Maria Teresa Ruta (soubrette)    Milano 25.2.2007

                 Intervista di Gianfranco Gramola  

Una che sogna di fare la valletta a Bonolis e Laurenti

Maria Teresa Ruta è nata a Torino nel 1961. Nel ’75 partecipa ai concorsi di bellezza e lavora come fotomodella, attrice di teatro e controfigura delle star. Esordisce in Tv in spettacoli quali “Buonasera con…i fratelli Giuffrè – Musicomio – Signorine grandi firme”. Poi per la Rai conduce “Chewing Gum” cui seguono “Fresco Fresco, Italia sera, Calcissima, Caccia al 13” e vari programmi per emittenti locali. Continua con “Italia mia – La Domenica sportiva (con Sandro Ciotti) – Il processo del lunedì (con Biscardi) – Giochi senza frontiere (con Ettore Andenna) -  lo Zecchino d’oro – Uno per tutti – Uno mattina – Uno mattina estate – Vivere bene – Ok il prezzo è giusto, ecc... “. Sposata con il giornalista Amedeo Goria, Maria Teresa ha due figli.  

Ha detto:

- A farmi amare l'uncinetto è stata la mia bisnonna Eugenia, quando avevo 10 anni e frequentavo la quinta elementare.

- Sono molto giocosa e una vera appassionata di Scarabeo.

- Ho sempre avuto paura di volare e allora per distendermi i nervi, porto sempre con me l'uncinetto e proprio lavorando con l'uncinetto ho fatto anche qualche conquista.

- Al gioco del Trivial, l'ultima volta ha perso mio figlio Gianamedeo e per penitenza ha dovuto svegliarsi prima di noi e portarci la colazione a letto per una settimana.

Curiosità

- Il sito ufficiale è www.mariateresaruta.it e l’e-mail mariateresaruta@tiscalinet.it  

- Nel suo sito ufficiale, oltre alla biografia e al suo curriculum artistico e professionale, Maria Teresa Ruta ha uno spazio dedicato alla salute e al benessere, alla bellezza, alla cucina e alle fiabe per i più piccini.

- Ha vinto 8 concorsi di bellezza, tra selezioni e finali, fra questi Miss Muretto, La Modella per l’Arte d’Europa ed il più importante, nel 1976 Miss Mondo Suzuki.

- Maria Teresa ha una zia che porta il suo stesso nome e cognome, nata a Torino nel 1932 e che è stata prima cantante e poi una conduttrice televisiva italiana. Presentò il Festival di Sanremo assieme ad Armando Pizzo.  

- E' testimonial della ANVOLT (Associazione nazionale volontari lotta contro i tumori).     

Intervista

La trovo alla Formass di via De Sanctis, a Cinisello Balsamo, dove come direttrice didattica guida un master di conduttrice televisiva, che si propone di formulare una figura professionale molto richiesta nell’industria dello spettacolo.

Com’è il tuo rapporto con Roma?

Con Roma ho un buon rapporto. Ho avuto la casa nella Capitale dal 1980 fino a quasi il 2000. Andavo avanti e indietro con Milano, dove avevo i miei figli e a Roma ho lavorato tantissimo. La prima casa l’ho avuta in piazza S. Maria in Trastevere, cioè a vicolo del Piede. La prima casa è una parola grossa, perché erano 28 metri quadrati (risata) e quando accendevo la doccia se ne accorgevano tutti i vicini e urlavano “Silenzio, silenzio”, il bagno era un metro per un metro e la doccia era di 90 centimetri e dovevo entrarci di taglio. La seconda casa l’ho avuta in via Monteo, praticamente dive c’è l’ospedale San Pietro e poi ho traslocato in via dei Gracchi, cioè nel rione Prati, che era una casa della sorella di Brando Giordani, che me l’aveva affittata. Dimenticavo che quando stavo in via Monteo ci fu la famosa nevicata dell’85 e io facevo le telecronache per Tele Roma 56 e venne a trovarmi Paulo Roberto Falcao e comincio a nevicare e quindi scendemmo sotto a spingere la mia Fiat Ritmo. Ultima casa, quando conducevo Uno Mattina, stavo lì, proprio di fronte a Saxa Rubra, sulla collina della Flaminia, in via di Quarto Peperino, dove c’è la villona delle sorelle Fontana, dove la signora Giovanna mi aveva affittato, in maniera molto carina, lo scantinato o meglio la tavernetta.

C’è un angolo di Roma a cui sei particolarmente affezionata?

