestrini, che mi ha spinto a fare delle mostre. La passione per la pittura l’ho  avuta fin da bambina. Mi sono iscritta ad una scuola nel ’94, in un periodo doloroso della mia vita e volevo fare una cosa che mi piacesse e per superare il brutto periodo sono andata a questa scuola di pittura per dieci anni. Poi grazie a questo editore ho fatto delle mostre a Milano e anche nell’hinterland milanese.

Che stile usi?

All’inizio ho usato uno stile dedicato a Milano, uno stile un po’ surreale e adesso continuo con questa mia passione dove mi sono buttata un pochino sull’astratto. Però rimane un hobby.

Tornando alla tua carriera, hai dei rimpianti o un sassolino che vuoi levarti?

Un sassolino? Mi piacerebbe sapere perché Pippo Baudo non mi ha mai invitata nelle sue trasmissioni televisive su Rai 1. Eravamo molto amici sin dagli inizi e ricordo che tenevo in braccio la sua bambina. Io ho conosciuto Pippo Baudo quando eravamo tutti e due agli inizi della carriera e lui era un aspirante conduttore, poi improvvisamente quando lui è diventato il grande Pippo Baudo non mi ha  mai invitato nelle sue trasmissioni e mi farebbe molto piacere sapere il perché.

A chi vorresti dire grazie?

Innanzitutto a mia madre che mi ha aiutata fin da bambina a seguire quello che mi sarebbe piaciuto fare e poi a Vito Molinari, il regista con cui ho iniziato in televisione, che mi ha scoperta quando avevo 18 anni per farmi fare “No, no, Nanette” e poi mi ha portata per anni nelle sue trasmissioni.