Girardi Silvio (storico)                    Molveno 3.5.2022

                            Intervista di Gianfranco Gramola

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Silvio Girardi è autore di numerose pubblicazioni storiche, di una raccolta di poesie autobiografiche “Appunti di viaggio”, di meditazioni e delle “Lettere che non ti ho scritto”, diario epistolare, uscito due mesi dopo la scomparsa dell’amatissima moglie Carolina. Dopo tante pubblicazioni di ricerca storica e di meditazioni il nostro autore si avventura nel romanzo storico, per la verità si tratta di un giallo irrisolto della prima metà del XIV secolo. I personaggi sono stati scelti quasi tutti fra i nomi che figurano nei documenti del tempo. Il sottotitolo è tutto un programma: “La storia in presa diretta”, così l’orizzonte si allarga all’Italia e all’Europa.

Ora chiedo all’autore qualche delucidazione e qualche anticipazione sul suo racconto.

Come le è venuta l’ispirazione, l’idea di scrivere questo romanzo?

Leggendo il riassunto degli atti d’inchiesta per la morte del protagonista.

Nel suo racconto i fatti, gli eventi, i personaggi emergono dal racconto dal vivo?

No, il mio è un racconto descrittivo, fedele però al vivere del tempo. Il racconto si snoda in terza persona, la descrizione è viva, fa parte dei pensieri dei personaggi che man mano si affacciano alla ribalta, per primo Reimpert, conte di Flavon.

Mi dica per sommi capi la trama e lo svolgersi di questa storia.

L’antefatto riguarda una pietra miliare nella storia di Molveno ed Andalo ed è la posa della prima pietra della Chiesa di S. Vigilio (ora Chiesa cimiteriale), con la presenza del Principe Vescovo Enrico II, dell’ordine dei frati-cavalieri di S. Maria di Gerusalemme conosciuti già allora, in Italia e in Germania, come Ordine dei frati-cavalieri Teutonici. Enrico II è anche cancelliere dell’Imperatore Rodolfo d’Asburgo.
La nuova chiesa sorgerà sui prati di Truc ed il sedime è donato dal ricco possidente molvenese Bonaccursio. Per l’occasione sono presenti quasi tutte le famiglie antiche di Andalo e Molveno, anche i fittavoli dell’emergente Mainardo, Conte del Tirolo.
Con loro ci sono pure gli allodieri, cioè i proprietari di terreni liberi da signoria.
Nei successivi capitoli ci imbattiamo nei coprotagonisti e sono molti. Due nomi risaltono: Minria vedova del Conte Aldrighetto di Flavon e madre di Reimpert il protagonista; e Nostra di Castel Terlago, la bellissima e biondissima figlia di Francesco e Mabilia che andrà in sposa a Reimpert.

Come è suddiviso il romanzo?

Il romanzo è suddiviso in tre parti e abbraccia un cinquantennio.

E’ possibile avere qualche altra anticipazione?

Non è proprio possibile, altrimenti toglierei ai lettori il fascino  della sorpresa, ma ti assicuro che il protagonista si imbatterà coi personaggi della grande Storia d’Italia e d’Europa.

Ha intenzione di farne un seguito?

Non lo ritengo proprio, data la mia veneranda età.

Un paio di motivi per cui uno dovrebbe leggere il suo romanzo storico?

I motivi e le ragioni sono molteplici ma la mia intenzione è quella di dimostrare che il Mondo è sempre lo stesso, con luci e tenebre, con le sue virtù e i suoi limiti. Il libro è una fotografia di quel tempo e ci immerge nel vissuto di allora, senza enfasi ma anche senza sconti. Ci aiuta a ripercorrere un periodo poco conosciuto. In quel tessuto storico, ben diversi erano i motivi del contendere, essi vanno al di là delle contrapposizioni nazionali, frutto di ideologie allora del tutto sconosciute. Quel periodo mette in evidenza la crisi del Papato e dell’Impero le colonne portanti della tanto ora sospirata unità europea

A chi dedicherà il romanzo?

E’ evidente, alla mia amatissima e indimenticabile moglie Carolina Giordani, che è sempre nei miei pensieri.