Sicuramente tutta quella zona intorno a ponte Milvio, per arrivare fino a Trastevere, compreso quel pezzo di Lungotevere. Sai perché? Perché andavo avanti e indietro, perché lavoravo già in Rai a fare i primi lavori. Pensa che in un anno ho fatto venti provini e nel 1980 finalmente mi hanno preso, al ventesimo e come ti dicevo prima, andavo avanti e indietro in quella zona per andare a lavorare. Facevo un pezzo di strada con l’autobus che mi portava fino a ponte Milvio e poi andavo al lavoro a piedi, facevo il mercatino e riuscivo a comprarmi i primi vestiti che costavano mille lire, costavano molto poco e poi nei momenti liberi giravo molto viale Trastevere e la domenica puntuale andavo al mercato di Porta Portese, bellissimo e folcloristico che per me era un momento di svago. Ho comprato tante cose, compreso degli abiti da sera. Devo dire che il luogo a cui sono affezionata è la camminata sul Lungotevere che mi è sempre piaciuta tanto.

I romani ti piacciono?

I romani sono molto simpatici a Roma, ma quando escono fuori da Roma e li incontri, non so, nei villaggi turistici sono sbruffoni. Non fanno fare una gran bella figura agli italiani (risata). Sono meno vanitosi i napoletani. Però sono molto generosi, sono molto legati alla loro città. Forse il romano non ama tanto andare fuori, perché si trova veramente bene a Roma, nella loro città.

Cosa ti manca di Roma?

Mi manca sicuramente il clima, le domeniche di primavera che arrivano molto prima a Roma rispetto a Milano. La cucina romana no, perché io vengo dalla cucina piemontese che è una cucina abbastanza ricca e a me piace molto quella del sud. Mi manca il clima e il “famo, se vedemo “, cioè questa serenità nel lavoro. A Milano se tu non produci e se alla fine della giornata non arrivi alla meta ti senti un “fallito”. A Roma non esiste, non c’è questo tipo di sentimento, nel senso che dicono "Lo facciamo domani, ci sentiamo domani", quel maniana brasiliano che è molto bello. Ci vediamo domani non vuol dire alle 12, alle 15 o alle 18, vuol dire ci vediamo e quando capita, capita e quando puoi vieni e quando posso ti ricevo se sono libero, non ti preoccupare, ecc… C’è una sorta di fatalismo e una sorta di serenità.

Nei momenti liberi in quale zona di Roma ami rifugiarti?

Quando sono a Roma vado dal mio parrucchiere (risata), da Michel, magari non ho il tempo di farmi il colore o la messa in piega, però passo da lui, bevo una sua tisana, chiacchiero un attimo e mi sfogo. Lui è un beauty-guru e passo da lui in via Sistina e mi faccio via del Tritone a piedi e via del Corso, dove ci sono sempre dei negozi con dei saldi strepitosi. Qui uno si distrae un attimo. Mi piace anche andare al Pantheon o a Campo de Fiori, però quella che preferisco è piazza Navona, il salotto buono di Roma, come viene definito. In quella piazza passa tutto, potresti stare delle ore seduto su una panchina o al tavolo di un bar e vedi il mondo, gli artisti che fanno ritratti e le caricature, i giocolieri, i mimi, i venditori ambulanti, turisti di tutte le etnie, ecc… Qui uno non si annoia sicuramente.   

Com’è nata la passione per lo spettacolo, Maria Teresa?

Un po’ per caso. Da bambina tutti dicevano che io salivo sui tavoli e cantavo, ma io non me lo ricordo (risata). Poi per combinazione sono andata in discoteca un a sera e lì hanno dato un numerino a tutte le ragazze. Siamo scese in pista e vedendomi ballare mi hanno eletto Miss. Questa era una selezione piccolissima e questa mia fotografia è finita sul tavolo dell’organizzatore generale, che mi ha scelto per rappresentare l’Italia a Miss Mondo Suzuki, nel 1976 e lì ho vinto. Ho vinto clamorosamente, perché c’erano delle ragazze bellissime. Ho vinto perché io ero proprio un pesce fuor d’acqua, sembravo Cenerentola, si vedeva che avevo l’abito prestato, la valigia antidiluviana, non mi ero mai truccata. E tutti ridevano un po’ di questa ragazza italiana, l’unica accompagnata dalla mamma, mentre tutte accompagnate dal manager o dal fidanzato. E da li è iniziata la mia carriera artistica, tra virgolette, che di artistico all’inizio non aveva nulla (risata). Non sapevo neanche come esprimermi, anche se avevo delle doti naturale che sono venute fuori più avanti. A scuola avevo studiato arte ciceroniana, oratoria perché mi piaceva parlare. Pensa che avrei voluto fare la cantante o l’attrice comica a alla fine ho finito per fare l’attrice di teatro e la presentatrice e giornalista, quindi evidentemente non avevo le idee chiare (risata). Però alla fine sono felice così, perché è arrivato tutto un po’ per gioco all’inizio e dopo ho cominciato a studiare seriamente e ad impegnarmi molto a lavorare duramente e i risultati sono stati molto al di sopra delle mie aspettative.

