Vittorio Feltri (giornalista)                       Milano 11.1.2024

                            Intervista di Gianfranco Gramola  

“Mi fa ridere l’imitazione che Crozza mi fa in Tv, anche se io non mi riconosco in quello che dice. Però mi diverte tantissimo e non mi importa niente che mi attribuisca dei concetti che non mi siano mai passati per la mente”

 

Vittorio Feltri è nato a Bergamo il 25 giugno del 1943. Dal 1977 al 1989 fu al Corriere della sera, con una breve interruzione nel 1983, quando assunse la direzione di Bergamo oggi. Direttore del settimanale L’Europeo (1989) e del L’Indipendente (1992-94), nel gennaio del 1994 venne chiamato al Il Giornale, succedendo nella direzione ad Indro Montanelli. Nel luglio 2000 ha lanciato un nuovo quotidiano, Libero, di cui è stato direttore fino al 2009. Nello stesso anno è tornato a dirigere Il Giornale, per ritornare nuovamente a Libero dal 2010 al 2011 nella veste di direttore editoriale al fianco di Maurizio Belpietro (direttore responsabile). Da allora è stato editorialista de Il Giornale, e nel 2016 è stato richiamato alla direzione editoriale di Libero, incarico ricoperto fino al 2020. Attualmente scrive su Il Giornale dove ha una rubrica dal titolo “La stanza di Feltri”.

Pubblicazioni 

Fascismo/antifascismo, con Furio Colombo (1994) - Cento anni della nostra vita visti da Vittorio Feltri 1905-2004 (2004) – I presidenti d'Italia (2006) - Sfacciati. Le caricature e gli sberleffi di Libero (2007) - Sesso, potere e intercettazioni ai tempi del Cav, con Daniela Santanchè (2008) - Sfacciati 2. Le caricature e gli sberleffi di Libero, con Benny (2008) - Il Vittorioso, con Stefano Lorenzetto (2010) - Il Quarto Reich. Come la Germania ha sottomesso l'Europa, con Gennaro Sangiuliano (2014) - Buoni e cattivi con Stefano Lorenzetto (2014) - Non abbiamo abbastanza paura. Noi e l'islam (2015) - Il vero cafone. Ciò che non dovremmo fare e facciamo tutti, con Massimiliano Parente (2016) - Chiamiamoli ladri. L'esercito dei corrotti (2017) - Il Borghese. La mia vita e i miei incontri da cronista spettinato (2018) - L'Irriverente. Memorie di un cronista (2019) - Ritratti di campioni. Cronache di un giornalista tifoso (2020) - Atalanta: la dea che mi fa godere , conversazione con Cristiano Gatti (2021) - Com'era bello l'inizio della fine. I grandi incontri della mia vita (2022) – Fascisti della parola (2023).

Ha detto:

- La guerra al dizionario si fa sempre più aspra. E questo è sintomo della nostra superficialità nonché di un perbenismo di facciata, sterile, finto.

- Mia nipote ha detto che non voterà mai Giorgia Meloni. Le ho tirato uno schiaffetto. Lei mi ha risposto: “Ma io scherzavo”. “Anch’io” le ho risposto.

- Tasse, maledette tasse. Ci tocca pagarne un fottio e non sappiamo perché. Dove finiscono i nostri soldi? A quali scopi vengono usati dallo Stato? E’ un segreto. Infatti benché pubblici, i bilanci non spiegano chi e quanto incassa.

- Del nostro popolo si può dire tutto il male possibile tranne che sia razzista. In Italia, come in ogni Stato del mondo, vivono parecchi cretini che sui social, specialmente, sfogano la loro imbecillità.

- Bisogna osservare che il furto è e rimane un reato sebbene a commetterlo sia una gestante la quale, colta in fallo, va comunque punita, affinché non passi il concetto che basti essere  gravide per evitare i rigori della legge.

Intervista

Nel suo ultimo libro “Fascisti della parola” parla del controllo del linguaggio e della censura. Com’è nata l’idea? Per lei è stato uno sfogo?

Non è stato uno sfogo, ma una constatazione, la descrizione della realtà, ovvero si fa la lotta al dizionario anziché fare la lotta ai progetti che non funzionano e quindi questo mi sembra paradossale. Addirittura non si può dire mamma e papà, ma genitore uno e genitore due. Mi dica lei se non è il caso di segnalare che è una boiata. Ecco perché ho scritto questo libro. Poi non si può dire negri ma neri. Mi dica che differenza c’è, io non l’ho mai capito. Poi ci sono mille altre cose, mille altri esempi perché c’è un conformismo in Italia di tipo culturale che è devastante e questo è un altro motivo per cui ho scritto il libro.

Lei è mai stato censurato o le hanno mai tagliato i suoi pezzi?

No, siamo pazzi? Figurati. Faccio dei pezzi normali però uso il linguaggio che voglio, non è che sto ad ascoltare il politically correct e già anche questa cosa detta in inglese mi da sui nervi. Il politicamente corretto chi è che lo stabilisce? Quei quattro deficienti di sinistra?

Lei è stato direttore di diverse testate giornalistiche. Quali di queste le ha dato più soddisfazione?

Diciamo che sono due: l’Indipendente perché mi ha concesso di affrontare un periodo storico, quello di mani pulite che non era abbastanza narrato. Io invece l’ho fatto a tutto spiano e ho guadagnato una montagna di copie. Poi sono passato al Giornale e anche lì, visto che il centro destra nasceva, sono riuscito a cavalcare l’onda e a  raddoppiare le vendite, da 115 mila copie che vendeva Montanelli, sono arrivato a vendere 250 mila copie, che erano un bel salto.

