Enrico Montesano (attore comico)      Roma 2003  

                  Intervista di Gianfranco Gramola 

Un geometra mancato         

Il suo sito ufficiale è www.enricomontesano.com e per contattare l'artista mail.enrico@libero.it    

Enrico Montesano, romano de’ Roma, classe ’45. Chi non lo conosce è un bugiardo. Ci ha tenuto alto il morale per tanti anni con le sue commedie, i film e gli spettacoli televisivi. Enrico ha incominciato facendo le imitazioni di Aldo Fabrizi, Totò , Fred Buongusto, ecc.. con il nome d’arte (che durò poco) di :” Henry Monsano “ . Poi, piano piano, dopo una lunga gavetta è diventato il Montesano che tutti conosciamo ed apprezziamo. Gli inizi al Puff, il locale trasteverino di Lando Fiorini, poi il Bagaglino dove inventa il personaggio Felice Allegria e poi, a parte un paio di flop, è tutto un successone, da Che domenica, amici, a Senza rete, Un disco per l'estate, Canzonissima, Teatro 10, Dove sta Zazà, ecc... Negli ultimi anni si è dedicato anima e corpo al teatro (suo grande amore) e alla politica ( sua grande delusione ). Vive con  la secondo moglie, Teresa Trisorio, da cui ha avuto Michele Enrico e Marco Valerio. Il figlio Mattia l'ha avuto da Marina Spadafora e Lavinia, Oliver e Tommaso, dalle nozze con Tamara Moltrasio. 

Ha detto:

- Oggi per fare carriera in Tv bisogna baciare Del Noce.

- Mi considero un DS: Deluso dalla Sinistra. Mi sono iscritto alla società di quelli che non la bevono.

- Pare che adesso prenderanno le impronte digitali agli immigrati. Si potrebbe proporre di prendere le impronte digitali agli imbecilli. Anche quelli, in Italia, sono tanti.

- Fassino ha deciso di cambiare look : sceglierà il pallore magro o il pallore gonfiato?

- Oggi sento l'esigenza di ispirarmi a qualcuno. Per Woody Allen era Dio, a me me vanno bene Dario Fo e Gassman.

- Cosa deve mangiare un attore per diventare fantastico? Un grosso sandwich con dentro un po' d'amore e un po' di fantasia. Poi ci vuole intelligenza e un pizzico di volpe, cioè di furbizia. 

- Mi hanno scippato il soggetto del film "Paparazzi", uscito nel 1998. Ma il mio soggetto era depositato in Siae dal 1994.

Curiosità

- Nella stagione 78-79 con "Rugantino", la commedia musicale di Garinei e Giovannini e nella seguente con "Bravo" il 'musical' di cui è co-autore, registra un'impressionante serie di 'tutto esaurito' (bissata l'anno successivo da ripetuti record d'incassi) fruttandogli la 'Maschera' dell'Istituto del Dramma Italiano (1980-1981).

- Con "Quantunque io", nel 1977, coautore dei testi con Ferruccio Fantone, inaugura con successo una nuova formula di varietà televisivo che rinuncia ai classici apporti della grande orchestra e dei grandi balletti per puntare su gag fulminanti, caricature, brevi sketch, personaggi, satira politica e di costume. Con questo spettacolo la nuova rete Rai 2 ottiene il premio TV Montreux.

- Il 1985 è una data importante per Montesano: è di nuovo vincitore dei Premi: David di Donatello e del Nastro d'Argento per "A me mi piace”, che lo gratifica nell'inedita veste di regista esordiente.

- L'edizione 1988-89 di "Fantastico", che Enrico Montesano ha presentata insieme ad Anna Oxa, ha battuto ogni record di audience  e di vendita di biglietti della lotteria Italia, record tutt’ora imbattuto.

- Nella stagione 1999 - 2000 ottiene il record di incassi con lo spettacolo "E menomale che c'è  Maria!".

- Ha vissuto anche un'esperienza politica: nel 1994 si candidò alle elezioni europee con il Partito Democratico della Sinistra,  riuscendo ad approdare al Parlamento europeo.

Intervista

Cosa stai facendo adesso Enrico?

