Mario Castelnuovo (cantante)        Roma 13.11.2020

                       Intervista di Gianfranco Gramola

L’artista festeggia 40 anni di carriera con il primo DVD concerto, accompagnato da un CD singolo con  i brani “GUARDALALUNANINA” e l’inedito “STANOTTE  HO  FATTO  UN  SOGNO”.

Mario Castelnuovo nasce a Roma il 25 gennaio 1955. Si avvicina al mondo della musica quasi per gioco, iniziando a frequentare, durante gli studi universitari alla Facoltà di Lettere, il Folkstudio di Roma. La carriera di Mario Castelnuovo inizia nel 1981 con il singolo di successo “Oceania”. L’anno successivo debutta al Festival di Sanremo con quello che diviene uno sei suoi brani più famosi, l’enigmatica "Sette Fili Di Canapa", che dà anche il titolo al suo primo album prodotto dall’amico Amedeo Minghi. Il 1984 è la volta della sua seconda partecipazione al Festival di Sanremo; qui le atmosfere oniriche e misteriose del primo album lasciano spazio a una poetica perfettamente integrata nel solco della "scuola romana". Il risultato è "Nina", storia di un amore sotto i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1985 è la volta del terzo album “E’ Piazza Del Campo”, che segna un deciso cambio di passo nella carriera di Mario Castelnuovo; è un album inciso tutto in presa diretta senza il supporto ritmico della batteria in cui il protagonista è la vita vissuta come una grande gara molto simile al Palio di Siena. Tra il 1986 e il 1988 insieme a Gaio Chioccio scrive e produce diversi pezzi per una giovane Paola Turci, tra cui i due premi della critica sanremesi "L'Uomo Di Ieri" e "Primo Tango". Nel 1987 è la volta del quarto album “Venere”, che rappresenta una sorta di sintesi tra i primi lavori più intimisti e l’ultimo più acustico. Nel 1991 esce l’ultimo album per la RCA, la raccolta riarrangiata con 3 inediti "Come Sarà Mio Figlio". Il passaggio alla Fonit Cetra viene testimoniato nel 1993 dall’album "Castelnuovo" (1993), forse il suo lavoro più duro, realizzato insieme a Fabio Pianigiani a cui fa seguito nel 1996 "Signorine Adorate". Nel giugno 2000, dopo alcuni concerti nei musei di Siena esce "Buongiorno", pubblicato dalla DFV e prodotto da Lilli Greco. L'11 settembre 2003, dopo una serie di concerti estivi in Toscana viene dato alle stampe un nuovo disco di Fabio Pianigiani che vede la partecipazione di Mario Castelnuovo nella stesura dei testi di 5 brani. Mario interpreta anche l'omonima canzone "Blu Etrusco" ed è presente, in seguito, in alcuni concerti per la presentazione di questo disco. Dello stesso anno è la pubblicazione di un CD a cura della Rai che contiene le musiche della trasmissione in onda su Rai Tre "Alle Falde del Kilimangiaro" con Mario nell'insolita ed inedita veste di compositore di 4 pezzi strumentali: “Danza in  MI7”, “Isabella”, “Note lunghe”, “L'alba e il tramonto”. A fine 2005 esce per Raitrade e distribuito da Edel il suo decimo album, "Com'Erano Venute Buone le Ciliegie nella Primavera del '42". L'album contiene 13 pezzi, tra i quali "Montaperti", già compresa nel precedente lavoro "Buongiorno" e ospita un piccolo intervento canoro di Lina Wertmuller nel brano che dà il titolo all'intero disco. A Giugno 2006 la Casa Editrice Bastogi pubblica la sua biografia "Mario Castelnuovo, Tante Storie e Qualcuna Va a Roma" scritta da Mario Bonanno, che percorre l'intera carriera artistica di Mario e propone un'analisi dettagliata di tutta la sua produzione discografica. Il 9 Gennaio 2009 Mario Castelnuovo pubblica il suo primo romanzo, "Il Badante di Che Guevara", la storia di un anziano senatore comunista e il suo giovane badante extracomunitario: due uomini fortemente diversi, alle prese con le proprie apprensioni materiali e morali, uniti da un destino comune.Nel 2014, dopo un silenzio discografico di quasi 9 anni, anticipato dal singolo “Annie Lamour”, una sorta di “Bocca Di Rosa” del terzo millennio, esce “Musica Per Un Incendio”, sempre prodotto da Lilli Greco, album contenente 12 tracce tra cui “Trasteverina”, in duetto con l’esponente della nuova canzone romana “La Jorona” Bianca Giovannini. A Maggio 2018 è uscito il suo secondo romanzo “La Mappa Del Buio”, edito da Castelvecchi, e poco dopo anche il singolo “Io Mi Ricordo L’Aquila”, corredato anche di un omonimo cortometraggio sulla città devastata dal terremoto. Alla fine del 2019 esce per Azzurra Music “Guardalalunanina”, un libro-cofanetto che libro contiene una inedita raccolta di sue fotografie, disegni, appunti e racconti e 2 CD, che rappresentano un’attenta selezione della produzione artistica del cantautore romano. Nell’ottobre del 2020 esce infine per la stessa etichetta discografica il primo DVD concerto nella carriera dell'artista, accompagnato da un CD singolo con un  inedito, dal titolo “Stanotte ho fatto un sogno”, dedicato ai suoi genitori”, di cui viene lanciato anche un videoclip.

