Emy
Bergamo (attrice, cantante e showgirl)
Roma
21.11.2018
Intervista di Gianfranco Gramola
Emy Bergamo e Gianluca Guidi al teatro
Brancaccio con "Aggiungi un posto a tavola" (dal
22 novembre al 6 gennaio 2019)
"Il mio artista di riferimento? Oreste
Lionello e il mio sogno artistico è fare uno
spettacolo tutto mio, dove canto, ballo, recito, faccio le imitazioni, faccio la
parte drammatica e quella comica"

Emy Bergamo è nata a Roma il 5
agosto
del 1985.
Nel 2006
è protagonista della commedia musicale Roma. Nel 2008 Pier
Francesco Pingitore la sceglie come primadonna del suo show Vieni
avanti cretino, andato in onda su Rete 4. Successivamente, partecipa
al musical Poveri
ma belli, regia di Massimo Ranieri, accanto a Bianca Guaccero. Nel 2008
partecipa alle miniserie tv Vita da paparazzo,
regia di Pier Francesco Pingitore, e Un ciclone in famiglia
4, regia di Carlo Vanzina. Dopo
esser stata protagonista del cortometraggio Taglia corto (2005), regia di Pier
Francesco Campanella, nel
2008 debutta sul grande schermo con il lungometraggio L'allenatore nel pallone 2, regia di Sergio Martino. Nel
2010 è stata Rosetta nello storico musical di Garinei
e Giovannini: Rugantino accanto ad Enrico
Brignano.
Nella stagione 2017 e 2018 è a teatro con il celebre Aggiungi un posto a
tavola, nel ruolo di Consolazione accanto a Gianluca
Guidi.
Intervista
Per
il secondo anno sei a teatro nella commedia musicale “Aggiungi
un posto a tavola”, insieme a Gianluca Guidi, nel ruolo di Consolazione.
Si, ho debuttato lo scorso anno con questo
spettacolo e ho recitato mesi e mesi in questo ruolo, quindi quest’anno è un
secondo debutto. Per me è molto bello riproporlo
anche quest’anno, dopo il successo avuto l’anno scorso.
Quindi eri già preparata per questo
ruolo.
Sicuramente quando un attore conclude un
progetto e poi passano 8 mesi, riprenderlo poi non è proprio semplice, però
abbiamo fatto qualche giorno di prova. Ora roderemo ancora e poi prima del
debutto ufficiale saremo strapronti. Certamente me lo godrò ancora di più
rispetto allo scorso anno.
Com’è nata la passione per la
recitazione? Hai qualche artista in famiglia?
Non ho artisti in famiglia. Io stavo
studiando Scienze delle Investigazioni all’Aquila e volevo diventare
poliziotta e per vivere facevo lezioni di piano e piano bar. Una sera ho preso
il posto di una mia amica, che faceva piano bar in un locale
di via Veneto. Mi vide Oreste Lionello che mi presentò a Pierfrancesco
Pingitore e lui mi fece interpretare Gabriella Ferri. Iniziò così il mio
debutto nel mondo dello spettacolo. Un mondo che poi ogni anni mi ha portata a
qualcosa di entusiasmante, di nuovo.
I tuoi artisti di riferimento?
Avendo avuto come insegnante e amico Oreste
Lionello, non credo di aver avuto altri artisti come ho amato lui. Per me il mio
artista di riferimento è lui. Poi devo dire che ho avuto la fortuna di lavorare
con dei grandissimi nel corso della mia carriera, parlo di Enrico Brignano,
Massimo Ranieri, Giorgio Albertazzi e tanti altri. Anche loro sono miei artisti
di riferimento, dopo Lionello.