Delusioni?

Tante, caro Gianfranco. Io nel ’90 lasciai la Domenica Sportiva dopo cinque anni. Avevo già in mano il contratto per  Domenica In, quindi cinque anni, cinque Telegatti, la notorietà, la donna dell’anno e tutte queste cose per una Domenica In insieme a Piero Badaloni e a Toto Cutugno. Tutto fatto, il contratto quasi pronto bastava solo firmarlo. C’è stato uno stravolgimento in Rai, cambio di Direzione e salta  quella Domenica In e arriva Pippo Baudo che fa il gioco del castello e non ha bisogno di una conduttrice ma di due subrettine. E io sono restata a casa molto delusa. Altra delusione lavorativa è stata quella dello Zecchino d’Oro. Io l’ho condotto per otto anni. Un anno mi chiedono di andare a fare i Giochi senza Frontiere per una sostituzione immediata, parto e mi faccio tre mesi in Ungheria, dove si svolgevano i giochi. Quindi freddo, stanchezza, lontano da casa e mettici tutto quello che ne segue, era il ’96, torno a casa e a settembre mi dicono che ho fatto Giochi senza Frontiere e Lo Zecchino d’Oro lo fanno presentare a Magalli. Ci sono rimasta molto male. Queste sono cose che la Rai fa anche per ottimizzare i contratti, sono cose normali. Ma galli aveva un contratto e in quel periodo non stava facendo niente e quindi si ottimizzavano le quattro giornate dello Zecchino. Per carità, chiunque può presentare lo Zecchino, ma io erano otto anni che lo presentavo e ci ero molto affezionata, i miei figli lo hanno sempre seguito. Non sono poi delusioni gravi però ci rimasi sicuramente male. Chiamarono però Anna Falchi ma vennero fuori delle foto nude e allora giù polemiche e critiche. Mi chiamo Costanzo e mi chiese come mai non  me lo hanno fatto presentare a me lo Zecchino. Io gli risposi che vorrei saperlo anch’io (risata). Allora Costanzo  mi chiese di venire su Canale 5 a condurre il programma del mattino e io andai subito, senza pensarci un attimo. E quindi ho fatto Vivere bene. Alla fine non ho mai avuto una delusione fine a se stessa nella vita. Se ci sono delle delusioni uno deve capire e deve trovare il modo di capire come superarle. Se hai un problema ci sarà anche una soluzione e se non c’è allora bisogna prendere la vita come viene, pensando come Rossella Hoara: "Domani  una altro giorno…".

Hai mai pensato ad un nome d’arte?

No! Non ne ho avuto il tempo e perché ho vinto il concorso come Maria Teresa Ruta e il nome è rimasto questo.

Hai fatto anche la controfigura delle star, è vero?

Si! Volevo fare il cinema però mi proponevano sempre ruoli spogliati, di nudo e io non me la sentivo di accettarli. Un giorno uscendo da un provino senti dire che cercavano una per fare la controfigura di Barbara Bouchet e io, bionda, capelli lunghi come la Bouchet mi presentai dicendo che ero una stunt woman, una controfigura e sono molto sportiva e so fare tutto. Mi chiesero se so sciare, se so buttarmi in piscina vestita, se so guidare bene, se c’è da fare un cappottamento lo faresti e poi se so fare questo e fare quello e io dicevo si a tutto pur di riuscire ad entrare in quel mondo. Apprezzarono molto il mio entusiasmo, mi presero. Mi feci male, però poco e conservo ancora  una piccola cicatrice di quell’esperienza, però in effetti il cinema non era per me. Ho fatto quasi sempre la controfigura alla Bouchet e poi ho fatto delle piccole particine come attrice. Ho fatto la segretaria di Lino Banfi, poi una delle ballerine del Crazy Horse nel film di Cementano, ecc… Delle piccolissime parti, perché non arrivava mai la mia parte importante, la mia grande occasione.

