Lea Massari (attrice)       Roma 6.6.1999

                      Intervista di Gianfranco Gramola  

Una diva molto discreta

 

Anna Maria Massatani, in arte Lea Massari, è nata a Roma il 30 Giugno 1933. Il suo debutto è niente meno che con il maestro Mario Monicelli che, letteralmente folgorato, le offre il ruolo della ribelle e passionaria Agnese in "Proibito" (1954), con Amedeo Nazzari. Attrice drammatica, si trova perfetta accanto a un'infelice Monica Vitti in “L’avventura” (1960) di Antonioni. L'anno successivo, viene diretta dai due dei re del cinema italiano: Sergio Leone in “Il colosso di Rodi” e  Dino Risi in “Una vita difficile” con Alberto Sordi, Silvana Mangano e Vittorio Gassman, ma il David di Donatello come miglior attrice protagonista lo vince per il film “I sogni muoiono all’alba” (1962), mentre a teatro, è la prima Rosetta del "Rugantino" di Garinei e Giovannini, accanto a un indimenticabile Nino Manfredi, Aldo Fabrizi e a Bice Valori. Nel 1965, viene diretta in “Le soldatesse”, poi ben due film con Nanni Loy e uno con Carlos Saura. Compagna di set di attori internazionali come David Niven e Ben Gazzara, e la neonata televisione la reclama fra i suoi ranghi e le affida il ruolo della Monaca di Monza nello sceneggiato “I promessi sposi” (1967) di Sandro Bolchi, cui seguiranno I fratelli Karamazov (1969). Il suo modo di recitare così anomalo, tanto distaccato da apparire eterea e sublime, mai affannosa, riesce a colpire gli italiani e soprattutto i nostri cugini francesi che cominciano a corteggiarla. Di classe, affascinante, profonda e cupa, li intriga enormemente. Comincia il suo periodo francese, dove sarà la partner di Yves Montand, Michel Serrault, Iean paul Belmondo, Jean Louis Trintignant e tanti altri. Nel 1970, è il terzo incomodo nella relazione fra Michel Piccoli e Romy Schneider nella pellicola “L’amante”. Poi l'anno dopo interpreta il personaggio più bello della sua carriera, quello scomodo dell'incestuosa Clara, la madre di “Soffio al cuore”. Iniziano gli anni del successo della Massari, che interpreta “La corda alla lepre attraverso i campi” (1972), L’uomo che non seppe tacere” (1972) e “Un battito d’ali dopo la strage” (1973). Segue poi “La prima notte di quiete” (1972), accanto a Alain Delon e Alida Valli. È lei la più intensa, straordinaria e insuperabile “Anna Karenina” (1974) dopo Greta Garbo e tanta eccellenza non può non essere omaggiata dalla Francia che la sceglie come membro della Giuria di Cannes nel 1975. Francesco Rosi le offre l'opportunità di recitare in Cristo si è fermato a Eboli (1979), accanto a Gian Maria Volonté e Irene Papas dove riceve il Nastro d'argento come Miglior attrice non protagonista per il ruolo di Luisa Levi. E se non fosse stato per “Segreti segreti” (1985) di Giuseppe Bertolucci, nel ruolo della madre di Lina Sastri, Parigi ce l'avrebbe portata via per sempre. Oltre che attrice, la Massari, è stata anche sceneggiatrice del film di Marco Leto, tratto dal romanzo di Simone De Beauvoir, “Una donna spezzata” (1988), poi, poco stimolata dal cinema italiano, decide di ripiegare a vita privata. Nel 1990, recita nel suo ultimo film “Viaggio d’amore”, con Omar Sharif e infine si ritira nella sua villetta in Sardegna, con i suoi amatissimi cani e conduce gli anni della pensione come attivista per la Lega per l'abolizione della caccia, accanto al marito e senza figli. Lea Massari è ricordata per la qualità sorprendente della sua recitazione e le sue inconsuete interpretazioni antidivistiche, oltre che per la sua bellezza.

Ha detto

- L'animale è l'uomo. Anzi più di un uomo. Non ha i suoi difetti, l'invidia, l'interesse. E' un uomo divinizzato.

- Trent'anni fa a Dubrovnik, in Jugoslavia, con mio marito, cacciavamo la lepre. Per me era la prima volta, perché non avevo mai sparato alla lepre. Sentii un fruscio e sparai d'istinto. Credevo fosse una lepre, invece era un coniglietto. Mi morì mentre lo stringevo in petto e io sono morta con lui. Mi sentivo una stronza.

