Alessandra Tripoli (ballerina e coreografa)            Roma 26.10.2021

                              Intervista di Gianfranco Gramola

Adesso che sono ballerina e anche coreografa, mi piacerebbe fare la coreografia per un programma con un gruppo di ballerini di alto livello e di esprimere al massimo la mia creatività come coreografa

Alessandra Tripoli è nata a Misilmeri (Palermo) nel 1987 e da piccolissima è diventata ballerina di latino-americano. Ha avuto le sue prime esperienze importanti quando ha incontrato Luca Urso, marito e partner nella danza. Danzano da più di 25 anni. Si sono piazzati secondi al prestigioso German Oper Championship e, nel 2013, hanno cominciato a ballare a Hong Kong, dove attualmente vivono; questo è anche l'anno del terzo posto all'UK Open. Hanno trionfato, sempre insieme, agli Internazionali di Londra e all'Imperial Championship; sono invece arrivati in semifinale al Blackpool Dance Festival, occasione nella quale hanno colpito Milly Carlucci, che ha voluto Alessandra a Ballando con le stelle. Si apre, con questa trasmissione, un nuovo percorso artistico, durante il quale ha collaborato con VIP inesperti nella danza. Alessandra Tripoli è stata l'insegnante di Enzo Miccio e Salvo Sottile e Simone Montedoro. Quest’anno è la partner di Morgan.

Intervista

Ho letto che hai iniziato prestissimo con il ballo. Hai ballerini in famiglia?

No, nessun ballerino in famiglia. Devo dire che “Non è la Rai” ai tempi, è stata una grande forma di ispirazione, infatti ballavo e cantavo tutto il tempo. Mamma mi raccontava che ballavo anche quando c’era la pubblicità, quindi qualsiasi musica mi dava l’occasione di muovermi e di inventarmi passi di ballo.

Con quali idoli sei cresciuta?

Da piccolissima ricorda Ambra Angiolini, ma ancora non mi ero affacciata alla danza. Guardavo con grande ammirazione i nostri professionisti e ai tempi ricordo Karina Smirnoff. Lei era la mia aspirazione più grande.

Fra le colleghe hai trovato più rivalità o complicità e amicizia?

Parlavo di questo argomento pochi giorni fa con Arisa. Quest’anno a “Ballando con le stelle” tira proprio un’aria di amicizia, di complicità in generale, nel senso che ognuno di noi tifa per l’altro. C’è un’atmosfera di sana competizione personale e non nei confronti degli altri. Ognuno di loro vuol fare il meglio per se stesso e non per battere un’altra coppia lì dentro. C’è una bella aria sportiva, di complicità, di voglia di supportarsi e di fare bene.

Nel mondo del ballo hai trovato più meritocrazia o raccomandazioni?

Purtroppo anche nel mio mondo ho trovato tante raccomandazioni. Venendo da una famiglia umile, sia io che mio marito è stata dura, perché purtroppo ad un certo punto bisognava fare i conti anche con chi poteva spendere di più e aveva accesso e possibilità di prendere lezioni dai più grandi maestri di ballo che costavano tanto, e così facendo più lezioni erano più privilegiati durante le competizioni. Meritocrazia si, poi grazie a Dio, anche quella è venuta fuori e sono andata avanti perché veramente c’ho creduto e poi alla fine se fai bene, vieni ricompensato. Tutto quello che ho raggiunto nella mia vita professionale è frutto di tanto sacrificio a discapito di chi, a differenza di me, cercava le scorciatoie.

Prima di entrare in scena, hai un rito scaramantico, un portafortuna?

In realtà quando c’è una competizione, avevo una catenina alla quale ero affezionatissima e il mio rito era quello di toccarla.

Perché hai detto che “avevi” una catenina?

Purtroppo tre anni fa, durante una competizione, l’ho persa e da quel momento mi è caduto il mondo addosso, perché la calcolavo un portafortuna. Ora cerco comunque di avere sempre un pensiero positivo prima di entrare in pista, che mi metta tranquillità. E quello funziona sempre, però mi manca quella catenina.

Come stai vivendo l’esperienza di “Ballando” con Morgan?

Devo dire che siamo molto complici e ci divertiamo tantissimo. Diciamo che il mio lavoro non si conclude dentro l’Auditorium della Rai, ma prosegue anche dopo, perché lui torna a casa, poi mi chiama “Sai, sarebbe bello se facessimo la … l’ambientazione sarebbe bella se fosse…”. Alla fine ci ritroviamo a parlare di ballo 24 h.  Per cui c’è una bella complicità, c’è molto affiatamento, ci troviamo bene e io ho trovato una persona che si è veramente messa in gioco e devo dire che piano piano apprende e questo mi lusinga, perché vuol dire che c’è fiducia da ambo le parti. Mi sembra strano ascoltare quello che la gente si aspettava da lui e ritrovarmi spiazzata dalla persona che io vedo e vivo ogni giorno, perché non è la persona che gli altri dicono. Quindi sono felicemente sorpresa, non avevo nessun pregiudizio, non mi aspettavo nulla, se non una persona intelligente di fronte a me. Devo dire che ha anche superato le aspettative, perché è anche molto sensibile, molto comprensivo. Ha veramente voglia di fare bene e questo per una insegnante è la cosa più bella, ma personalmente si sta creando una bella amicizia che durerà anche dopo la fine della trasmissione.