Niente ! Sto scrivendo e sto studiando. E’ appena uscito il mio libro:” Siamo nati per soffrire: E ci siamo riusciti “ per la Feltrinelli ,con un sottotitolo:” Diario - delirio scritto sotto amnesia “. E’ una autobiografia, con battute, monologhi e ricordi. Inoltre ho aperto un sito su Internet che si chiama www.enricomontesano.com dove oltre a qualche curiosità c’è anche la mia e-mail , per chi volesse scrivermi .

Senti Enrico, parliamo un po’ di Roma. Dove hai passato l’infanzia?


Ho passato l’infanzia in due zone di Roma, alla Garbatella, che allora si diceva zona EUR, perché era più fine dire così, e poi al rione Monti, dov’è la casa di mia nonna. E’ chiaro che sono uno di quelli che ha avuto la fortuna di vedere il ricordo di una Roma come poteva essere fra le due guerre, perché Roma negli anni ’50 era ancora una città a dimensione d’uomo, non a dimensione di automobile.

Che rapporto hai con il Tevere?

Con il Tevere purtroppo non ho un buon rapporto… ormai "er bionno Tevere" è stato ingabbiato. O meglio, con il Tevere ho un rapporto romantico, perché quando vado fuori Roma e vedo dei tratti di Tevere con le sue rive, la sua vegetazione fluviale e naturale, provo un senso di emozione. Vorrei che il Tevere tornasse ad avere il suo vecchio porto di Ripa, Ripetta e che fosse più navigabile.

Quali sono i pregi e i difetti dei romani?

Beh ! i pregi è di avere resistito a tutto e a tutti. E’ un enclave ridotta ai minimi termini.
Il difetto di non aver difeso abbastanza la cultura romana.

Cosa di dà più fastidio di Roma?

Il caos, soprattutto, legato ai troppi uffici, alle troppe incombenze di una città che è sede del Governo, della Regione, della Provincia… doppie legature delle legazioni presso lo Stato Italiano e presso il Vaticano… e poi mi dà fastidio tutto ‘sto traffico. Troppi oneri per una città che dovrebbe essere più rispettata.

Come vivi la Roma by night?

Ormai non la vivo più. La vivevo negli anni ’60, ed era per me molto affascinante, non avendo conosciuto quella degli anno ’50. Ho vissuto, e devo dire che ho dei bei ricordi, quella degli anni ’60-’70. Questa non la vivo perché avendo dei bambini molto piccoli non esco la notte. Non sono un gran frequentatore di discoteche e locali notturni.



In quale Roma del passato ti sarebbe piaciuto vivere?

Mi sarebbe piaciuta la Roma del conte Tacchia, era il 1910. Hanno fatto anche un film (82), dove io interpretavo proprio il conte Tacchia. Ma la Roma che preferisco in assoluto è quella Antica…… il I° secolo d.C. era volgare. Ma amo moltissimo anche la Roma del Belli, il grande poeta che ci lasciò in eredità il famoso “commedione”, quei 2000 e passa sonetti in romanesco. Bella anche la Roma di Rugantino.

Cosa provi nel tornare a Roma dopo una lunga assenza?

Torno a casa con piacere ma anche con dolore, perché avverto ancora di più le violenze che subisce la città: la confusione, lo smog, il traffico, ecc… E’ una città di pazzi. E’ veramente da pazzi vivere in questa maniera.

Per un uomo di spettacolo, cos'é Roma?

Per me Roma è tutto. Io ci sono nato in questa città, c’ho vissuto, c’ho lavorato…  Per un uomo di spettacolo Roma è la capitale dello spettacolo, senza nulla togliere alle altre città italiane che sono meravigliose.

La tua più gran soddisfazione nel campo artistico?

In teatro. Nel periodo in cui facevo teatro e facevo anche cinema è stato un pezzo della mia vita artistica meraviglioso. Facevo uno spettacolo che si chiamava: "Bravo", è stato negli anni ’80. Ho preso il David di Donatello…

A proposito di teatro, tu hai interpretato lo spettacolo:” Malgrado tutto… beati voi “. E’ un chiaro messaggio verso la nuova generazione. Ma quali sono i motivi per cui i nostri figli devono sentirsi beati?

