Gianfranco D’Angelo (attore comico)   Roma 4.6.2000

                  Intervista di Gianfranco Gramola  

Un uomo tutto da ridere

Gianfranco D’Angelo è nato a Roma il 19 Agosto 1936. Sposato, ha due figlie, Daniela e Simona, entrambe attrici. La passione di D'Angelo per lo spettacolo è nata insieme a lui. La sua figura di cabarettista si è formata sul palcoscenico del Bagaglino, leggendario teatro romano che ha visto nascere tanti nomi importanti dello spettacolo italiano. Durante la sua carriera ha fatto centinaia di spettacoli in ogni parte del mondo, partecipando a incontri e convention per importanti aziende. Particolarmente significativo lo spettacolo di cui è stato protagonista, alla Bussola di Focette. Nel 1971, l'esordio televisivo con Foto di gruppo, a fianco di Raffaele Pisu. Poi, in un crescendo di successi Mille luci (1976), con la Carrà, Dove sta Zazà (1977), Mazzabubù (1978). Nel '78 e nel '79 partecipa, in qualità di commentatore in diretta dei dopo tappa, al Giro d'Italia e dimostra come l'ironia possa ben convivere con l'amore per lo sport ed il rispetto per gli atleti, ottenendo un grande successo anche in questa insolita veste. Nell'autunno del '79 è protagonista de La Sberla - il regista è Giancarlo Nicotra - che segna una svolta importante nel varietà televisivo italiano e viene visto - cifra record - da ben diciannove milioni di spettatori. Seguono Signori si parte (1980), con la regia di Romolo Siena, C'era una volta Roma, Tilt (1981), con Stefania Rotolo, prima regia italiana di Valerio Lazarov, Ma ce l'avete un cuore? è dell'82 e Tv 1 estate dell'83. Nell'83 D'Angelo passa alla Tv di Berlusconi e, da un'idea sua e di alcuni amici, nasce Drive-In, considerato e studiato come un fenomeno di costume. Con i suoi ritmi serrati, le battute che non danno tregua, i monologhi taglienti, i personaggi centrati, D'Angelo è il protagonista del primo varietà veramente nuovo della televisione italiana, che durerà per ben cinque anni, con la regia di Giancarlo Nicotra prima e di Beppe Recchia poi. Nell'86, la Rai gli dedica una Serata d'Onore. Nel 1988-89 conduce, insieme a Ezio Greggio, il programma di Canale 5 Striscia la notizia comparendo anche, nelle vesti d'imitatore, nei programmi Odiens e Televiggiù. Dopo essere protagonista nel 1992 della sitcom di Canale 5 Casa dolce casa, nel 1993 torna in Rai conducendo, insieme a Gabriella Carlucci, lo spettacolo di RaiUno Luna di miele. Nel 1995 e nel 1996 appare al fianco di Raffaella Carrà nel programma Carramba che sorpresa!, nei panni di Diavolik, suscitando i favori del pubblico per la sua carica di simpatia e di travolgente comicità. Nel '97 partecipa al 40° Zecchino d’Oro e a La festa della mamma. Dal maggio 1999 lo troviamo accanto a Michele Cucuzza e Katia Ricciarelli nel varietà di Rai 1 Segreti e…bugie. Negli ultimi anni ha lavorato solo in teatro.

Teatro:

Alleluja brava gente (1972) -  Niente sesso siamo inglesi (1990) -  Chi fa per tre (1992) -  Tredici a tavola (1993 – 1994) -  Gli uomini sono tutti bambini (1994 - 1995) –  I Cavalieri della Tavola Rotonda (1995 – 1996) -  I peggiori anni della nostra vita (1996 - 1997) – Il gufo e la gattina (1997 – 1998) – L’ultimo Tarzan (1998) – Di profilo sembra pazzo – Il padre della sposa (2005 – 2006) – Nemici intimi (2007).

Ha detto:

- In Tv torno solo con una proposta valida. Credo che ci siano in giro molti programmi vecchi. E poi si bada solo ai numeri, all’audience. Lo posso capire per una Tv commerciale, ma non lo capisco per una Tv pubblica, con la gente che paga il canone.

- Un attore con 30 anni di carriera è fatto delle scorie più insane di duemila piatti di bucatini all’amatriciana, 300 chili di tonnarelli al sugo e due quintali di risotto alla pescatora.

- Oggi, mi accorgo che si fanno dei passi indietro e non mi riferisco solo a "Il Grande Fratello" sul quale non voglio dare giudizi, perché è una trasmissione presa all’estero dove funziona e dal punto di vista commerciale fa audience. Io non lo condivido, perché non condivido le banalità. Non posso stare cinque ore a guardare delle persone che parlano di cose inutili.

