Fabrizio Frizzi (presentatore - attore)      Milano 15.12.2000

                      Intervista di Gianfranco Gramola  

Una persona leale con il prossimo

Fabrizio Frizzi è nato a Roma il 5 febbraio del ’58 (Acquario). In Tv c’è arrivato per caso. Lavorava in una delle prime radio provate della Capitale come Deejay e per hobby recitava in una compagnia di dilettanti in un teatrino romano. La commedia era di Dario Fo e in platea c’era la discografica Tullia Brunetto che le propose un provino alla Rai. Andò bene ed esordì con Il barattolo seguito l’anno dopo con Tandem (4 edizioni). Dopo anni di gavetta arriva l’occasione per sfondare alla grande e in prima serata con Europa Europa (3 edizioni) e da lì altre trasmissioni una più bella che l’altra, da I fatti vostri a Scommettiamo che? (7 edizioni), Per tutta la vita (4 edizioni) a Miss Italia (15 edizioni), poi Luna Park , Domenica In, ecc…

Ha detto:

- Ho sempre avuto una personalità abbastanza divisa in due: da una parte il sognatore, dall’altra il professionista pignolo.

- Non mi piacciono quelle donne che vogliono cambiarti, anche perché a me piace restare un Acquario creativo con la testa fra le nuvole.

- Non sono malato di video, schiavo della “scatoletta”. Ho progetti concreti. Sto scrivendo un libro autobiografico di varia umanità e di viaggi.

- Mi manca Sanremo. Lo sogno fin da bambino. Forse, a questo punto, piuttosto che presentarlo, mi piacerebbe andarci a cantare.

- Michele Guardì ha capito il mio carattere. Ha centrato in pieno questa mia attitudine a fermarmi a parlare con tutti. Dice sempre che se andassi alla partita all’Olimpico, prima di uscire dallo stadio saluterei uno per uno i  60.000 spettatori.

- Da bambino volevo diventare ciclista, campione di Formula Uno, oppure Giuliano Gemma.

Curiosità

- E’ testimonial dell’ADMO, l’Associazione che combatte le malattie del midollo osseo e  lui stesso ha donato il suo midollo che verrà donato ad una signora malata di cancro.

- Ha fatto anche il doppiatore, prestando la voce a Woody, in Toy Story 2.

- Il suo motto è “Se corri non devi avere paura e se hai paura non devi correre”.

- La sua prima fidanzata è stata Sabrina Cappucci, figlia degli attori Catherine  Spaak e Fabrizio Cappucci.

- E’ stato sposato dal 1983 al 1998 con la giornalista Rita Dalla Chiesa e dopo una breve parentesi amorosa con Graziella De Bonis (cantante del gruppo 6 come 6) si è  accasato con la Miss Deborah 2001 (2° a Miss Italia) Carlotta Mantovan.

- Ha un fratello, Fabio che fa il musicista.

- Nel suo passato c'è anche un'esperienza di giornalista sportivo per il Corriere dello Sport - Stadio.

- I critici l’hanno soprannominato "Il Frizzi Ridens -  Il ragazzone pluriomogeneizzato  -  Frizzolone giuggiolone".

- Il suo indirizzo di posta elettronica è  fafrizzi@tin.it

Intervista

Fabrizio e al Teatro Manzoni  di Milano, dove recita in “Lo sbaglio di essere vivo” con Mascia Musy e Ennio Coltorti. Pensava che io volessi fargli un’intervista a riguardo della sua esperienza teatrale ma quando ho cominciato a parlare di Roma, la sua amata città, è rimasto sorpreso dal mio amore per la Capitale e mi ha ringraziato di cuore. 

In quale zona hai passato l’infanzia, Fabrizio e come ricordi la Roma di allora?

Io ho sempre vissuto per ben 25 anni nella zona di Monte Mario, alla Balduina. E’ un quartiere che a me piace, anche se non c’è molto verde, almeno nella zona dove ho abitato, però basta spostarsi dalle parti dello Zodiaco e il verde c’è. Sai, Gianfranco, dalle parti dell’ Hilton. Lì, per fortuna, un po’ di verde c’è rimasto. La Roma della mia infanzia, quella in cui sono cresciuto era sicuramente non organizzata come quella di oggi. Era molto affascinante, almeno ai miei occhi, agli occhi di un ragazzino e per me è sempre stata una città calda e materna. Da ragazzo lavoravo all’Hilton, in una radio privata. Mi ricordo che in gennaio andavo sul tetto per aggiustare o controllare l’antenna e stavo con la maglietta quasi estiva. Cosa impensabile in altre città italiane del centro nord. Roma ha un clima eccezionale. Altro ricordo della mia gioventù è che i giovani facevano politica in maniera ingombrante, erano tremendi. Si rischiava di prendere le botte da una parte e dall’altra. Quindi la Roma della mia gioventù era meno tranquilla, meno serena. Oggi mi pare, aldilà del fatto che i problemi ci sono sempre,  che sia cresciuta e si sia emancipata e che sia veramente diventata una città dove il turista può godere nel vedere i monumenti illuminati anche di notte. Insomma diciamo che adesso ha messo in luce tanti aspetti del suo fascino che una volta, magari, erano un po’ sacrificati.

