Luciano De Crescenzo (scrittore)      Roma 30.3.1998
 
                Intervista e foto di Gianfranco Gramola

Il Prof. Bellavista. Una vita all'ombra del Colosseo

Ho incontrato il filosofo napoletano, nella sua dimora romana in via Tor de Conti, 35. Il suo appartamento sembra un museo, talmente è piena di oggetti più o meno curiosi (vecchie macchine da scrivere, calcolatrici, radio, binocoli, statuette, foto, quadri e quadretti, ecc ... ). All'ingresso, sulla porta, ha fatto mettere una targa dorata con sopra inciso "Prof. Bellavista" (come il personaggio del suo primo libro). Il Prof. ha una bellissima segretaria e questo dimostra ancora una volta il suo buongusto. "Pensa, Gianfranco - dice con orgoglio De Crescenzo - che quest'appartamento ha un valore storico - culturale, perché c’ha abitato lo scrittore inglese Robert Creaves".

Ha detto:

- Per essere felici basta avere il necessario, a patto che nel necessario ci sia anche la libertà.

- La critica mi ignora perché non sono morto e perché mi sono lasciato fotografare con belle ragazze.

- Nel mio studio passo tutta la mia giornata, sono un animale da tana. Esco solo in caso d'incendio.

- Sono un anti-quiz. Un italiano più unico che raro al quale la sola parola quiz suscita un istintivo sentimento di noia.

- Sul mio sito internet ho trovato una dichiarazione d'amore di una donna, accompagnata da domande molto imbarazzanti.

- La mia distrazione è il lavoro. Tanto e senza sosta. Tra lo stress e la noia, preferisco lo stress.

- Sono un commensale da uccidere. Intendo dire che considero il mangiare una perdita di tempo per me imperdonabile.

Curiosità

- Il papà aveva un negozio di guanti in piazza dei Martiri a Napoli.

- Ha scritto circa una trentina di libri.

- Ha fatto la pubblicità all'olio di oliva Bertolli.

- Nello  stesso palazzo di Napoli dov'è nato, è nato anche Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer.

- I suoi più grandi amici sono Renzo Arbore, Marisa Laurito, Bracardi e Isabella Rossellini.

Intervista

L'incontro con l'ex programmatore della IBM, ora scrittore, è stato meraviglioso. A parte l'emozione di trovarmi nel suo studio - abitazione, che ho trovato molto curioso e divertente, ma anche l'approccio con questo personaggio che a primo avviso ti dà un po' di soggezione, ma che invece dopo due chiacchiere ti sembra di essere in compagnia di un vecchio amico. 

Luciano, quand'è che ti sei stabilito a Roma?

Sono arrivato a Roma nel '71. lo ero un mastro ingegnere, nel senso che una volta assunto dalla IBM, lavorai a Napoli, poi fui trasferito a Milano e poi sempre con la stessa azienda, fui trasferito a Roma. Lavorando con la IBM, ho avuto modo di confrontare queste tre belle città, Napoli, Milano e Roma.

Come ricordi l'impatto con la Capitale?

Decisamente bene. Guarda, è un discorso di fondo da fare. Io ho teorizzato nel mio primo libro "Cosi parlò Bellavista" che l'umanità si divide in due gruppi: mondo di libertà e mondo d'amore. Vuol dire che in un piccolo paese non ti senti mai solo. Conosci tutti e tutti conoscono te, però non hai mai una "privacy". C'è nella vita comune, nella convivenza con gli altri cittadini, la perdita della privacy. Nelle grandi città invece la privacy continua, contemporaneamente però subentra la solitudine, ti senti solo, isolato. Questo volevo dire, cioè che a Milano mi sono sentito solo, a Napoli invece no, perché Napoli è come se fosse un piccolo paesino, ogni quartiere vive la sua realtà di paese. Ti sono tutti addosso... se esci con una donna, il giorno .dopo lo sanno tutti. E’ una cosa terribile. Roma invece è la giusta proporzione tra queste due qualità e questi due difetti di queste due città.

Quindi il tuo rapporto con Roma è buono, vero?