- Il teatro è un virus. E’ una cosa difficile, non esiste il bluff, è una grande verità. Il pubblico è lì e tu sei sul palcoscenico e non puoi mischiare le carte. Poi è tutto così bello, perché senti il pubblico che entra e ti viene a vedere, nessuno gli dice di applaudire o di ridere, non ci sono comandi e quindi è proprio questa la forza del teatro, è questa la magia, questa l’atmosfera che si respira ed è in sostanza una specie di malattia per un attore.

- Di giorno lavoravo alla società dei telefoni e la sera mi esibivo nei teatri. La sera la compagnia mandava delle spie in teatro, il capo del personale con i baffi finti. Se la mattina seguente arrivavo tardi, erano guai.

- Sono una persona serena, che la mattina si sveglia tranquillo per le scelte fatte. Sono contento di quello che ho e non ho mai cercato, né usufruito di raccomandazioni. .

Curiosità

- Prima di diventare un divo della Tv, ha fatto mille mestieri: il venditore di giornali, il rappresentante di commercio, lo scrutatore del Totocalcio, manovale e commesso di supermercato e anche l’impiegato della SIP (la Telecom di una volta).

- E’ sposato con Annamaria e ha due figlie, Daniela e Simona, entrambe attrici. Ha due nipotini, figli di Simona. 

- Con Manila Nazzaro ha recitato in “Il Paradiso può attendere” e con Alena Seredova “La signora in rosso”.

Intervista

Il comico romano è nella sua villa, sulla Tuscolana.

In quale zona di Roma hai passato l’infanzia, Gianfranco?

La zona era l’Esquilino, a piazza Vittorio, vicino alla stazione Termini. Ricordo una Roma di tanti anni fa, ricordo il mercato, di questa grande piazza romana che ha ospitato uno dei più importanti mercati, con le sue bancarelle che vendevano le loro cose variopinte, il giardino interno sempre un po’ lasciato andare, un po’ trasandato. Questa è una cosa che mi è sempre rimasta impressa. Poi ricordo l’infanzia e ricordo che dopo piazza Vittorio, a piazza Dante, c’era un rifugio antiaereo. Questi sono i miei ricordi d’infanzia, cioè di quando avevo 10 anni. In quella piazza ci andavo a giocare e qualche volta si correva perché c’erano gli allarmi e si correva nei rifugi. Poi ricordo il colle Oppio di allora che era uno sfogo per i bambini. Li si incontravano i bambini che giocavano con le trottole e qualcuno che era un po’ più ricco aveva la biciclettina con le rotelline e le bambine giocavano con i bambolotti, in quei giardini, a colle Oppio. Quindi ricordo una Roma molto diversa da quella odierna. Oggi è passato più di mezzo secolo da quell’epoca. Adesso è una Roma molto trasformata e più caotica a differenza di quella di allora che era più tranquilla, più da paese. Con l’avvento del turismo Roma è diventata più caotica, poi l’Anno Santo, il Giubileo, ecc… hanno dato modo di trasformarla un pochino. Ricordo che la mia Roma era un pochino più trasandata, ecco. E’ un ricordo un po’ confuso, io poi sono stato in giro per tanto tempo. Sono romano, abito a Roma e amo la mia città. Adesso a Roma sono stati messi a posto alcuni monumenti, sono stati aperti i musei, i giardini sono più curati. Rimane il grande problema di una città come Roma, di una capitale storica importante che è il traffico. E’ insopportabile. Nelle altre città europee, dove io vado spesso anche per motivi di lavoro, ma anche in America, hanno anche loro il problema del traffico, ma nel centro di alcune città non c’è questo casino di macchine in doppia, terza e quarta fila. Questo toglie molto ad una città bella come Roma, ad una città che ha una storia millenaria. Bisognerebbe risolvere soprattutto questo problema che è fondamentale. Capisco che non ci sono spazi e sono state fatte tantissime altre cose, ma secondo me bisognava fare prima degli enormi parcheggi. Sotto terra è un problema perché scavando trovano dei reperti e allora intervengono le Belle Arti e bloccano tutto, però il parcheggio è una cosa fondamentale, importante per togliere questo traffico pazzesco dalle strade. Roma non è New York , dove io sono stato circa 20 giorni fa, dove ho degli amici e quindi ci vado spessissimo. Lì il problema di tutte queste macchina in sosta non c’è, non esiste. C’è anche li il traffico però è molto più scorrevole. A Roma poi devi aggiungere anche il caos  dei motorini, poi l’inquinamento, ecc…

Cosa provi nel tornare a Roma dopo una lunga assenza?

Provo una grande emozione, perché trovo una città che amo, che mi piace e la città in cui sono nato. Una città che comunque, con tutti i suoi difetti, mi da calore. Trovo un modo di vivere più a livello umano, meno metropolitano, forse più provinciale. Trovo il piacere di trovare una città bella, con un clima bello e con tante cose belle.  