A quale zona di Roma sei legato, Fabrizio?

Ce ne sono tanti, non uno solo, Gianfranco. E’ naturale che sono legato alla zona in cui ho vissuto gran parte della mia vita. Prima di tutto lo Zodiaco, dove andavo a prendere le mie prime bibite sentimentali, con la mia prima ragazza. Poi c’è l’Isola Tiberina, luogo molto romantico, molto affascinante dove, fra l’altro, c’è un ospedale storico, il Fatebenefratelli, al numero 2, dove io ho fatto la mia prima operazione, l’appendicite (risata). In un contesto romantico, con il fiume Tevere sotto,con una piccola lieve discesa dell’acqua che fa rumore come una cascata, io lì mi operavo di appendicite. Sono frammenti, ricordi, che mi vengono in mente alla rinfusa. Naturalmente mi sta a cuore tutta la zona Prati, perché vive e prospera da tanti anni la Rai, con la sede centrale, quella mitica con il cavallo, che con le sedi periferiche di via Teulada e del Teatro delle Vittorie, è la zona dove sono cresciuto professionalmente e per forza di cose ho vissuto gran parte delle mie giornate. Dimenticavo, io sono stato battezzato in San Pietro, non so perché ma i miei genitori mi hanno voluto battezzare proprio in questa sede, che il centro della Cristianità.

Cosa provi nel tornare a Roma dopo una lunga assenza?

Ma devo dire che io, un giorno alla settimana, lo passo a Roma, anche quando sono in tournée, perché ho  tante cose dei miei lavori in sospeso. Poi ho la mamma, la famiglia, la mia ragazza che non mi segue perché anche lei ha un lavoro  caotico, però la raggiungo io. Quando torno nella mia città mi piace girarla un po’ con il  motorino, quindi la giro agevolmente. Tornare a Roma è come sentirmi a casa e ogni volta che ci torno, anche da un posto molto bello, anche se torno da esperienze lavorative come in questo caso, sicuramente significative ma anche gratificanti, provo una grande emozione.  

I romani come li trovi?

(risata) Questa domanda me l’aspettavo. Ci sono molti romani che sono encomiabili, tanto  per uno spirito sornione, ma che sanno al momento opportuno impegnarsi, essere responsabili, darsi da fare e sono persone anche molto generose, anche molto disponibili con chi ne ha bisogno e chi ha problemi. Il romano, per le altre regioni, passa un po’ per un’egoista, per un figlio di buona donna, per uno che guarda solo al proprio orticello. Non è così. Conosco tante persone romane, di tante generazioni o da meno generazioni, gente di grandissima dignità. Certamente ci sono anche dei romani che si segnalano per dei comportamenti non belli o molto violenti ma, come si dice, tutto il mondo è paese. Purtroppo le eccezioni ci sono in tutte le città. Se un milanese fa una cosa grave non si può dire che tutti i milanesi siano così.

Se tu avessi la bacchetta magica, cosa faresti per migliorare Roma?

Forse con la bacchetta magica aiuterei a finire i mille lavori che sono stati avviati  per il Giubileo. Poi migliorerei  la rete della metropolitana, che consenta a tante persone di essere più facilitata e perché chi si sposta con i mezzi pubblici possa avere più agi e meno intasamenti.

Quali sono state le tue più grandi soddisfazioni artistiche?

Ne ho avute tante, grazie a Dio. Una delle più belle è stata sicuramente quella di cantare all’Arena di Verona, di fronte ad una Arena esaurita. Era l’anno scorso (1999), nell’opera “La vedova allegra”. Era la prima volta che l’Operetta entrava all’Arena e il primo a cantare sono stato io. E’ stata una emozione davvero speciale. Recitavo accanto a Andrea Bocelli e a Cecilia Gasdia davanti a 16.000 persone competenti che avrebbero potuto fischiarmi. Però è andata bene.

Dopo il teatro che progetti hai?

Tanti, Gianfranco. Per prima cosa andrà in onda la fiction dell’Avv. Monelli, che parte con la seconda serie dal 7 gennaio 2001 e poi a marzo torno in video, dopo nove mesi,  con una nuova edizione di “Scommettiamo che?”.

Un tuo sogno nel cassetto?

Continuare a fare il mio mestiere e magari riuscire ad essere capace di costruirmi un occasione da regista cinematografico. Questo sarebbe un bel sogno da coltivare con calma, cercando di arrivarci veramente.