Ha mai ricevuto delle minacce per i suoi articoli?

Ho ricevuto delle minacce da parte degli islamici per cui purtroppo da allora ho dovuto circolare con la scorta e sono passati 30 anni. Pazienza, mi sono abituato anche a quella.

Quando scrive si fida di più dell’intelligenza o dell’intuito?

Diciamo che l’intuito è una forma di intelligenza. Io faccio il mio mestiere al meglio delle mie possibilità, poi naturalmente giudica il lettore.

In Tv Crozza le fa l’imitazione. Questo la fa arrabbiare o sorridere?

Mi fa ridere anche se io non mi riconosco in quello che dice. Però mi diverte tantissimo e non mi importa niente che mi attribuisca dei concetti che non mi siano mai passati per la mente.  

Lei è stato molto amico di Oriana Fallaci. Se ne è innamorato?

No, quello no, perché non è che ci si innamora così, però eravamo molto amici ed ero contento di frequentarla perché era una donna molto intelligente e molto brava. Poi siccome tutti la attaccavano, io da buon bastian contrario invece la adoravo.

Lei è superstizioso?

No, assolutamente. Non credo in niente, non sono neanche cattolico.

C’è un santo a cui è devoto?

Si figuri. Sono devoto a san culo (risata). Senza quello non fai niente.

Cosa ne pensa di papa Francesco?

Non me ne importa niente di quello che dice, non l’ascolto. Mi fa anche ridere perché adesso ha anche benedetto gli omosessuali però in pochi secondi, come se il problema fosse il cronometro invece che la sostanza.

Quali sono i valori che i suoi genitori le hanno trasmesso?

Quelli classici delle piccole famiglie della borghesia di tanti anni fa, cioè lo studio,  naturalmente la sincerità, la schiettezza e soprattutto l’onestà. Ho cercato sempre di attenermi a questi comandamenti e spero di esserci riuscito.

Per essere felici basta avere tutto?

La felicità non è esattamente una cosa semplice per l’umanità. Puoi essere felice un momento ma non è una caratteristica duratura.

Lei ha dichiarato che ha avuto molte donne. C’è stata qualcuna che le ha detto di no?

Non mi è mai capitato perché non faccio un passo se non ne sono sicuro.

Un pregio di cui va fiero?

Non ho nessun pregio. Difetti ne ho moltissimi, ne ho fatto una collezione di difetti nella mia vita, però credo che l’umanità sia fatta così, che mi assomiglia.

Cosa la fa irritare?

In chiacchiericcio inutile e il pettegolezzo e anche quello di attaccare la gente a capocchia. Come sta accadendo in questi giorno visto che Olindo e Rosa saranno giustamente riprocessati per la strage di Erba. Tutti li attaccano, tutti giudicano e questo mi da fastidio.  

Cosa la mette di buonumore, a parte i suoi adorati gatti?

I gatti tantissimo e poi quando vince l’Atalanta mi diverto e sono contento. Ieri sera per esempio l’Atalanta ha vinto e ho goduto.

Ho letto che lei ha giocato con Gianni Rivera.

Si, quando ero militare e da allora siamo sempre rimasti amici.

In Italia oggi c’è più da ridere o da piangere?

L’Italia di oggi rispetto a ieri non è cambiata. Cambiano le forme ma la sostanza è sempre la stessa. Anche quando si parla di gioventù che è aggressiva, era così anche negli anni ’50, quando c’erano i teppisti. Adesso nessuno sa cosa vuol  dire teppista, che deriva da teppa, ossia prepotente, malavitoso, criminale. I teppisti seminavano violenza dappertutto. Poi è arrivato il ’68 ed è scoppiato un casino della madonna. Con il ’68 è nato anche il terrorismo e le Brigate Rosse che ne hanno combinate peggio di Bertoldo. Quindi adesso non possiamo lamentarci perché i giovani continuano ad essere cretini. E’ una costante.

In un articolo lei ha difeso Chiara Ferragni come imprenditrice. Cosa ne pensa della faccenda dei pandori Balocco?

Io penso che lì abbia fatto una sciocchezza diciamo molto grossa l’azienda che produce i pandori. Tant’è vero che i pandori l’ha venduti la Balocco. Lei semmai ha esagerato nel fare la promozione, quella specie di spot. Però guardi Gianfranco che la pubblicità è tutta ingannevole, mica solo quella della Ferragni. Accendi la televisione e vedo per esempio quando fanno la reclame delle creme di bellezza, le donne le comprano, le pagano una cifra, se la mettono e  un domani sono più racchie di prima. Come l’acqua minerale che fa miracoli. Io vedo degli spot in televisione che mi disgustano.

Un suo ricordo di Marco Pannella e di Giorgio Gaber.

Con Marco Pannella ero amico e fino agli ultimi giorni ci siamo sentiti e visti regolarmente. Io credo che sia stato l’uomo politico che ha innovato  di più in questo Paese. Aveva uno spirito di solidarietà, una generosità di fondo che nessun politico ha manifestato. Giorgio Gaber era un genio e non era vero che fosse comunista. Era uno che se ne fregava sia della destra che della sinistra, come dimostra nella sua famosa canzone “Cos’è di destra, cos’è di sinistra”.

La ringrazio del tempo che mi ha dedicato dr. Feltri.

E’ stato un piacere. Buon anno, Gianfranco.