- Mio padre era cacciatore. La caccia era una cosa del tutto naturale in casa mia. Io andavo a caccia con mio padre. Sparavo benissimo. A 18 anni mi comprai il primo sovrapposto. Mi piaceva far vedere agli uomini che ero più brava di loro. Provavo un piacere immenso. Poi avvenne la folgorazione… Da quella volta che coniglietto,  non ho sparato più nemmeno al piattello.

- Si, ci sono dei giorni in cui io sento proprio il bisogno di una bistecca. Però sto molto bene. Io sono guarita da un sacco di malattie da quando non mangio più carne.

- Ho passato la vita a litigare con impresari teatrali e cineproduttori che non volevano capire la mia necessità di fuga. Le penali, che incubo, però appena potevo, decollavo. Grazie a mio marito pilota e ai suoi sconti aerei.

- Sono andata a scuola dalle suore e ho subìto il loro magistero rarefatto, senza attenzioni per il mondo esterno. Scongiuro gli istituti religiosi di cambiare modello educativo. Il Creato non comprende forse piante e animali?

Curiosità

- E’ figlia di un ingegnere ed è sposata con l’ex pilota dell’Alitalia, Carlo Bianchini.

- Ha iniziato nel mondo dello spettacolo come aiuto scenografa di Piero Gherardi.

- Ha un buon rapporto con la natura e con la musica (Ravel, Brahms e Stravinskji).

- E’ stato dato il suo nome ad una rosa rosso arancio, “la floribunda Lea Massari”.

Intervista

E’ nella sua abitazione di via Castiglion Del Lago, nella zona nord di Roma.

Lea, sei romana de Roma, vero?

Si! Sono nata a Monteverde vecchio, nel 1933, poi ho vissuto alcuni anni nella zona Prati, cioè dietro il famoso Palazzaccio (palazzo di Giustizia, ndr.) e poi per molti anni ai monti Parioli, che allora era ancora campagna. Il giorno che sono nata, il 30 giugno del ’33, sul periodico in dialetto romanesco Rugantino c’era scritto: ” Stamattina è nata una bambina che si chiama Massatani Anna Maria ”. Da qualche parte ce l’ho ancora ‘ sto giornale.

Anche la zona Prati era campagna.

No! Prati era gia un vero quartiere. Il Parioli si stava formando. Noi avevamo sotto casa l’orto di guerra. Noi ci affacciavamo sul balcone e invece di vedere palazzi, vedevamo orti di guerra. Questo abitando in via Parioli. Lì ci sono stata per ben 27 anni. Poi mi sono spostata e sono andata a vivere in un posto più vicino all’aeroporto, perché mio marito era pilota. Devo dire che la Roma di una volta, per me era come un amante, perché gli volevo molto bene. Era tutto meglio di adesso, perché l’esplosione demografica e tutto ciò che ne consegue, purtroppo, porta molte ma molte conseguenze. L’età avanza, si diventa meno forti, meno resistenti e si perdono alcune capacità della sopportazione delle cose. La città è stata invasa completamente da suoni, canti, rumori di ogni genere, la notte non si dorme più ed è veramente una cosa terribile oggi Roma. Noi siamo dovuti scappare via da Roma,  per i rumori notturni, per le tante orchestre e concerti con i suoi decibel esagerati. Siamo scappati in campagna. Io sono profondamente romana, amo Roma, purtroppo ho dovuto lasciarla e rifugiarmi nell’orvietano, nelle campagne bellissime che stanno intorno ad Orvieto.

Quindi il tuo rapporto con Roma è di amore – odio, se ho capito bene.

Con Roma il mio rapporto è molto conflittuale. Ci vado solamente in certe occasioni, quando mi chiamano in televisione per parlare di animali, per difenderli, perché è il mio mestiere e la mia passione. Ma ormai in città ci metto piede pochissimo. Nei mesi estivi siamo completamente assediati dall’Estate Romana. E’ stata questa manifestazione che ci ha cacciati via da Roma. Io capisco e sono completamente d’accordo nell’incentivare il buon umore nelle classi dei giovani. Ma bisognerebbe rispettare le persone anziane, che hanno lavorato tutta una vita e  hanno dovuto sopportare con i propri mestieri tante difficoltà quotidiane. Mio marito è stato pilota do aerei per 40 anni e ha sopportato tutti  i fusi orari, di caldo, di freddo ed io lo stesso con il mio mestiere che è stato durissimo e ho dovuto sopportare tutto. Poi siamo andati volutamente in pensione. Era l’83 e il risultato è che invece di goderci la città eterna da pensionato, siamo dovuti scappare via da questa meravigliosa città, dalla nostra città. E questo mi è molto dispiaciuto. Con Roma, lo dico con l’amaro in bocca, il mio rapporto è molto conflittuale e questo non ne ha colpa la città, ma i suoi abitanti.  

