Greta Oldoni (attrice)                                Milano 12.5.2022

                               Intervista di Gianfranco Gramola

Essere felice penso sia l’ambizione più grande. Essere in pace con me stessa e affrontare la vita, il lavoro, l’amore sempre con serenità, trasparenza e verità.

(foto di Paolo Stucchi)

Contatti: info@donatellafranciosi.com

Greta Oldoni è nata a Milano nel 1985. Greta si è formata sulle tavole del palcoscenico e ha frequentato diversi workshop e laboratori teatrali. Nel 2005 ha cominciato con il laboratorio teatrale con Claudio Marconi presso la compagnia di Milano Quelli di Grock e, negli anni successivi, ha studiato con una serie di maestri. Ad esempio è stata allieva-attrice del Quarto Campus Teatrale Internazionale Progetto Cechov tenuto dalla compagnia An-thema di Luca Ferri (Udine). Ha inoltre studiato danza contemporanea con Franca Ferrari e Tino Schepis presso il Cimd di Milano. Da Novembre 2010 a Luglio 2011 è stata iscritta al Primo Anno Attori presso la Scuola d'Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano. Dopodiché ha alternato corsi di danza contemporanea a laboratori teatrali, studiando, fra le altre cose, la Commedia dell'Arte. Nel curriculum di Greta Oldoni ci sono anche esperienze televisive. Tutto è cominciato per lei nel 2011, anno in cui è stata uno dei protagonisti della puntata pilota della sitcom La deriva del panda. Nel 2014 è stata coprotagonista del programma Rotte del Mediterraneo per il canale sky Marco Polo. Oltre ad apparire in video musicali e spot pubblicitari, l'attrice ha recitato in due cortometraggi: Exposé di Eleonora Cremascoli (di cui è stata protagonista) e La civetta cieca di Mamel Nategh (sempre nel ruolo della protagonista). La grande popolarità arriva nel ruolo di Fiorenza Gramini, uno dei personaggi della soap Il Paradiso delle Signore. Oltre a recitare sa anche danzare e pratica diverse discipline sportive, fra cui il nuoto, la ginnastica, il pilates, la corsa e lo yoga. Ha anche imparato a giocare a pallacanestro e pallavolo ed è una brava burattinaia.

Intervista

Il 5 maggio è uscito il film “Criminali si diventa”. Qual è il tuo ruolo e come ti sei preparata per interpretarlo?

E’ uscito il 5 maggio e in questo periodo stiamo facendo tutta una serie di promozioni e proiezioni con il cast artistico  con i due registi, quindi è un bellissimo momento. Io interpreto il ruolo di Sabina, che all’interno della storia è colei che si impone come primo ostacolo verso questo gruppo di scalcagnati, di ladri improvvisati. E’ stato molto interessante anche se era un piccolo ruolo, però un ruolo  fondamentale della serie “non ci sono piccoli personaggi, ma piccoli attori”. E’ stato molto interessante, ma non voglio anticipare nulla, però è una femminilità diversa da quella che siamo abituati a vedere nei film, soprattutto nelle commedie. Infatti la forza di questo film secondo me è che i ruoli di potere sono vissuti dalle donne. Quindi c’è questo aspetto molto bello per me in quanto donna.

Com’è nata la passione per la recitazione? Hai artisti in famiglia?

Io vengo da una famiglia dove non ci sono artisti e non ce ne sono mai stati. Mio nonno cantava in un coro di alpini, ma era una cosa amatoriale. I miei genitori hanno sempre lavorato in ufficio, quindi niente di artistico. Mia mamma però è molto brava a disegnare quindi un po’ di creatività c’è sempre stata in famiglia. La mia passione per la recitazione è nata nel periodo dell’università, io ero una ragazza molto timida e un mio amico che già frequentava un corso di teatro, mi disse: “Ma perché non frequenti qualche corso, così magari ti confronti un po’ con le tue passioni, con le tue emozioni”. A me il teatro piaceva molto da spettatrice e in quell’occasione ci fu una piccola scintilla dentro di me, ma era un po’ troppo presto. Io ho conosciuto il teatro  in maniera professionale dopo 5/6 anni. Sono entrata nella scuola teatrale di Paolo Grassi e ho fatto soltanto un anno perché sono stata bocciata. Ero abbastanza grande ed ebbi la fortuna di entrare in una compagnia di teatro a Perugia, che si chiamava “Occhi sul mondo” e ho iniziato il mio percorso di studio personale, interessandomi e avvicinandomi a quei maestri che mi dicevano qualcosa, che mi potevano dare qualcosa.

Da bambina, cosa sognavi di fare da grande?

La calzolaia (risata). Nella casa dove sono nata, c’era uno sgabuzzino dove mia  madre teneva le scope e le scarpe e a me piaceva impilare le scatole delle scarpe in questo micro luogo che per me diventava il mio negozio di scarpe e mi piaceva proprio il gesto che facevano i calzolai che vedevo spesso nelle botteghe, cioè di prendere le scarpe di sotto e portarle sopra.

(foto di Paolo Stucchi)

Con quali miti dello spettacolo sei cresciuta?

