Gianni Nazzaro (cantante)                Andalo (Tn) 11.9.2019

                    Intervista e foto di Gianfranco Gramola

La musica fino a quando ti rende felice e sereno di farla, è un dono straordinario.

 

Gianfranco Gramola insieme a Gianni Nazzaro 

Gianni Nazzaro (all'anagrafe Giovanni Nazzaro) è nato a napoli il 27 ottobre del 1948. Tra i suoi successi, concentrati soprattutto negli anni settanta: L'amore è una colomba (1970), Bianchi cristalli sereni (1971), Non voglio innamorarmi mai (1972), Quando è bella lei (1972), A modo mio (1974), scritta da Claudio Baglioni ed Antonio Coggio, ed In fondo all'anima. Partecipa al Festival di Sanremo 1983 con il brano Mi sono innamorato di mia moglie, scritto da Daniele Pace, ottenendo un buon esito commerciale.  

Curiosità: 

- Il nonno era il marchese Giuseppe de Rosa di Santacroce.

Intervista

Ho incontrato Gianni Nazzaro ad Andalo. Era in attesa di cantare nel programma "A tambur battente"

Sei nato in una famiglia di cantanti, di artisti o sbaglio?

Mio padre Erminio faceva tutt’altro. Papà era un crooner, questo era il suo titolo artistico. Era un intrattenitore di suoni e di rumori. Imitava suoni, rumori, aerei, cavalli, zampogne irlandesi, ecc … come quelli dei film, solo che al cinema lo fanno con le macchine e i computer, papà lo faceva con la gola. Anna Maria, mia sorella canta molto bene, ma non si è mai esposta più di tanto. Maurizio, mio fratello, scrive e canta, è un cantautore. Lui ha fatto la scuola da un certo Marco Luberti, che per chi non lo sa, è  l’autore di “Margherita” di Riccardo Cocciante. Quindi ti lascio immaginare che cosa non ha assimilato mio fratello da questo musicista. Maurizio ha  partecipato anche al festival di Sanremo del 1990 con lo pseudonimo di Maurizio Della Rosa. Io ne ho fatti sette di Sanremo, ma sono il fratello maggiore (risata). Poi c’è Esmeralda, la sorella più grande, che scrive poesie bellissime veramente. Diciamo che in famiglia siamo un po’ tutti portati verso l’arte.

Chi per primo ha scoperto il tuo talento?

E’ stato un certo Gianni Atterrano, un bravissimo pianista e direttore d’orchestra, molto amico di mio padre. Io all’inizio della mia carriera, mi sono barcamenato con un complessino musicale. Andavo in giro per i night a suonare insieme con dei grandi della musica come Fred Bongusto, Peppino Di Capri e Bruno Martino. Ho fatto la classica gavetta, che poi mi è servita molto. Una sera mentre cantavo, tra il pubblico  c’era anche Gianni Atterrano che poi chiamò mio padre e gli disse: “Tuo figlio c’ha una voce bellissima, facciamogli fare subito un contratto discografico”. E da lì è partita la mia carriera.

Il tuo cantante preferito?

Il mio cantante preferito si chiama Billy Joel, è un inglese e sarebbe quello che ha fatto “Honesty”.

Cos’è per te la musica?

La musica fino a quando ti rende felice e sereno di farla, è un dono straordinario. Quando invece canti controvoglia, per mestiere, allora lì è meglio che ti ritiri. Non mi riferisco a me ovviamente. Uno deve cantare con gioia, perché la musica è un inno alla gioia.

Hai mai pensato ad un piano B nel caso la tua  vita artistica andasse male?

Tre anni fa ho avuto un brutto incidente automobilistico in  Francia. La colpa era di quello che mi ha tamponato. Ora ho una grossa somma da riscuotere da parte della assicurazione. Questa grossa cifra, semmai mi dovesse andare male la carriera come cantante, mi dà la possibilità di vivere serenamente per tutto il resto della mia vita, magari in un’isola dei Caraibi, andando a pescare, che è la mia seconda passione.

La tua più grande soddisfazione artistica?

Ti posso dire il festival di Napoli, quando partecipai cantando una canzone in coppia con il grande Peppino Di Capri, che era “Me chiammo ammore” e vincemmo. A parte la soddisfazione della vittoria, era bellissima l’ubicazione di quel festival, perché negli anni precedenti si faceva in teatro, quindi al Politeama o al Mediterraneo. Quel festival, parlo del 1970, lo fecero sui gradini della piazzetta di Capri. Tu immagina un palcoscenico costruito sui gradini della chiesa, di quella piazzetta famosa di Capri, che è piccolissima, però ricordo che c’era un’atmosfera unica.

Hai dei sassolini che vorresti levarti dalle scarpe?

Sassolini no, piuttosto vorrei che non esistessero gli ipocriti, i falsi, i mediocri e i bugiardi. Mi piacerebbe un mondo senza questa categoria di persone, vorrei un mondo dove l’uomo crede nell’uomo.

A chi vorresti dire grazie?

Sicuramente a mia moglie Nada, con la quale condivido un matrimonio che dura da  50 anni. Mia moglie è stata quella che mi ha fatto da propulsore, lei è stata quella che mi ha fatto fare i più bei contratti discografici, uno a caso, quello con la CBS o CGD. E’ quella che mi ha mandato a fare le più belle trasmissioni televisive e che ha prodotto molto bene un bel tratto della mia carriera e che ancora si occupa di me.

Sta uscendo un tuo nuovo disco, vero?

Si, in primavera dovrebbe uscire un nuovo cd, nel quale avevo in mente due titoli: “Stammi a sentire” e “A tambur battente”. Pensa che coincidenza Gianfranco, sono qui ad Andalo (Trentino) per partecipare alla registrazione di uno spettacolo dal titolo “A tambur battente”, esattamente come il titolo che pensavo per il mio nuovo cd. E cosi mi sono lasciato andare al caso e lo chiamerò “A tambur battente” (risata).

Cosa pensi dei talent musicali?

Penso che i talent non danno la possibilità ai giovani artisti che li frequentano di fare la gavetta. La gavetta è la base di questo mestiere. Loro, poverini, fra virgolette, si trovano catapultati all’improvviso  su un palcoscenico attrezzatissimo, con impianti fonici straordinari, con delle luci meravigliose e tutto questa abbondanza, un attimino ti spaesa in qualche modo, a te che stai iniziando. Devo dire la verità, molti giovani che ho visto lavorare in queste condizioni, hanno dato molto della loro energia e forza e hanno superato l’ostacolo. Però rimane un punto: la gavetta. E’ importantissimo, come in tutti i mestieri.

Un domani, come vorresti essere ricordato.

(risata) Come una brava persona.