Molto buono. Anche perché io abito in quello che considero il più bel quartiere di Roma, anzi rione, cioè Monti. Cos' ha di bello il rione Monti? Che ci si conosce tutti. Io quando la mattina vado a comprare il giornale, se è lunedì mi fermo e parlare di calcio con il barbiere, col tappezziere che mi chiede altre cose, poi ci sta Francesco il carrozziere con cui faccio delle lunghe chiacchierate. Insomma non mi posso sentire solo. Proprio ieri discutevo con il mio amico Renzo Arbore, che abita in una di quelle strade terribili tipo via della Farnesina, via Cortina d'Ampezzo. E' come vivere in un'autostrada. In pratica lui quando scende in strada non trova un bar, un giornalaio, non trova niente. E allora io gli dico di andare a comperare il giornale e a bere il caffè a Roma. Praticamente lui deve prendere la macchina e arrivare fino la corso Francia per prendere il giornale. Questo non significa vivere in una città. E' come se si trovasse al 5° Km. dell'autostrada. Invece la bellezza dei rioni romani è che se tu vivi a Campo de' Fiori, a Trastevere o nel rione Monti stai sempre in mezzo alla gente, gente amica, non ti senti mai solo insomma. Ripeto, il mio rapporto con Roma non è buono, ma buonissimo.



In quale Roma del passato ti sarebbe piaciuto vivere e nelle vesti di quale personaggio?

Nella Roma dell'800 o del '700 francamente no, perché, secondo me, non erano periodi molto belli. Era troppo alta la dominazione ecclesiastica. Se noi pensiamo alla Roma dell'800, cioè a quella immediatamente prima della famosa breccia di Porta Pia, era una Roma abitata da 100.000 abitanti, di cui 60.000 preti e 40.000 civili. Che vita dovevano fare questi poveri civili? Sicuramente era una vita pessima. praticamente era una specie di Stato del Papato, punto e basta. Quella era una Roma che forse mi poteva stimolare. lo invece vorrei essere vissuto nel primo secolo d.C., all'epoca dei romani e volendo scegliermi un personaggio non avrei dubbi, avrei scelto Seneca, l'istruttore di Nerone. Lui in pratica ha conosciuto la bellezza di cinque Imperatori: Augusto, Claudio, Caligola, Tiberio e Nerone. Quindi una bella vita, trascorsa tutta nel primo secolo. Seneca era un filosofo di grandissimo livello che ci ha lasciato delle 1ettere molto belle, dalle quali lettere possiamo dedurre come la pensasse.

Senti, Luciano, nel tornare a Roma dopo un'assenza cosa provi?

Sai Gianfranco, io viaggio talmente malvolentieri che il giorno del ritorno, per me, è il giorno più bello. Proprio perché non voglio muovermi. La mia automobile non ha mai visto un'autostrada, non è mai uscita fuori dal raccordo anulare, questo per farti capire come la penso. Quando da me viene un ospite, gli faccio vedere tutta Roma a piedi. Per esempio, tempo fa è venuta a trovarmi Isabella Rossellini con la figlia, c'è stata solo 7 giorni, ma se fosse stata a Roma due mesi, lo stesso avrei potuto mostrare a Isabella due mesi eccezionali di percorsi da fare. Perché Roma è praticamente infinita, per le cose belle da far vedere. A parte i Fori,. in vicinanza dei quali abito, un giorno l'abbiamo dedicato al Caravaggio e allora l' ho portata al S. Andrea della Valle, al S. Luigi dei Francesi e poi a piazza del Popolo, ... le ho fatto fare il circuito di tutti i Caravaggio di Roma. Un altro giorno l'abbiamo dedicato agli scavi, un altro giorno l' ho portata a vedere le chiese, la chiesa di S. Clemente e poi il Mosè di Michelangelo... insomma non credo che esista a mondo una città con una tale ricchezza da vedere, da ammirare.

Il mio incontro con Luciano De Crescenzo

Stando a Roma ti mancherà sicuramente la cucina tipica napoletana, vero?

Sai, la cucina napoletana, come quella romana e quella bolognese è un po’ pesante. Per ragioni affettive preferisco quella napoletana e quindi la pasta con la pummarola ‘n coppa e altre specialità partenopee, pesce compreso.

Come ti sembra, come lo vedi il romano?

L’immagine del romano è quella del disincantato. Il romano è uno chi si entusiasma fino ad un certo punto. Basta vedere come si comportano in presenza di un personaggio famoso. Mentre a Napoli io non posso fare due passi che trovo subito qualcuno che si avvicina e mi dimostra un entusiasmo esagerato, mi vuole abbracciare, mi stringe, ecc… A Roma i romani si comportano in maniera diversa. I romani sono abituati da sempre a vedere personaggi noti. Se uno si legge quel bellissimo libro che dipinge i romani in maniera eccezionale, che è :” Un marziano a Roma “ scritto dal mitico Ennio Flaiano, capisce subito qual è l’atteggiamento del romano verso un fatto straordinario come in questo caso, di un marziano a Roma.