A proposito di romani, quali sono i loro pregi e i loro difetti?

I romani sono come i milanesi, perché Roma si è tutta imbastardita, si è tutta alterata. Io sono figlia di romani, per diverse generazioni da parte di mio padre e da parte di mia madre sono di origine umbra. Allora in me c’è una discrepanza enorme. Una parte di me lotta in antitesi con i romani e con la loro prepotenza, la loro simpatia e l’apertura con le persone, ma anche con l’atteggiamento molto strafottente dei romani. Dall’altra parte io sono anche etrusca e quindi con tutti risentimenti degli etruschi nel confronto dei romani.

Se tu avessi la bacchetta magica, cosa faresti per migliorare Roma?

Prima di tutto ritornerei negli anni ‘700 e allargherei le strade, come si è fatto a Parigi, con la prospettiva architettonica e le prospettive delle strade, dei viali, dei boulevard, di tutte le piazze e di tutto quello che c’è nel centro di Parigi. Annullerei le strettoie e metterei il divieto di passare alle macchine. Roma, data la grandezza, lo spessore, la disponibilità delle strade, dato il sovraccarico del traffico, assolutamente inaccettabile per quelle strade che non sono strade, ma piccoli vicoli, non possiede le grandi strade che invece hanno altre città. Qui stiamo peggio che a Venezia. Io ho sempre amato Roma e ho sempre avuto macchine piccole per girarla meglio. Io ho avuto in vita mia la bellezza di ben 6 Fiat 500 e ho sempre circolato per Roma con questo tipo di macchina, altro che Mercedes. Oggi ho una “Pandina” e girando per Roma trovo molte difficoltà, molti ostacoli e non riesco a vivere a Roma. Questo vuol dire che le strade, se fossero state pensate in maniera più ottimale per un prossimo futuro o più lontano futuro sarebbe tutto più bello adesso. Oggi le strade non bastano più, sono tutte intasate dalle macchine e non c’è un vigile  in giro che tenga in ordine il traffico. Vicino a dove abito io c’è una via dove ci sono macchine parcheggiate sia a destra che a sinistra e quindi la strada è una specie di strettoia, di vicoletto e ci passi a malapena con una macchina. Roma è una città dove non esistono parcheggi sotterranei o quei pochi che ci sono non sono sufficienti e non bastano nemmeno ad una città come Perugia. Di garage non ne parliamo, perché non esistono.  I mezzi pubblici non ne parliamo. Delle persone che vengono a casa mia mi raccontano che ci sono certi bus che passano ogni 30 minuti. E’ una cosa scandalosa aspettare così tanto per prendere un mezzo pubblico. Io non li prendo più i mezzo pubblici, anche per l’età. Poi i mezzi sono agibili e l’altra metà sono dei catorci. Allora l’unica cosa che bisognerebbe fare, soprattutto per il centro, è far rispettare i cartelli e i divieti tipo quello dove c’è scritto che l’entrata è solamente per chi ci abita. In realtà ci passano tutti, parcheggiano tutti. Tutti hanno il permesso di entrare nel centro storico e ci sono abusi di tutti i tipi da parte di tanti. Allora quello che voglio dire è che Roma non è più una grande città, è una città composta da tanti furbetti che dicono di amarla ma in realtà la sfruttano e la deturpano. Io amo la mia città con tutte le mie forze, ma io non amo il parcheggio Roma.

Un tuo sogno nel cassetto, Lea?

Ho dei ricordi della mia infanzia con Roma sotto la neve, la mano nella mano di mio padre e di mia madre, mentre andavamo a mangiare da parenti, sotto Natale. Queste bellissime e grandissime riunioni o meglio ritrovi di parenti nei posti che avevano spazi e silenzi, come i boschi. Ecco, mentre la città non ha più spazi, né silenzi, oggi i boschi sono completamente privi di uccelli che sono stati sterminati dai fucili e dagli anticrittogamici e dai vari veleni. I boschi intorno a Roma e non solo a Roma, che una volta erano pieni di vita, oggi non hanno più niente, sono silenti.