Io sono innamorata di Jeanne Moreau, che trovo stupenda a livello artistico, ne “La notte” di Michelangelo Antonioni e in “Jules e Jim” di Francois Truffaut. Adoro anche Meryl Streep, un mito proprio, perché è una donna che ha saputo interpretare tantissimi ruoli diversi, anche molto grotteschi, però dandovi sempre una veridicità  incredibile. Gian Maria Volontè mi ha sempre affascinato per il suo modo di studiare e prepararsi ad interpretare i vari personaggi in maniera quasi giornalistica e questo chiaramente poi si vedeva nell’espressione dei suoi personaggi. Monica Vitti per tutta la sua complessità umana. Poi voglio pensare alla regista Lina Wertmuller che per me è sempre stata una forza incredibile come donna, intelligente e sensibile allo stesso tempo.    

Il mondo dello spettacolo era come te lo immaginavi o hai avuto delle delusioni?

Devo essere sincera, finora sono stata molto fortunata, perché sia ne “Il Paradiso delle signore” dove ho trovato un’accoglienza e una familiarità con tutte le persone che ci lavoravano, sia davanti che dietro le telecamere, ma anche nel film “Criminali si diventa”, con i due registi Luca Trovellesi e Alessandro Tarabelli, è stato amore a prima vista. Per ora è andato tutto bene, nel migliore dei modi.

Cinema, televisione, teatro. In quali di questi ambienti ti senti più a tuo agio, o pensi di dare il meglio?

Vorrei essere “poliamorosa” con tutti, nel senso che ogni parte della recitazione è interessante e può essere motivo di studio per ogni attore. Per cui il teatro da una cosa, il cinema un’altra, essere sul set di una fiction ne dà un’altra ancora. Per cui mi sento che in ogni luogo sono sempre in fase di studio, di ricerca.

Hai fatto tanti lavori, però sei diventata più famosa interpretando Fiorenza Gramini ne “Il Paradiso delle signore”. Quando hai letto il copione, cos’hai pensato di questo personaggio che dovevi interpretare? Vedi delle affinità che appartengono anche a te?

La prima volta che ho letto il copione ho detto: “Mamma mia, adesso come faccio?”. Fiorenza Gramini è una persona spesso proprio agli antipodi da me e infatti la cosa bella quando vengo fermata per strada dalle persone mi dicono: “Sei diversissima dal tuo personaggio” e per me è un gran motivo d’orgoglio, perché essere riusciti ad interpretare un qualcosa di così lontano da me, sia per estrazione sociale, sia per carattere, mi rende orgogliosa di come sono riuscita ad interpretare questo personaggio.

Oltre al talento e alla bellezza, quanto conta la fortuna nel tuo lavoro?

Io credo che in generale la fortuna conti nella vita. C’è una fortuna di cui in qualche modo siamo noi gli artefici. La vita di un attore è costellata di momenti di vuoto e di solitudine, fra alti e bassi. Nei momenti bassi, dove a volte è difficile anche credere in noi stessi, perché nel momento in cui hai un vuoto lavorativo, l’attrice comincia a farsi delle domande su di sé e sul proprio futuro chiaramente. Però io credo che questi momenti siamo necessari per creare quella fortuna di cui noi siamo gli artefici, ovvero seminare, studiare e non perdere il tempo che comunque nel bene e nel male è quello che abbiamo nel nostro lavoro.

A chi vorresti dire grazie?

Un grazie vorrei dirlo alla mia famiglia, perché non mi ha mai ostacolato in nulla, né nel lavoro né nella altre mie scelte, lasciandomi carta bianca nelle mie decisioni. Non mi hanno mai imposto un lavoro  e questa cosa è bellissima e l’apprezzo molto. Però quando ero alle superiori e ancora il teatro non c’era, chiesi a mio padre: “Papà, come faccio a scegliere il lavoro che vorrò fare? Scelgo con la testa o cerco un lavoro più remunerativo o lascio decidere al cuore?”. E lui mi rispose: “Scegli con il cuore e non sbaglierai mai”. E così è stato, quindi grazie a mamma e papà sicuramente. E anche a chi ha creduto in me.

Un tuo pregio e un tuo difetto?

Non sono io a doverlo dire e non mi piacciono le auto definizioni.

Hai dei complessi?

Sono una persona molto timida e il confronto con le persone, per quanto mi piaccia tantissimo, spesso è un qualcosa che costruisco lentamente. Non sono una persona super aperta fin da subito, mi piace entrare in contatto con la persona piano piano, in punta di piedi.

Com’è il tuo rapporto con i social?

Pubblico foto, storie ma lo faccio veramente di rado. Non li sento connessi a me, ma  è una cosa che faccio perché nel mondo di oggi, potrebbe essere un punto a favore, cioè l’autopromozione, la comunicazione. Ma è una cosa che non mi attira più di tanto.

Quali sono le tue ambizioni?

Essere felice penso sia l’ambizione più grande. Essere in pace con me stessa e affrontare la vita, il lavoro, l’amore sempre con serenità, trasparenza e verità.

L’ultima volta che hai pianto e perché?

Piango molto spesso e mi succede anche dopo giornate meravigliose, tipo di ritorno con il treno, ho dei nodi interiori, come se le delusioni di certe giornate si sciogliessero. Credo che piangere sia una cosa meravigliosa, è uno sfogo sia fisico che emotivo e quindi lo sfogo nel piangere va lasciato.