Carla Fracci diceva che per ballare ci vuole più testa che gambe. Sei d’accordo?

Assolutamente si, perché le mie gambe non erano messe benissimo. Io sono nata con un paramorfismo e non ho delle gambe perfette e bellissime come una ballerina normale, ma ho dimostrato a me stessa che la testa, il carattere e il tuo essere unica, riescono ad oscurare le mancanze fisiche o tecniche, quindi sono assolutamente d’accordo con quello che ha detto Carla Fracci. Poi ho visto tanti ballerini essere tecnicamente molto spettacolari, ma non avere né le motivazioni giuste, né il carattere giusto per fare questo mestiere con umiltà e con la voglia di migliorarsi. Io dico sempre ai miei allievi che il ballo è il 70 per cento testa e il 30 per cento corpo.

Il ballo è passione, rigore, disciplina. Un ballerino deve seguire una alimentazione particolare o un salto da Mc Donald’s può permetterselo?

Io i salti da Mc Donald’s li facevo sempre dopo una competizione, quindi dopo un paio di mesi di dieta ferrea. In generale la mia abitudine è di avere una alimentazione sana, perché dovendola fare per lo sport, che ho sempre fatto, alla fine è diventato uno stile di vita, perché io alle diete credo poco. Credo di più ad una educazione alimentare. Però qualche sgarro ci sta, infatti la domenica è il giorno in cui mi concedo i dolci o delle cose un po’ più grasse. Mi ricordo che eravamo a Londra per una competizione e finita la gara siamo andati da Mc Donald’s, questi posti poco salutari sono però un modo per coccolarci dopo tanti sacrifici. Anche perché limitarsi  sempre, te lo fa pesare, invece quando diventa uno stile di vita, sai che se oggi vai a cena con gli amici e mangi un po’ più pesante, il giorno dopo sai bene come bruciare le calorie. Io poi non sono una che conta le calorie, anche perché poi con il ballo bruci tutto. Non sono una amante delle culture alimentari, difatti i miei amici mi prendono in giro perché ad una matriciana o una carbonara preferisco una minestra di lenticchie (risata).

Una tua ossessione professionale?

Devo avere tutto sotto controllo. Non sono maniacale, ma quasi. Devo avere tutto sotto controllo presto, perché devo provare il mio piano ABC, una cosa che con Morgan non riesco più a seguire. Mi spiego meglio … quando penso ad una coreografia, non penso all’intera coreografia, ma penso a dei pezzi, perché  ogni pezzo di coreografia per me è come un abito che indossi. Può starti bene o può starti meno bene. Quindi una volta provato un pezzo, decido quello che può piacermi e poi lo faccio funzionare con la musica. Quindi devo avere tutto pronto e in fretta, però considerata la vena creativa di Morgan e la sua voglia di aggiungere sempre qualcosa, questo un po’ mi destabilizza. Ecco perché sono sicura che quest’anno imparerò molto anche come insegnante, perché uscire dalla mia “confort zone”, che è quella del controllo sempre, quasi maniacale, può solo farmi del bene. Magari all’inizio mi stresserò un po’, però poi sicuramente sarà un valore aggiunto e riuscirò a diventare un po’ più versatile, invece che costringermi a questo “modus operandi” abbastanza stressante, dove devi sapere tutto e avere tutto pronto ad inizio settimana. Con Morgan è un work in progress giorno dopo giorno. Mi sono ritrovata a finire la coreografia anche il giorno prima o il sabato stesso. Una cosa che non avrei mai fatto prima, quindi è una bella sfida anche per me.

Quali sono gli imprevisti che temi possano accadere durante una esibizione?

Gli imprevisti sono tanti, Gianfranco. Da un abito che si spacca e mi è successo nell’edizione di Ballando del 2019, dove ho perso praticamente l’intero abito di scena. Poi una caduta che è successa il mio primo anno a Ballando, nel 2014, con Enzo Miccio. Gli imprevisti sono sempre in agguato, ma a meno che non prendi una brutta botta e allora non puoi continuare, si trova sempre il modo di proseguire. Tra l’altro ti dirò che molto spesso la gente non se ne accorge neanche, perché se succede in sala, un altro dei miei modi quando insegno, è di dire sempre “continua, continua”, perché poi se ti succede, devi trovare il modo di riacchiappare la coreografia.. Quindi l’importante è andare avanti, come si dice “The show must go on”.

A casa, con tuo marito ballerino, parlate delle esibizioni tue e dei tuoi colleghi?