Tengo a precisare che abbiamo fatto più di 60 repliche di questo spettacolo scritto da me e dal duo Terzoli – Vaime e siamo stati estremamente soddisfatti. Vabbé, non sta a me dirlo ma è arrivato il Giornale dello Spettacolo e i risultati mi hanno fatto piacere. Gli spettatori sono stati tantissimi e abbiamo fatto un incasso quasi cinematografico. I motivi per cui la nuova generazione può sentirsi beata ? Ma guarda, noi abbiamo messo un “ Malgrado tutto…” davanti al “beati voi”. Abbiamo voluto essere ottimisti, ci siamo sforzati di essere ottimisti, perché non ce ne sono tanti di motivi. Però lasciarsi andare al pessimismo mi sembrava un pessimo messaggio per le nuove generazioni. Se mio padre mi dicesse:” Mamma mia, che mondo ci si sta preparando davanti”, ed io ho 13 anni, pensa che bell’incoraggiamento. Noi come genitori abbiamo il dovere di dire che ce la dobbiamo fare a risolvere questi problemi. Se non ce la facciamo noi ce la farete voi sicuramente… Io credo che le nuove generazioni abbiano una sensibilità su certi temi molto più accentuata della nostra.



Tu Enrico hai “ inventato “ diversi personaggi, diverse caricature nella tua carriera, dalla snob inglese a Felice Allegria ( quello de ‘n’apocalisse ), da Dudù e Cocò al pensionato sor Torquato, quello che diceva.” Dicono che de AIDS se more... perché de INPS se vive ?”.  Ma come nascono i tuoi personaggi?

Si! È vero , ho creato molti personaggi che poi sono stati scopiazzati da altri comici (risata). Mi fa molto piacere , sia chiaro, essere imitato. I miei personaggi nascono dall’istinto, sono una spinta istintiva che però è frutto di una osservazione. Penso che, a pari livello, per carità, facendo le debite proporzioni, tutte le persone che inventano lo fanno sotto una spinta istintiva o della fantasia, ma elaborano , inconsciamente o più o meno inconsciamente, qualcosa che hanno incamerato, che hanno osservato…fatti ed esperienze vissute e dentro di noi la nostra mente diventa un grande cervello elettronico.. le cellule, le correnti elettriche del cervello poi elaborano, trasformano.

Ma tu hai alle spalle una famiglia di artisti, vero?

Io ho preso tanto dalla mia famiglia, che ho saputo dopo essere piena di artisti. Ho saputo, ad esempio, che un fratello del mio bisnonno faceva l’attore comico nelle operette, mentre il mio bisnonno faceva il direttore d’orchestra e mio nonno pure. Ce l’avevo nel Dna l’arte e non lo sapevo.

E tuo padre?

Gli hanno fatto fare 5 anni di militare e poi la guerra. Ha avuto un altro problemino, gli mancava il tempo di fare l’artista (risata). A parte gli scherzi c’erano i Montesano che avevano una compagnia di operette, Michele ed Achille Montesano. Ora che ricordo pure mia nonna Castagnetta sposò un Barbetti e anche loro avevano una compagnia di operette. Una famiglia di artisti insomma.

Agli inizi della tua carriera hai avuto dei maestri?

Si! Dei grandi maestri… anonimi, oscuri che sono i migliori, diciamo non fortunati, non di successo. Ricordo un direttore di Night Club, ora mi sfugge il nome, era un grandissimo imitatore di Ridolini e faceva molto bene Larry Simons. Mi raccontava delle storielle, come si dovevano raccontare le barzellette, i tempi… Altri vecchi attori di varietà, di spettacolo, non fortunati, mi suggerivano vecchi lazzi, vecchie storielle e aneddoti comici. Io lì mi sono fatto le ossa, lì ho fatto il mio primo cabaret. Il primo cabaret anti litteram era quello che facevo nei Night Club, tra un numero di danza e un numero di spogliarello. E’ un mondo meraviglioso che io ho nei miei ricordi e nel cuore e se un giorno ho la possibilità lo voglio raccontare.

Da ragazzo quali erano i tuoi miti?

I miei miti erano i divi del cinema americano. Il cinema americano c’aveva invaso con le sue figurine che odoravano, che profumavano di gomma americana, perché appunto si trovavano nei pacchetti di gomma americana, quella rosa e che aveva le dimensioni di una figurina. C’era Veronica Lake, Alain Ladd, Gary Cooper, Marlon Brando, Clarke Gable, Frank Sinatra,ecc… Fra i comici che amavo molto c’era Buster Keaton, Jerry Lewis e Totò. Questi erano i miei miti.