Intervista

Com’è nata l’idea di festeggiare 40 anni di musica regalandoci un DVD e un CD?

Non è che ho avuto una grande intuizione, chi fa il mio mestiere credo che sia scontato, soprattutto in un’epoca come questa, parlare di 40 anni di carriera è già molto, è già un bel traguardo. Mi sembrava giusto fare una cosa del genere. Andare tra l’altro a fare una cosa che non avevo mai fatto. Un CD che riassumesse molte canzoni del passato e del recente passato, registrate dal vivo, con annesso DVD che riprende l’ultimo concerto che ho fatto prima del primo lockdown e quindi mi sembrava bello farlo. Inoltre c’ho anche aggiunto 2 canzoni inedite, un po’ come dire che il cammino prosegue.

Nel CD c’è una canzone dedicata ai tuoi genitori?

C’è una canzone che si chiama “Stanotte ho fatto un sogno” che in effetti parla di un momento  quotidiano, di ognuno di noi,  del momento in cui loro preparavano il pranzo o la cena. Mi sembrava un momento molto sorridente, molto tenero. Al di là di questo volevo dire che parlare dei propri genitori, soprattutto a una certa età, se fatto in maniera pulita e  senza retorica, può essere  il bisogno di un uomo adulto che non dimentica certe cose del passato.

40 anni di musica e di incontri speciali. Mi racconti del tuo incontro con Amedeo Minghi?

Con Amedeo ci siamo incontrati e siamo diventati amici. E’ stata una cosa che è nata soprattutto dal punto di vista umano e che continua anche adesso, anche se non ci vediamo più con la frequenza di prima, ma questo è normale, perché questa è la vita. Abbiamo anche scelto, professionalmente parlando, strade diverse. Ognuno di noi ha continuato a fare le proprie cose in base alle proprie scelte, ai propri gusti, ai propri principi. E’ stata e continua ad essere una bella amicizia.

Agli inizi chi erano i tuoi cantanti di riferimento, i tuoi idoli?

Tanti e nessuno, perché per quello che mi riguarda non sono mai stato affascinato da qualcuno in particolare. Posso dirti che ho sempre privilegiato coloro che cantano o che scrivono bene, che cantano bene e per cantare bene, per quello che intendo io, non è urlare. Si canta bene anche senza urlare, soprattutto senza urlare. L’estensione vocale non è tutto, anzi è più importante l’intenzione, l’atmosfera.