Ami la cucina romana?

Con la cucina romana ho un rapporto buonissimo, che non si vede? Io sono un buongustaio e tra l’altro sto scrivendo un libro su un certo tipo di ristoranti, dopo tanti anni che mangio fuori e dappertutto, sia in Italia che all’estero. Insomma con la cucina avrai capito che ho un buon rapporto, caro Gianfranco. Devo dire che la cucina romana non è proprio leggerissima, però è buona, ricca di sapori e di profumi. A Roma mangio molto bene, c’è una buona scelta. Facendo un paragone fra Roma e Milano, devo dire che nel capoluogo lombardo ci sono più ristoranti, c’è un pochino più di scelta, nel senso che non si mangia solo cucina milanese, ma anche cucine diverse che fanno parte del nostro paese, come quella toscana. C’è anche a Roma ma a Milano di più. A Roma c’è una cucina più tradizionale, più romana.

Come trovi i romani?

I romani a volte sono un pochino arroganti, un pochino presuntuosi. I pregi è che hanno un cuore grande e aperto, anche se il carattere umano in sé ha un aspetto caustico, però il romano è uno che si apre molto facilmente agli altri e ha molta gioia di vivere e di godersi la vita. Un grande difetto è che è molto chiassoso. Quando vai fuori in certi posti, i romani li riconosci subito perché sono quelli che fanno più chiasso, più casino. E questo purtroppo è un difetto, però stando a Roma è anche un pregio perché sono coinvolgenti, ti coinvolgono sempre nelle cose, ti chiamano in causa.

Come vivi la Roma by night?

Roma by night la vivo poco perché non c’è molto da divertirsi dopo una certa ora.  Adesso ci sono le iniziative dell’Estate Romana in tutti questi grandi spazi, come Testaccio, Capannelle, ecc…dove la gente va e trova da passare qualche ora in allegria. Anch’io ci sono andato qualche volta ma per altre ragioni non vado perché vengo riconosciuto e la gente mi ferma. D’inverno la Roma by night va in letargo. C’è pochissimo da divertirsi, a parte alcuni locali che sono niente a confronto con Parigi, con Londra, Berlino e New York. A Roma la vita notturna è più tranquilla. Adesso con queste iniziative dell’estate romana c’è stato un cambiamento, perché offre molto svago. Infatti trovo una Roma meno spopolata d’estate e le persone che rimangono in città, specialmente i giovani, si muovono e vanno in questi nuovo spazi a divertirsi e a socializzare con altri giovani. E d’estate è piacevole anche starsene a Roma perché hai sempre modo di  passare una bella serata. D’inverno, tranne quei locali che puoi contare su una mano, non c’è moltissimo, non c’è una vita notturna vera, capito?

Nei momenti liberi in quale angolo di Roma ami rifugiarti, Gianfranco?

Mi rifugio a casa mia (risata). Sono stato per tanti anni in centro, ora abito vicino a Cinecittà, sull’Appio Claudio, in una casa che dà sul verde, dove non costruiscono perché è zona archeologica e ho una bellissima veduta sui Castelli Romani. Tutto questo mi da serenità e pace. Ma quando vado a Roma, o meglio entro a Roma, amo passeggiare nelle zone dove c’è meno traffico e cioè vado molto volentieri sull’Aventino, che è una zona di Roma che amo molto, oppure a Valle Murcia o al Pincio. Sono colli romani che sono sempre piacevoli.  

Un tuo sogno nel cassetto?

Il mio sogno nel cassetto è di fare una bella storia, raccontare in un film una bella storia moderna. Ina bella storia che abbia le parole giuste, non come tante cose di oggi che vediamo e qualche volta hanno una banalità nei dialoghi. Una storia che abbia il suo spessore, capito Gianfranco? Quindi misurarmi come faccio in teatro.

Cosa fai adesso in teatro?

Sto rappresentando “Il padre della sposa “ dove recita anche mia figlia. Il teatro è una cosa che mi appaga, mi da grande soddisfazione e mi gratifica molto. “Il padre della sposa” è un lavoro bello, garbatissimo e che oltre ad essere divertente, tocca anche i sentimenti e ad un certo punto di questa commedia il pubblico si commuove e piange. Ma io desidero che la gente si diverta, anche se è bello che in certe commedie ci sia, senza premere troppo sull’acceleratore, un minimo di sentimento, dove uno ritrova certe cose. Questo è il mio sogno nel cassetto. cioè trasformare quello che faccio in teatro al cinema. Del teatro sono felicissimo, va benone, sono ormai 10 anni che faccio questo tipo di lavoro con molto successo, cercando sempre di più le cose giuste da rappresentare, le cose garbate, di buon gusto e che abbiano un divertimento giusto, sano, non forzato. Ecco il mio umile desiderio.