Hai cominciato lavorando al Puff di Lando Fiorini. E’ così?

Io ho cominciato in questo piccolo teatrino romano, poi sono passato al Bagaglino e poi al Sistina. Il Puff era un teatro-laboratorio, dove si lavorava insieme al pubblico. E’ stato il passo successivo dai Night Club ai primi teatrini di cabaret romani. Era come una grande bottega artigiana dove sono nati dei grandi attori come Lino Banfi, Toni Ucci, Leo Gullotta,ecc…

Cosa provi nel momento in cui entri in scena?

Provo un grande senso di responsabilità. Ho un rapporto diretto con il pubblico e quindi sento questo impegno morale.

C’è stato un momento della tua carriera in cui ti sei sentito abbandonato dal pubblico?

Mai ! Devo essere sincero. Il pubblico è fatto da tante persone sconosciute, che tu non conosci…ti seguono, ti vogliono bene, ti apprezzano, ti scelgono. Forse qualche volta mi sono sentito abbandonato da qualche addetto ai lavori o da chi ritiene di rappresentare lo spettacolo, “l’intellighenzia”, la cultura, la satira. Ecco, forse mi sono sentito abbandonato da quelli, ma quelli non contano, perché non sono il pubblico. Io penso invece che dalla gente semplice, dalla gente che fa la fila per acquistare il biglietto non mi sono mai sentito abbandonato. Ed è quello il mio impegno quando si apre il sipario, il mio debito morale verso di loro, il mio dovere, il mio piacere. Non ci sono impresari , non c’è intermediario che tenga, non c’è cachet che tenga. C’è un rapporto diretto di grande ed estrema sincerità, almeno per me. Ed è quindi mio dovere non deludere il pubblico che è sacro.

Tu hai fatto anche politica. Che esperienza ne hai tratto?

Ahimè! E’ stato un errore. Petrolini diceva: "A me m’ha rovinato la guera". Io dico: "A me m’ha rovinato l'operazione Mani Pulite". Io sono un invalido di Mani Pulite. Da quest’esperienza ho tratto che la politica è un altro mestiere. Se tu fai l’attore o sei un libero professionista non puoi fare il politico. Devi abbandonare il tuo lavoro e dedicarti totalmente al mondo della politica, perché è un mestiere ed è un mestiere che alcuni fanno bene e alcuni lo fanno per far carriera. Io comunque, anche se negativa, la ritengo un’esperienza utilissima perché mi ha aperto gli occhi e m’ ha fatto capire che un attore non può stare con un piede in due scarpe. L’attore fa l’attore, il politico fa il politico , cioè non può fare uno e l’altro mestiere.

Ti ha danneggiato artisticamente?

Si ! Ma adesso ho recuperato alla grande (risata). Anche perché i miei fan hanno capito che è stata un’esperienza umana, la volevo fare, limitata nel tempo, deludente sotto molti aspetti, ma adesso è finita. Non mi occupo più di politica. C’ho voluto mettere il naso, come si suol dire.

E di quel burrascoso “Fantastico Enrico”?

Quello , in teoria, non l’ ho fatto, perché non me lo hanno nemmeno fatto incominciare. Quello che volevo fare io non me l’ hanno fatto fare. Io avevo in mente una formula per lo spettacolo del sabato sera . Praticamente era un programma tipo anni ’60, il classico varietà, in diretta, con il sipario, i balletti,ecc… Non ha funzionato. Non ha lasciato assolutamente nessuna traccia. Adesso mi sono dato anima e corpo al teatro. E’ il terzo anno che faccio teatro con grandissimo successo, brillantemente, con il tutto esaurito e il pubblico non mi ha abbandonato mai, grazie al cielo.

L'ultimo libro di Enrico Montesano

Vediamo di scoprire com’è Enrico Montesano attraverso i peccati capitali.
Superbia?


Assolutamente no ! Non sono per niente superbo.

Avarizia?

Anche quello “purtroppo” non lo sono.

Lussuria?

La sana lussuria, si !

Ira?

Alle volte si, mi lascio prendere dall’ira. Comunque alle volte l’ira è necessaria.

Gola?