Certo, tu considera che lui adesso sta facendo il papà a tempo pieno, ma gli anni precedenti il venerdì veniva a vedere le prove e per me quello era un rito. Lui ha sempre viaggiato molto, perché lavorando all’estero magari faceva un mese con me a Roma e poi faceva un paio di mesi a Hong Kong e quindi non c’era per quasi tutta l’edizione di Ballando. Adesso è qui, mi aspetta sveglio quando torno a casa tardi e mi racconta le sue impressioni e commentiamo insieme i balli e le varie prestazioni.

Ora ti dividi fra l’Italia e Hong Kong. Cosa ti manca del nostro Paese quando sei a Hong Kong?

Mi manca la famiglia. La differenza fra questi due paesi è proprio l’aria che si respira, quell’aria dove si lavora e c’è poco spazio per tutto il resto. Sarà perché sono lontana dalla famiglia, quindi non c’è quel momento di leggerezza nel quale la domenica ci si ritrova tutti insieme a pranzo. O la mamma che viene a prendere il caffè e ti porta le lasagne. Mi mancano quei momenti di aggregazione lì. Adesso che c’è mio figlio Liam è diverso, perché mi dedico tanto a lui, lo porto a giocare con i suoi amici della stessa età e questo è anche un modo per trovarci con le altre mamme. Però devo dire che l’empatia che abbiamo noi italiani è qualcosa di ammirabile e questo manca ad Hong Kong, perché lì sono tutti più riservati. In 10 anni che sono lì, ho creato le mie amicizie e ci sto bene, però mi manca proprio il fatto di camminare per la strada e la  vicina della nonna che mi chiede: “Come va? Il bimbo come sta?”. L’empatia siciliana poi è anche più amplificata. Mi manca questa cosa, quell’aria di festa, di affetto in generale che va oltre al lavoro.

Hai un sogno artistico?

Adesso che sono ballerina e anche coreografa, mi piacerebbe fare la coreografia per un programma con un gruppo di ballerini di alto livello e di esprimere al massimo la mia creatività come coreografa. A Hong Kong ho fatto le coreografie per un programma di ballo molto importante e lì mi sono divertita molto.    

Un musical ti piacerebbe?

Magari, io adoro i musical e sarebbe fantastico.

Ti hanno mai proposto la partecipazione a dei reality?

No, non mi hanno mai proposto di partecipare a dei reality. In realtà non ho mai considerato i reality perché per adesso mi sento molto artista, molto ballerina e poco personaggio.

Alessandra Tripoli con Morgan

A chi vorresti dire grazie?

Sicuramente a Milly Carlucci e a Giancarlo De Andreis che mi hanno formata in questi anni, perché quello che ho imparato nelle edizioni di Ballando, non lo avrei imparato in nessun altro contesto, perché lavorare al loro fianco è veramente illuminante. Milly Carlucci è la regina del controllo, lei guarda tutto, osserva tutto, controlla tutto, è molto pignola. Quindi grazie a Milly  e a De Andreis, a tutti gli autori che sono deliziosi e devo dire che a Ballando ho trovato una famiglia che mi ha protetta, mi ha ispirata, mi ha fatta crescere, perché sono cresciuta come donna e anche come insegnante.

Alcuni consigli ai giovani che si avvicinano al ballo?

Di farlo con umiltà, con entusiasmo e tanta voglia di mettersi in gioco. Da un po’ di tempo l’entusiasmo l’ho visto perdersi e con il corona virus ho visto molte coppie dividersi, molti ragazzi smettere di ballare perché appunto hanno perso l’entusiasmo. Il mio consiglio è di ricordarsi sempre il perché hanno cominciato a ballare, perché difficoltà ne troveranno tante e questa pandemia è stata sicuramente una botta, come lo è una sconfitta in una gara, come il dividersi  con il partner con cui si è ballato per tanto tempo e con il quale ti sei trovato bene. Nella nostra carriera troviamo tanti ostacoli,  ma una cosa che non bisogna dimenticare è il perché abbiamo cominciato a ballare, a quando si è deciso di fare questo tipo di percorso. Quindi non perdere l’entusiasmo, anche se a volte  diventa quasi un lavoro, una cosa piena di pressioni, che ti annulla l’amore, la passione. E’ successo anche a me e a mio marito nei momenti più stressanti della nostra carriera e ci siamo trovati a chiederci il perché lo stavamo facendo. Poi ci siamo ricordati i motivi per cui amavamo così tanto ballare e abbiamo riacceso quella fiamma. Penso che in tutti gli sport ci siano degli alti e bassi. Quindi ai giovani consiglio di avvicinarsi al ballo con il cuore, di farlo con umiltà, perché al cuore non importa quello che succede, ma ti porta avanti perché ami quello che fai e l’umiltà è quella che ti invoglia ad imparare, a migliorarti e ti tiene sempre con i piedi per terra.