Qual è l’ora più fertile per scrivere le tue canzoni?

L’ispirazione arriva quando arriva. Non ha orari d’ufficio. Io credo e questo proprio per uscire dalla retorica, che la cosiddetta ispirazione ce l’abbiamo tutti, qualunque cosa noi facciamo. Ci sono dei momenti nei quali ci piace di più scrivere, parlare, disegnare, andare a fare una partita di pallone … Insomma ci sono quei momenti favorevoli, quei momenti di grazia nei quali riesci a convincerti che è il momento giusto per fare delle cose, per esprimerti. Ma non c’è proprio la location, la  collocazione giusta per far si che l’ispirazione ti arrivi. Puoi andare anche nel posto più bello del mondo, ma se dentro non hai nessun tipo di soluzione artistica, ti godi quel posto e basta, senza scrivere nulla.

Hai scritto due romanzi. Per te scrivere è uno sfogo o un’urgenza personale?

Io ho sempre avuto la voglia di narrare, sempre, fin da ragazzino, quindi cerco di narrare le cose attraverso le canzoni in maniera diciamo più breve. Quando gli argomenti, le cose che voglio raccontare si snodano in maniera più lunga, ho scoperto che il romanzo, oltre che da lettore anche da pseudo scrittore, è una cosa bellissima. In questo periodo, oltre a scrivere le canzoni, mi sto accingendo a scrivere quello che diventerà il mio terzo romanzo. 

Roma, la tua città, è fonte di ispirazione per le tue canzoni?

Si, lo posso dire senza campanilismi perché i miei genitori non erano romani. Mio padre era lombardo e mia madre toscana e io ho preso moltissimo da loro e dalle loro terre, però io sono nato a Roma e Roma, aldilà di ogni confronto politico e sociale, rimane una città, come la vedeva Fellini, che era romano d’adozione. Lui aveva riconosciuto in questa città la quinta essenza, il riassunto del mondo. Roma è universale e parrocchiale nel medesimo tempo e quindi a Roma scoprire quelle luci e quelle ombre che sono tipiche di tutto il resto della terra, è come fare il giro del mondo, senza farlo, stando a Roma.

Cosa ti dà più fastidio di Roma?

Non vorrei cadere nell’ovvio, le cose che sono tipiche di tutte le grandi città e quindi non riguardano solo Roma, ma tutta l’Italia, cioè mi piacerebbe che  gli italiani si accorgessero di dove vivono e che paese straordinario è il nostro. Io spesso mi stupisco a vedere le espressioni incantate che hanno gli stranieri a Roma o in altre parti d’Italia. Noi quasi non ci accorgiamo più delle bellezze che ci circondano, diamo tutto per scontato. E invece dovremmo essere i custodi di tanta bellezza, perché faremmo bene intanto al nostro “pil” e poi faremmo bene anche  alla conservazione della bellezza. La bellezza se è bellezza vera, si rinnova ogni volta che la guardiamo.

In quali zone di Roma hai abitato?

Ho abitato in più di una zona, però sono nato e sono ritornato a vivere a distanza di anni, a Trastevere. E’ un po’ il cuore in tutti i sensi di Roma. Il cuore pulsante, il cuore della vecchia tradizione, il cuore dei vicoli, il cuore delle luci e delle ombre di cui parlavamo prima.

Cosa ti manca di Roma quando sei via?

Io per esempio da parte di mio padre ho l’incanto dei laghi di dov’era nato lui, sul lago Maggiore. Da parte di mia madre ho l’incanto della splendida campagna toscana. Quindi queste immagini mi rimangono dentro, però ogni volta che sto fuori  è chiaro che mi mancano delle cose di Roma. Come il caos, quel caos che ti consente anche di scrivere, il caos di Roma. Mi manca perché spesso, come ti dicevo prima,  ognuno di noi deve fare un tuffo nell’umanità e per fare un tuffo nell’umanità, in senso generale, Roma è l’approdo più convincente.