Biagio Izzo (attore comico)   Napoli 1.11.2007

                 Intervista di Gianfranco Gramola  

Un uomo legato ai valori della famiglia

L’attore Biagio Izzo è nato a Napoli il 13 novembre del 1963, da papà Raffaele e mamma Maria. Ha raggiunto il successo con “Telegaribaldi”, sull'emittente regionale campana Canale 9, e successivamente con “Pirati” e “Pirati Show, su TeleNapoli 34. Però a livello nazionale si è fatto conoscere con il programma Macao, condotto da Alba Parietti. Sul piccolo schermo ha partecipato a molti show di successo tra cui "Fantastica italiana", condotto da Magalli, "Pausa caffè" di Pippo Baudo, "Napoli prima e dopo" di Palumbo e "Furore" con Alessandro Greco. Nel 1987 esordisce al cinema con "Quel ragazzo della curva B", un film diretto da Nino D'Angelo e nei primi anni 2000 è presente nei film di Natale con Massimo Boldi e Christian De Sica "Bodyguards" (2000), "Merry Christmas" (2001), "Natale sul Nilo" (2002) e "Natale in India" (2003). In Tv ha fatto parte del cast di Buona Domenica. Nel 2004, ha partecipato al film “In questo mondo di ladri”, insieme a Carlo Buccirosso e Ricky Tognazzi, sotto la regia di Carlo Vanzina. Nel 2005 è comparso nel film “Cose da pazzi” insieme a Vincenzo Salemme e Mario Casagrande, sotto la regia dello stesso Salemme. E’ stato protagonista di alcune puntate della soap di Raitre "Un posto al sole" e nel 2007 ha ottenuto la sua prima conduzione a livello nazionale, essendo al comando del programma “Stasera mi butto”, insieme a Caterina Balivo. Ha iniziato anche una carriera teatrale, sempre di carattere comico, in cui lo si vede sotto la regia di Claudio e Pino Insegno in "Tutto per Eva, solo per Eva" e in "C'è un uomo nudo in casa". Le sue ultime fatiche sono i film “Matrimonio alle Bahamas” e “Italia 2061”, tutti e due in uscita a fine 2007. Ora sta preparando una nuova commedia comica per il teatro.

Ha detto:

- Mio padre, un grande uomo che si è fatto dal nulla, diventando vicedirettore dell’Inail, dopo esservi entrato come muratore, desiderava tanto che io recitassi in teatro.

- I giovani di oggi sono dei grandi mammoni e si arriva a quarant’anni con il dubbio: mettere su famiglia o tornare da mammà? Un punto interrogativo che manda in crisi parecchie coppie perché a mio giudizio l’uomo resta un eterno bambino.

- Ho avuto tre figlie. Forse è arrivato il momento di mettere in cantiere un bel maschietto. Se un giorno dovesse arrivare, lo chiamerò come mio padre: Raffaele.  

- Se la comicità è pulita, allegra, fatta bene e soprattutto non è maleducata e volgare, non passerà mai di moda.

- Ho debuttato nel febbraio del 1993, ma mio padre non mi ha potuto applaudire perché è venuto a mancare il 23 gennaio, cioè pochi giorni prima.

Curiosità

- All’inizio della sua carriera, formava un duo comico con un altro cabarettista, la coppia si chiamava “Bibì & Cocò”.

- Ha tre figlie: Alessia e Valeria, avute dal precedente matrimonio e Martina, avuta dall’attuale compagna Federica Apicella.

- Nelle interviste, dice che la sua scuola, sono state le feste di piazza e i matrimoni.

Intervista

Abita con la sua compagna in un angolo meraviglioso, sulla collina di Camaldoli, al Vomero, in una bella villetta immersa nel verde.

Quando sei arrivato a Roma la prima volta, Biagio?

Beh! La prima volta a Roma sono venuto che ero bambino, Gianfranco. Quindi tanto tempo fa.

Allora diciamo artisticamente, così mi racconti anche i tuoi inizi.

Sono arrivato a Roma per un provino che ho fatto per “Ciao gente”. L’anno, se ricordo bene, era il 1983/84, con Corrado e feci questo provino e mi presero. Facemmo una serata di “Ciao gente” e fu una cosa meravigliosa. C’era Corrado con i due autori, c’era il maestro Gianni Mazza, al pianoforte e la trasmissione andò benissimo. Mi è dispiaciuto molto, perché in quel periodo andavo ancora a scuola e non avevamo molti pezzi pronti e allora avevamo preso un pezzo che facevamo in teatro, con una compagnia teatrale di dilettanti che allora frequentavo. Facemmo questo pezzo e ci chiamarono una settimana dopo. Purtroppo il nostro repertorio era abbastanza misero, non avevamo niente di pronto e allora per le serate successive ci sostituirono con “Gli specchio”. La puntata dove mi esibivo io andò in onda lo tesso giorno del Festival di Sanremo e mammà, mia sorella e la nonna si incazzarono pure, perché voleva vedere le canzoni. Però mi ha portato fortuna, perché una persona da Napoli vedeva questa trasmissione e c’era un mio zio, che era andato a fare una visita a questa persona convalescente. Mio zio, vedendomi in televisione disse:” Quello è mio nipote, fa teatro”. Questo signore disse allo zio:” Perché non me lo mando ospite Rete Sud, a Napoli?”. Adesso questa rete non c’è più. Ricordo che facevano uno spettacolo settimanale, ogni domenica ed io andai lì ed è successo che da una puntata ne facemmo quattro e partì il duo comico “Bibì & Cocò”, che ho fatto per circa 20 anni, per poi sospendere tutto bruscamente, per approdare alla corte di Gianni Boncompagni con “Macao”, il programma presentato dalla mitica Alba Parietti. Da allora sono praticamente diventato Biagio Izzo.

