Marcello Guarducci (ex nuotatore)  Roma 25.5.2010

                    Intervista di Gianfranco Gramola

Un’ex atleta trentino con l’ambizione di rendere lo sport  libero dal doping

 

Per scrivere all'atleta trentino, l'e-mail è marcello.guarducci@fastwebnet.it 

Marcello Guarducci è nato a Trento l’11 luglio del 1956 e fu, probabilmente, il primo atleta italiano a conquistare una certa popolarità grazie al nuoto. Prima di lui si conoscevano Paolo Pucci, esperto nelle brevi distanze, Angelo Romani, abile nei 400 e negli 800 sl. e Carlo Pedersoli, primo connazionale a nuotare i 100 sl sotto il minuto, che prenderà il nome d'arte di Bud Spencer. Nativo di Trento, si trasferì a Roma e poté esercitare la sua attività sportiva grazie al Gruppo Sportivo Carabinieri. Qualche mese prima di arruolarsi aveva già fissato il nuovo record italiano (il primo di una lunga serie). Nel 1976, alle Olimpiadi di Montreal, raggiunse le finali dei 100 e 200 sl, nella prima entrò con il secondo tempo finendo per classificarsi quinto (con il tempo di 51.70) nella gara vinta da Jim Montgomery con il record del mondo di 49.99. Quella che doveva essere la grande occasione di Guarducci, Mosca 1980, fu invece vanificata dal boicottaggio: furono esclusi tutti gli atleti facenti parte di organi militari. Si ripresenterà a Los Angeles 1984, per un totale di tre partecipazioni olimpiche. Gareggiò per il Centro Sportivo dei Carabinieri dal 1975 al 1983, e fece la sua ultima apparizione in nazionale nel 1987 in Coppa Europa. Si ritira definitivamente nel 1988 e l'anno successivo diviene tecnico. È stato per diverso tempo atleta Master, partecipando anche ai campionati del mondo. Oggi è a capo di una scuola di nuoto a Roma, dove vive con la moglie Raffaella ed il figlio Francesco.

Nel suo palmares vanta ben 12 medaglie d’oro - 7 individuali e 5 in staffetta tra Giochi del Mediterraneo ed Universiadi.
- 5 medaglie d’argento - 1 individuale e 4 in staffetta tra Mondiali, Europei e Giochi del Mediterraneo.
- 6 medaglie di bronzo - 3 individuali e 3 in staffetta tra Mondiali, Europei e Giochi del Mediterraneo.
- 16 primati italiani individuali stabiliti tra 100 e 200 stile libero.

Intervista

Com’è nata la passione per il nuoto, chi te l’ha trasmessa?

Un po’ naturalmente e un po’ da tradizione di famiglia, mio padre ha fatto parte della stessa società da ragazzo la Rari Nantes Trento, e mia zia da parte di mia madre è stata vice campionessa italiana nei 100 dorso.

Chi sono stati i tuoi maestri?

Il primo istruttore che ricordo (avevo circa 5 anni) era Nane Depità, ma il mio allenatore che mi ha portato ai primi risultati di rilievo (Olimpiadi di Monaco ’72 a 16 anni) è stato Ezio Della Savia,

Ai tempi d’oro, chi era il tuo rivale più agguerrito? E il tuo idolo?

J. Montgomery (USA) Peter Nocke (GER) e I. Woithe (DDR).

Nelle prime gare, temevi di più il giudizio di mamma o di papà?

I miei genitori non davano giudizi erano contenti se io ero soddisfatto dei miei risultati. Loro non sono mai stati pressanti tutt’altro.

Hai vinto parecchi premi. A chi li hai dedicati?

A  volte a mia sorella Paola, che non godeva di ottima salute in quel periodo, a mia moglie e a mio figlio in fine carriera.  

Ho letto che hai realizzato 16 record. A quale sei più legato?

Senza dubbio quello Europeo  nei 100 sl.

Quasi tutti gli sportivi hanno un soprannome, un nomignolo. Il tuo qual’era?

All’inizio 17-18 anni, era bip bip da una maglietta, poi nessuno.

Qual è stato un’incontro che ti ha cambiato la vita?

Senza dubbio quello con mia moglie Raffaella.

Qual è stata la tua più gran soddisfazione in campo sportivo?

Essere stato definito a dagli allenatori delle nazionali di allora  l’atleta con la migliore tecnica di nuotata nello stile libero veloce. Poi  il 4° posto ai Mondiali e il 5° alle Olimpiadi nei 100 sl

Cosa hai sacrificato per arrivare al successo professionale?

Gli amici di infanzia a causa del trasferimento da Trento a Roma nel ’73, e la mia famiglia le mie sorelle.

Ma i tuoi genitori che futuro sognavano per te?

Mio padre mi ha sempre detto di cercare di fare una cosa che mi piaccia ma che mi permetta di mantenere la mia famiglia, non mi ha mai chiesto di diventare avvocato o altro, solo di applicarmi al meglio.

Che lavoro facevano i tuoi genitori?

Avevano un’azienda  che produceva e vendeva abiti e abbigliamento per bambini  e professionali per alberghi, ristoranti, bar, camici, grembiuli da scuola ecc..

Attualmente di cosa ti occupi?

Collaboro con la Robel una ditta di costumi romana e faccio consulenze per impianti sportivi, direzioni tecniche e gestionali.

Il complimento più bello che hai ricevuto?

Essere ricordato ancora adesso per essere stato un’atleta e un ragazzo con i piedi per terra.

Hai un sassolino nella scarpa che vorresti toglierti?