Una via di mezzo. Mi so controllare.

Invidia?

Sono troppo poco invidioso.

Accidia?

In certi giorni, in certi momenti sono accidioso. Mi viene quella forma di accidia perché ritieni inutile fare quella certa cosa. Allora l’uomo saggio si ritira.

I tuoi figli vengono a vederti a teatro?

Si! Vengono, si divertono e sono molto affascinati dal teatro.

Se uno dei tuoi figli volesse seguire le orme di papà, che consigli gli daresti?

Glielo sconsiglierei, perché ritengo sia il miglior modo per metterli alla prova, anche perché è un mestiere duro e difficile, reso ancora più difficile da tutti gli incapaci che con altri mezzi fanno carriera.

Con quali artisti ti piacerebbe lavorare?

Intanto mi piacerebbe lavorare, poi mi vanno bene tutti. L’importante è lavorare, fare delle belle cose che piacciano al pubblico. Quando le cose sono belle si lavora bene con tutti e in buona armonia.

Hai dei rimpianti?

Forse qualcuno si. Forse sono stato troppo arrendevole e ho detto “si” troppo facilmente. Questo poi mi faceva soffrire e stare male. Sarebbe stato meglio non fare delle cose che ritenevo brutte. Ma devo dire che ho avuto anche dei cattivi consiglieri, il mio precedente, ossia colui che si definiva un agente, era invece un “prendente”, capito ? Sono quelli avvocati-agenti che sono più prendenti (risata). Ero io che portavo il lavoro a loro e poi mi consigliavano male. Mi hanno venduto sotto costo, mi hanno svenduto. Alle volte premevano psicologicamente per farmi fare delle cose, io soffrivo e quindi recalcitravo. Oggi, con la maturità, è meglio dire di no subito e far stare sereni gli altri e star sereno io.

Con il successo sono cambiate le tue amicizie?

Purtroppo devo dire che l’amicizia è una cosa rara e io mi sono spesso sentito abbandonato dagli amici. Non ci credo molto nell’amicizia. Io ritengo di essere più amico di quello scrittore che mi è capitato fra le mani in un libro… Comunque, io, più che amicizie le chiamo conoscenze, perché la gente confonde spesso l’amicizia con la conoscenza. Conoscenze ne ho tante.

Qual è il segreto di così tanta popolarità?

Io non lo so se sono popolare. La popolarità si raggiunge anche in maniera cretina, al giorno d’oggi. Non è importante essere popolari , l’importante è essere benvoluti, perché poi sono popolari anche quelli del “Grande Fratello”. La popolarità oggi non serve a niente e si raggiunge con niente. E’ una popolarità senza valore. No! Non voglio essere popolare, voglio essere amato dal pubblico, benvoluto e stimato.

Nel tuo futuro c’è solo teatro o anche cinema e TV?

Per adesso c’è solo teatro poi se gli “astri” mi sono propizi e le energie si concentrano positivamente su di me farò qualche altra cosa. Sai, Gianfranco, questo non dipende da noi , non è vero che il destino ce lo creiamo da soli. Si! Uno ci mette la buona volontà, però dipende molto anche dagli incontri. Mi auguro di fare dei bei incontri.

Qual è stata la più gran cattiveria che ti hanno detto?

Penso che me ne abbiano dette parecchie ma tutte per invidia, anche perché non sono un frequentatore di salotti. Non sono un leccapiedi e allora sai me ne hanno dette tante. Oramai penso di essere un po' buddista in questo, cioè elimino il dolore, ma a volte non ci riesco e vengo ferito, allora reagisco con la rabbia , questo perché non riesco a mettere in pratica quello che dice Gesù o Budda. Quante cattiverie… odio dare seguito a queste energie negative e alimentarle. Quindi bisogna far finta di niente , tanto prima o poi , cattiverie così meschine, ricadono su chi le pronuncia.

Un tuo sogno nel cassetto?

Mi piacerebbe scrivere un romanzo o qualcosa o di averne il coraggio, la fantasia o tutte e due le cose. Viaggiare e scrivere forse si assomigliano. Scrivere è un modo di viaggiare, ma non so se viaggiare è un modo di scrivere.
Un caro saluto a te Gianfranco . Ciao. Dai un'occhiata la mio sito ufficiale, quando hai tempo.