L’impatto con Roma, com’è stato?

Meraviglioso! Perché Roma rappresentava per me la televisione, il cinema e l’arte in generale. Rappresentava la meta per ogni artista che viene da fuori Roma. Roma era la possibilità, l’occasione d’oro per fare questo mestiere, di sfondare se ne hai le qualità. Roma era tutto, dove c’era tutto, dove c’erano tutti e se volevo fare questo mestiere, quello era il posto giusto. Ricordo l’emozione quando ci arrivai, l’emozione di tornarci, l’emozione di fare le trasmissioni e l’orgoglio di varcare la soglia degli studi della Dear e mi ricordo che c’era il regista Procacci che venne a farmi i complimenti. Sensazioni straordinarie e ricordi indelebili. Per me Roma è rimasta sempre quella e quando sono nella città eterna, con il suo clima e la sua bellezza, il suo calore, non so, mi sembra di lavorare meglio.

Con i romani, come ti sei trovato?

I romani sono deliziosi. Mi piace il loro dialetto, la loro solarità e per questo  assomigliano ai napoletani, forse perché siamo molto vicino. Mi diverto molto con i romani, anche perché hanno un senso spiccato dell’umorismo e sono molto folcloristici.

C’è un luogo di Roma che ami particolarmente?

Una dei posti che amo molto e proprio sopra piazzale Clodio, dove c’è un panorama stupendo e si chiama Lo Zodiaco. Uno di quei posti dove ci vai con la fidanzatina, ad amoreggiare. Sai, Roma ha solo sette colli e quindi non ha montagne come il tuo Trentino, Gianfranco. Uno di queste montagnole è proprio Lo Zodiaco e lo ricordo con molto affetto, anche perché c’ho vissuto una situazione amorosa, che mi è piaciuta molto e devo anche ringraziare il panorama che è fantastico e che mi è stato complice e non ti nascondo che ci torno molto spesso, con la scusa del ristorantino o del bar per prendere il caffè. Mi piace molto ed è uno dei posti che sento più mio, rispetto a tutta Roma.

La cucina romana, ti coinvolge?

Buonissima, però è un po’ pesante, con la sua matriciana, il colesterolo va a mille (risata). Pesante però buona. Quando penso alla cucina romana mi viene in mente il mitico Aldo Fabrizi, che oltre ad essere stato un grande attore era anche un esperto in cucina. Fabrizi, per me, rappresenta la cucina romana.

I tuoi genitori che futuro sognavano per te, Biagio?

Mio padre sperava che facessi una carriera militare, avendo avuto in famiglia una guardia marina. Voleva che in qualche modo facessi carriera, in qualsiasi arma, in qualsiasi mestiere,  basta che facessi carriera. Mi ha inculcato la carriera, perché lui l’ha fatta. Pensa che mio padre è entrato come muratore, all’Inail, al centro traumatologico di Napoli e ne è uscito come vice direttore. Ha fatto una carriera straordinaria. Io ho fatto carriera nel mondo artistico, invece che in quello militare, però sempre carriera ho fatto.  

Hai fatto contento papà.

Si! Mammà invece, poverina, è nata dopo sette figli maschi e pensa che mio nonno, quando è nata mia madre, la teneva come sotto una campana. La proteggeva da tutto e da tutti. Praticamente non la mandava a scuola, la teneva sempre a casa, aveva paura che diventasse scema, che morisse o che le facessero qualche cosa. Pensa l’ignoranza di una volta che brutta che era, Gianfrà. Mia mamma era analfabeta e non sapeva ne leggere, ne scrivere e allora noi gli abbiamo insegnato a leggere e a scrivere. Lei è tutt’altra cosa, rispetto a papà, perché lei volevo che io stessi bene e quindi non sognava chissà che cosa per il mio futuro.

Quando non lavori, quali sono i tuoi hobby?

Amo molto stare nel mio giardino che è molto bello e grande, sono una specie di pollice verde, perché la natura mi rilassa e mi diverte e mi permette di scaricare tutta l’andrenalina che ho addosso. Mi piace anche stare da solo, l’inverno, davanti ad un caminetto acceso, oppure in primavera in mezzo ai fiori e alla natura con i suoi profumi.

Il complimento più bello che hai ricevuto e da chi?