I tuoi genitori come hanno preso la tua
scelta di fare l’attrice?
Inizialmente non bene. Mi hanno detto: “Ma
come, abbiamo investito tutto nei tuoi studi, volevi fare una cosa e poi
all’improvviso vuoi lavorare nel mondo dello spettacolo?”. Però quando
hanno visto la gioia che avevo negli occhi quando parlavo di questo lavoro,
allora, come tutti i genitori che
vedono il vero amore negli occhi di un figlio, hanno detto: “Alziamo le mai,
ti sosteniamo il più possibile, vai avanti così purché tu sia felice della
tua scelta”. Per me il mio lavoro è questo. Ieri ho fatto le prove con
l’orchestra e mi sono emozionata moltissimo, perché io non mi sento viva se
non quando lavoro.
Quali sono le tue ambizioni?
Le mie ambizioni sono quelle di migliorarmi,
nel senso che non vorrei mai fermarmi. Credo sempre che ci sia tanto da
imparare, tanto da scoprire. La mia ambizione più
grande è emozionare, cioè che qualcuno possa ascoltare, nel percorso
della mia vita, quello che io ho da dire e questo lo posso fare solo sul palco
ovviamente, attraverso i miei personaggi.
Fra colleghe hai trovato più rivalità
o complicità?
Bella domanda. Sicuramente c’è tanta
rivalità in questo mondo. Però
devo dire che nel corso della mia vita ho incontrato anche colleghe
straordinarie. Per esempio ho girato
il film comico di Natale “Din Don” con Giorgia Wurth e lei
è stata una delle colleghe più carine e deliziose con cui ho lavorato. Diciamo
che non si può fare un discorso
unico, perché diventerebbe un luogo comune. Però c’è tanta rivalità, come
c’è tanta umanità e quando la trovi, è importante non lasciarsela sfuggire.
Nel
tuo curriculum c’è teatro cinema e tv. In quali di questi ambienti pensi di
dare il meglio di te?
Non
so dove do il meglio di me, Gianfranco. Sicuramente il musical è quello che ho
fatto di più, come performer, è roba mia. E’ un qualcosa che sento mio, che
ho nella pelle. Per il resto sono
amori allo stesso modo sia il cinema che la televisione. Anzi, spero di dare
sia al cinema che alla televisione, quanto ho dato al teatro. Spero che
accada di riuscire anche in quegli ambiti e di donare tutto ciò che sono
riuscita a fare fino adesso nel teatro.
Prima
di entrare in scena hai un rito scaramantico?
In
realtà, no. Però comincio ad avere dei tic. Comincia a venirmi una sorta di
tosse imbarazzante e i miei colleghi
mi prendono in giro. E poi delle ansie e delle paturnie.
Hai
dei rimpianti?
Forse
quello di non essere stata a volte
morbida quando avrei dovuto e a volte avrei dovuto essere più dura. E’ ovvio
che sono rimpianti che hanno avuto tutti nella vita, in quanto gli sbagli si
fanno e non si può tornare indietro, ma ogni sbaglio ti aiuta a crescere. Col
senno del poi è facile rimediare, ma mi sta bene così.

Hai
un sogno artistico?
Si,
fare un mio spettacolo, uno “woman show”, dove canto, ballo, recito, faccio
le imitazioni, faccio la parte drammatica e quella comica. Magari con un
quartetto che fa musica insieme a me, un po’ di ballerine e un teatro colmo.
Quando
non lavoro curi degli hobby, delle passioni?
Quando
non lavoro, si lavora, nel senso che il nostro lavoro è fatto anche di
pubbliche relazioni. Devo dire che io non mi fermo mai. Appena smetto di
lavorare, comincio a dedicarmi al pianoforte, alla chitarra, alle lezioni di
canto, alle lezioni di logopedia, poi vado a danza. Comunque bisogna sempre
stare in forma e sul pezzo, perché non si sa mai, magari da un momento
all’altro ti può chiamare qualcuno e tu devi essere pronto, devi essere
agile, devi essere abile. E’ un lavoro continuo anche se non sembra, ma per me
è così.
Parliamo
un po’ della tua città, Emy. Com’è il tuo rapporto con Roma?
Roma
è Roma mia. Infatti il ruolo che ho amato di più nella mia vita è Rosetta,
quella dello spettacolo Rugantino. Lei rappresenta tutta la mia romanità. Roma
è una città che amo profondamente, nonostante l’abbiano devastata. Quella di
oggi sicuramente non è la mia Roma, ma non riuscirei a stare lontana da lei per
molto tempo.
La
tua Roma in tre posti diversi?
Il
Gianicolo e il Pincio, perché ci vado spesso ed è dove mi godo un panorama
unico. Un altro posto è Testaccio, che fa parte proprio della mia romanità.
Hai
abitato in altre zone di Roma?
Io
sono nata a Monteverde, quindi sono monte verdina e da 8 anni mi sono trasferita
tra Trastevere e Testaccio. Quindi
non ho fatto tanti cambiamenti.
Cosa
ti manca di Roma quando sei via per lavoro?
Mi
manca il mio vento e anche il mio caos in realtà. Mi manca vedere il Colosseo,
mi manca il vedere tutte le mie strade, l’atmosfera di questa città e tante
altre cose. Diciamo che mi manca tutta Roma. Niente è equiparabile a Roma.
La
cucina romana l’apprezzi?
La
cucina romana è l’unica cosa che mangio, nel senso che non sono una che
mangia sofisticato. Però se mi vuoi far contenta, basta portarmi in una
trattoria a mangiare una gricia, una matriciana, una carbonara o una cacio e
pepe.
Un
paio di consigli alla sindaca Raggi?
Io
non ce l’ho con Virginia Raggi. Io credo che qualsiasi sindaco arrivasse, ci
avrebbe rimesso. Non penso che la Raggi abbia la bacchetta magica e quindi non
mi sento di condannarla a tal punto. Dico solo “Raggi aiutaci, migliora più
che puoi questa città e rendila migliore più che puoi”.