Il complimento più bello che hai ricevuto e da chi?

Forse quello di Trapattoni, quando io arrivai alla Domenica Sportiva, insieme a Sandro Ciotti e Tito Stagno. Loro mi scelsero, però all’inizio la Rai non vedeva di buon occhio una donna alla Domenica Sportiva. Arrivò il Trap e disse:” Non fate fare la valletta alla Ruta, che è una bravissima giornalista. Io l’apprezzo molto!”. Sono quegli attimi di televisione in diretta che a volte ti cambiano la vita. Un altro complimento fu quello del mitico Sandro Ciotti che mi definì ” Il sorriso che non conosce confini”.

Hanno scritto cose cattive su di te?

Cose cattive, no. A volte travisano e infarciscono una mia frase e la modificano. Io ci sono abbastanza abituata, perché scrivo anch’io e so che a volte alcuni personaggi che intervisti, soprattutto i campioni dello sport, dicono quattro parole in croce e con quelle quattro parole devi scriverci un romanzo e quindi non mi  da fastidio. Però se parlano di cose mie personali e private e ne fanno delle deduzioni allora si che mi danno fastidio. Mi da fastidio quando scrivono cose sbagliate su di me che poi leggono i miei figli o le persone a cui voglio bene. Comunque sono abituata alle critiche. Forse una volta una critica di Aldo Grasso che ha scritto cose cattive di me, però lui è un critico e deve fare il critico che è il suo lavoro. Ha scritto cose terrificanti di Bonolis e vuoi che faccia dei complimenti a me? (risata)

Che rapporto hai con la Fede?

Io sono cristiana credente, cattolica e credo che purtroppo, tra virgolette, in questa parte del mondo siamo abituati a costruirci una religione a modo nostro. Ammiro molto invece quelli che mantengono fermi tutti i punti saldi. Però il problema è che c’è stato un progressivo allentare della “morsa” religiosa. Io sarei più persona di scienza, però penso che bisogna avere una fede, per avere dei dogmi, per avere una personale morale. Anche un ateo può avere una morale, io rispetto tutti quanti, però penso che credere e avere fede aiuti l’uomo a vivere, ad affrontare la vita anche nei momenti difficili, drammatici e anche nei momenti belli e sereni.

C’è qualcuno che vorresti ringraziare?

Un grazie lo devo dire a tantissime persone. In ogni momento della mia vita artistica c’è una persona che dovrei ringraziare. Sono tante e farei un dispetto se ne citassi solo alcuni. Sicuramente ognuno deve ringraziare i propri genitori che, nel bene e nel male, hanno tirato su e hanno forgiato la persona e gli insegnanti. Io dovrei ringraziare il Signore per avermi fatto così sorridente e ottimista. Io sono molto in debito con la fortuna e spero che non mi presenti il conto perché non so se riuscirò a pagarlo (risata).  

Come vivi il successo?

Tu mi consideri una persona di successo se mi fai questa domanda. Io non so se ho avuto successo, sono riuscita sicuramente ad interpretare alcune delle doti innate che avevo, affinarne altre e a coltivarne altre ancora. Sono sicuramente una persona realizzata e una persona tranquilla e semplice, normalissima. Poi c’è da dire che una cosa è il successo, un’altra cosa è la notorietà. Il successo è poter realizzare le cose nelle quali uno riesce ad esprimersi e purtroppo non tutti possono fare il mestiere che vorrebbero fare. Io sono una di quelle super fortunate. La notorietà la vivo godendomela, sono sincera, quando le persone  mi fermano per strada, mi salutano, mi abbracciano e mi dicono:” Come sei più carina dal vivo”, oppure come quella signora che mi disse:” E’ più carina da viva “ (risata). Vivo la notorietà con grande serenità.

Tutti hanno un sogno nel cassetto. Qual è il tuo?

Il mio sogno professionale è chiudere la mia carriera con un bel programma tipo Domenica In e  poi fare un bel musical, in teatro dove posso raccontare, narrare i miei 25 anni di carriera.

Progetti?

Ho un progetto di un programma sulla televisione che andrà proprio su un canale romano e poi sono la direttrice didattica del corso Formass, che tu sai, che è un grande lavoro con i ragazzi e poi farò un tour con una cosa abbinata al Ministero della Sanità e gireremo l’Italia parlando di alcune patologie in maniera molto brillante e simpatica nei teatri.