Ce n’è uno, però ti dico la verità e cioè che non so se è vero. Per me, se è così, è straordinario, al contrario, se non è vero, farò una figura di merda. Questa persona che mi telefonò e che purtroppo non ricordo nemmeno come si chiamava, mi disse che il giorno prima, in una conferenza stampa c’era la figlia di Totò e alla domanda: “Lei che è la figlia di quel mostro sacro di Totò, che tutt’ora continua a rappresentare la comicità napoletana, chi è degli attori comici napoletani che le ricorda suo padre?”. E lei disse: "Uno di questi, che mi ricorda fortemente mio padre è Biagio Izzo". Guarda, Gianfranco, ti ripeto che qui lo dico e qui lo nego. Perché me l’ha riferito questa persona, però se è vera ‘sta cosa, io spero un giorno di incontrare Liliana De Curtis, e ringraziarla di cuore, anche se mi vergognerei un pochino a chiederglielo. Io, se è veramente così, ne sono molto orgoglioso, anche perché Totò, per i napoletani, non puoi neanche capire che grande era.

Che rapporto hai con la Fede?

Hai una domanda di riserva? (risata). Dici la fede religiosa, vero? Va bene, perché io sono molto fedele, però non pratico per mancanza di tempo, non per pigrizia. Quando sono fuori Napoli o sono all’estero, se mi trovo davanti ad una chiesa, entro anche per dire due preghiere. Qua mi vergogno un po’, perché essendo molto popolare, vedo che la gente ti viene a guardare, ti indica e mi mette un pochino in imbarazzo. Vorrei inginocchiarmi e pregare da solo, ma poi arrivano questi ragazzini che ti indicano, ti scrutano, ti guardano e ti mettono in una situazione di imbarazzo tale che infastidisce un pochino. Ti giuro, Gianfrà. Vado a Messa e mi trovo dieci bambini a fianco del mio banco e mi sento molto osservato e quindi mi imbarazza molto. Invece quando sono fuori, per lavoro e ho la tranquillità di andare da solo, senza essere riconosciuto e nei momenti che non c’è la Messa, entro in chiesa e mi trovo bene, rilassato e allora dedico un po’ di tempo alla preghiera. Sono molto credente, parlo molto con il Signore, prego molto anche di notte e questo mi fa stare bene e quindi va bene così.

Hai un sassolino nelle scarpe che ti danno fastidio?

Io non porto rancore per niente e per nessuno. Io sono uno che faccio delle questioni esagerate, però poi mi dimentico tutto e perdono un po’ tutto. Non riesco ad essere vendicativo e non sono come quel cinese che dice:” Prima o poi mi capiti a tiro”. Non sono assolutamente vendicativo.

Hai un sogno nel cassetto?

Ma io i miei sogni li ho realizzati tutti, come ho sempre detto. E grazie a Dio, se tutto dovesse finire domani, sono contento ugualmente. Ho fatto cinema ad alto livello con due mostri sacri come Boldi e De Sica. Ho fatto televisione con personaggi molto importanti, ho una mia compagnia teatrale e quindi cosa vuoi di più dalla vita?

Ho visto la tua commedia teatrale “Tutto per Eva, solo per Eva”. Complimenti. I miei figli la sanno quasi a memoria.

Vedi? Queste so’ soddisfazioni, Gianfrà. Ringrazia i tuoi figli. Quindi ad un certo punto bisogna anche dire “Grazie Signore”, perché ho realizzato quello che volevo, quello che ho sempre desiderato. Io tutto quello che verrà, lo accetto e spero di poter fare questo mestiere, perché in fondo è veramente quello che voglio continuare a fare.  

A chi vorresti dire “grazie”?

Ma un grazie lo vorrei dire un po’ a tutte le  persone che sono state importanti per me e che mi hanno accompagnato nel mio viaggio artistico, perché questo mestiere costa molto in senso sociale, perché si modifica la propria vita, si sacrifica spesso la propria vita famigliare, però è chiaro che bisogna ringraziare le persone che mi hanno supportato e sopportato. Non voglio fare nomi, perché non è bello. Loro sanno a chi devo dire grazie, perché ogni volta che li vedo li ringrazio di cuore.

Progetti?

Come progetti sono in continua evoluzione. In questo mestiere chi si ferma è perduto e io sono una persona poliedrica, che ama fare tante cose e che spazia dal cinema al teatro e alla televisione, cabaret. Quando finisco una cosa, ne inizio subito un’altra. Adesso, per esempio, stiamo scrivendo con Bruno Tabacchini, che da più di 20 anni è il mio autore, “Il Re di New York”, che è il mio prossimo impegno teatrale e debutteremo ai primi di febbraio, per arrivare fino  agli inizi di giugno. Ho appena finito alla televisione e ho appena terminato due film. Uno esce il 16 novembre ed  è “Matrimonio alle Bahamas” e il gennaio invece esce “L’allenatore nel pallone” con Lino Banfi e viva Dio, andiamo avanti così.

Ti ringrazio tanto Biagio, per la simpatia e per il tempo che mi hai dedicato.

Quando hai bisogno, chiamami. Ciao guagliò. Un bacione ai tuoi bambini.