Si! Ne ho un paio, ma non posso dirli, meglio evitare eventuali querele.

Sei sposato con una romana?

Si! Sono sposato dal 1981 con Raffaella e mio figlio Francesco, che ha 27 anni, sta finendo il dottorato di ricerca in Ingegneria Areospaziale.

Quali sono le tue ambizioni?

Poter  per quanto possibile rendere lo sport  libero dal doping.

Un tuo vizio e una tua virtù?

Dire sempre quello che penso e l’essere coerente.

Hai un sogno nel cassetto?

Un mio sogno nel cassetto è gestire un mio impianto sportivo.  

Hai mai pensato di scrivere un libro autobiografico?

Si! Ho anche buttato giù qualcosa ma poi era troppo vero e avrei potuto anche involontariamente nuociuto a persone e a istituzioni e quindi ho desistito.

Progetti?

Prossimi un paio che spero si realizzino a breve.   

Come ricordi la tua infanzia trentina?

Avendo vissuto fino 17 anni a Trento quelli classici, dell’asilo della scuola, la prima cotta, la passeggiate  in montagna, il lago di Caldonazzo e via, ancora molto vivi anche se lontani.

In che zona abitavi?

Trento sud in via Palestrina in piena campagna, poi riempita di palazzi.

Com’è attualmente il tuo rapporto con Trento?

Ho ancora la mia famiglia e ci passo spesso dei periodi di vacanza.

Le scuole le hai fatto tutte a Trento?

Fino alla II° geometri a Trento poi a Roma, diplomato mi sono iscritto ad ingegneria ma dopo due anni ho dovuto rinunciare a causa dei mie lunghi periodi di allenamento all’estero.

Cosa ti piace di Trento e viceversa?

Trovo che la sua “provincialità” sia più un pregio che un difetto per via del carattere della gente trentina che sa essere dura ma anche generosa, anche se poco aperta. Ho trovato trentini in tutte le parti del mondo che fuori si sono distinti per estrosità e dinamicità ma che in città avrebbero difficilmente potuto esprimere.

Hai lasciato degli amici in quel di Trento?

Ho lasciato tutti non per scelta ma perché mi ci sono trovato. A causa dell’austerity avevano chiuso la piscina di Trento e la Federazione ed il Coni mi misero al centro di preparazione olimpica all’Acquacetosa. La mia famiglia mi ha consentito quella scelta, è stata dura anche perché qui a Roma non conoscevo nessuno, facevo il pendolare una volta al mese per tornare dai miei e da Thamara, la mia ragazza di allora.  

Nostalgia del Trentino?

La  nostalgia era ed è grande, ma oramai sono romano da quasi 40 anni. Diciamo che ogni tanto mi mancano le montagne. Comunque tre o quattro volte l’anno ci torno.

Adesso che vivi a Roma, cosa ti manca del Trentino?

Senza dubbio l’aria pulita e l’efficienza.

Un domani pensi di stabilirti nella tua Trento o rimarrai nella città eterna?

Salvo imprevisti rimarrò nella città eterna.

Quando ti sei stabilito a Roma e in quale occasione?

Dicembre ’73 per stabilirmi al centro di preparazione olimpica dell’Acquacetosa.

Come ricordi l’impatto con questa grande città?

La sua vastità e le sue bellezze erano da mozzafiato.

Quali sono state le tue abitazioni romane e attualmente in che zona di Roma vivi?

Fino al  1981 all’Acquacetosa in via di Grottarossa dal 1981 al 1984, 2 anni a Verona e dal 1986 nuovamente a Roma, a Montesacro, dove risiedo ancora.

Attualmente com’è il tuo rapporto con Roma?

Come per tutti i romani di odio e amore. Vorremmo tutti una città più efficiente più pulita, più a misura d’uomo, con meno traffico, ma poi ci rendiamo conto che è bella anche così con la calca, con le file, con la marea di turisti, con i suoi colori e i suoi angoli speciali.

Com’è il tuo rapporto con la cucina romana? Trattoria preferita?

Ottime tutte le paste asciutte direi. Le trattorie? Quelle caserecce con le fettuccine belle ciccione.

C’è un angolino romano che ami particolarmente?

Il Pincio, perché ha una vista mozzafiato.

Cosa ti manca di Roma quando sei lontana per lavoro?

I suoi colori e la sua indifferenza al passare del tempo.

Come trovi i romani?

Spesso troppo maleducati e caciaroni, ma allegri e positivi anche nelle difficoltà.

Qual è il fascino di Roma, secondo te?

Se ti metti a guardarla veramente, assapori la storia, la cultura, l’arte, gli anni e i secoli, ma è sempre  ancora lì e vorresti adeguarti e smettere di correre. Sarebbe bello, ma poi come campi.

Cosa ti dà più fastidio di Roma?

Le strade, la sporcizia, l’inefficienza, la mancanza di senso civico dei cittadini e delle sue istituzioni. Roma ha l’80 % del patrimonio Archeologico e culturale del mondo e non sa valorizzarlo.

In quale Roma del passato ti sarebbe piaciuto vivere e nelle vesti di chi?

Durante l’impero, nelle vesti di Adriano. Mica poco no?

Come vivi la Roma by Night?

Ormai da lontano vista l’età, ma in passato giravo quasi tutti i locali alla moda.

Nei momenti liberi in quale zona di Roma ami rifugiarti?

Con una moglie laureata in lettere con indirizzo Archeologico, ogni  passeggiata è un’occasione per visitare o rivisitare parti di Roma che ha dei reperti archeologici o artistici da ammirare, non ci si annoia mai, il centro senza dubbio.