Giorgio Lenzi (cantante internazionale)     Levico Terme (Trento)  4.5.2008

                   Intervista e foto di Gianfranco Gramola

“Più felice di un re, con le rocce davanti a me”

 

Per contatti: www.caldonazzofolk.it  e-mail  giorgio.lenzi@yahoo.it

Il cammino artistico

Giorgio Lenzi si è fatto notare con la trasmissione radiofonica “Settimana Corta”, condotta da Pippo Baudo alla Rai di Milano...siamo nel 1976/1977…30 anni fa!!! Successivamente in tournèe con Lara Saint Paul e Tony Renis e registrazioni di varie puntate di “Batto Quattro” condotta dal grande Gino Bramieri. Alla Rai Tv “ Il poeta e il contadino” con Renato Pozzetto e “Azzurro cicale ventagli” condotta da Sergio Leonardi. “Canzonissima” condotta da Pippo Bauto e Paola Tedesco,  “Fantastico” condotto da Beppe Grillo, Heather Parisi e Loretta Goggi. “ Piancavallo special “ condotto da Luciano Minghetti a TV Capodistria. “Tombole televisiva Svizzera” con il Quartetto Cetra. “Panorama musicale italiano” alla televisione tedesca, “Si ride sulle Dolomiti” con Barbara Boncompagni a Rai Due. “Folk Italia” condotto dallo stesso Lenzi alla Rai di Torino. Partecipazione al “Festival di Spalato” insieme ad Al Bano, I nuovi Angeli, Roberto Vecchioni con un ottimo piazzamento. Ospite al Festival Internazionale “Milano poesia”, “Se” Special da Napoli, condotto da Nino Castelnuovo.”Saltimbanchi si muore” con Enzo Jannacci alla Rai, “ 3 – 2 – 1 Contatto” su Rai Uno. “Italianissima sera” presso la Rai Corporation di Toronto in Canada. Partecipazione al “Grande gioco dell’oca” condotto da Gigi Sabani. “ Prima che… il calcio” con Fazio e Bartoletti su RAI Tre (18/12/1994), “Dove sono i Pirenei” condotto da Rosanna Cancellieri (13/12/1994), “Uno mattina” 13/01/1995, “Dove sono i Pirenei” condotto da Rosanna Cancellieri (12/04/1995) “La stangata” con Lorella Cuccarini e Jacchetti su Canale 5 (12/5/1995).”Il meglio della stangata” su Canale 5 (07/07/1995). “Uno mattina” (29/11/1995) “ La ruota della fortuna” su canale5 (01/04/1996 ). “Milano ‘97” Rai Tre (23/03/1997) “Sonntagskonzert” ZDF Germania (20/04/1997), “Scherzi a parte” 29/09/1997. “ I sei mestieri” con Claudio Lippi 18/8/1997 Anteprima di Scherzi a parte” con Gene Gnocchi 19/9/1997, “Scherzi a parte” con Massimo Lopez e Lello Arena 17/10/1997, “Quelli che il calcio” con Fabio Fazio 15/02/1998. Dal 1/12/1999 al 16/4/2000 partecipa come ospite fisso a “Buona Domenica” con Maurizio Costanzo Canale 5, Ospite Rai 3 di “Alpe Adria” 19/11/2000. Ripetuti passaggi su “Blob” Rai 3; fra questi “Il Poeta e il contadino” con Pozzetto; “Buona Domenica” con Maurizio Costanzo, “La Ruota della Fortuna” con Mike Buongiorno; “Fantastico” con Beppe Grillo, ecc…. Molte anche le sue partecipazioni e presenze in trasmissioni e programmi di televisioni estere (ultima quella del dicembre 2007 alla Televisione Nazionale Tedesca, prima rete, ospite speciale della trasmissione “Bergen Melodje”) e a televisioni private in tutta Italia. 22 Febbraio 2008: esce un nuovo cd con etichetta “Universal” (“Per gioco e con amore”). Ricchissimo l’elenco di concerti, esibizioni live e partecipazioni a prestigiosi festival, in Italia e all’estero, fatte dall’artista di Levico Terme, nei suoi 30 anni di carriera: il calendario continua ancora oggi a riempirsi di serate di successo e in allegria con la magica “voce delle Dolomiti”.

Riconoscimenti

- Diploma di Benemerenza e Medaglia D’Oro dall’ Enit di Roma per Valori Artistici.

- Medaglia d’Oro della Provincia Autonoma di Trento per aver portato il “Genere Musicale Dolomitico” oltre Oceano.

- Premiazione giornalistica “Vogue” a Milano come “ Personaggio dell’Anno nel settore Folk Dolomitico”.

- Riconoscimento Internazionale “Foyer des Artistes” 1996 consegnato il 01/03/1996 nell’Aula Magna dell’Università di Roma.

- Riconoscimento di Benemerenza da parte del Presidente del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento, Signor Alessandrini.

- Voce originale dello spot pubblicitario della “Volvo”.

Ha detto:

- Quello che mi sono guadagnato nella vita, devo dire, che me lo sono guadagnato con grande serietà e professionalità.

- Canterò che tutti sappiano, che i monti mai più lascerò.

- Sono sempre stato una persona umile, non sono mai stato sbruffone e non ho mai preteso di essere chissà chi.

Curiosità

- E’ soprannominato “La voce delle Dolomiti” e anche “ il Casadei delle Dolomiti ”.

- Ha il diploma di “Chef di cucina” e parla diverse lingue.

- Ha gestito per anni l’albergo ristorante Aurora di Levico Terme (TN).

- La prestigiosa etichetta “Universal” ha pensato di pubblicare un cd che raccoglie le migliori e più rappresentative canzoni di Giorgio Lenzi, per festeggiare i 30 anni di carriera di questo artista, unico nel suo genere. (disponibile anche sul sito di Sorrisi e Canzoni TV, www.sorrisimusicshop.com).

Intervista

L’appuntamento con il cantante trentino è a Levico. Insieme alla moglie, originaria di Belluno, mi accoglie con un sorriso e con una forte stretta di mano, nell’atrio del suo albergo. Nel salotto, appese alle pareti, tanti riconoscimenti e tante foto insieme agli artisti con cui Lenzi ha lavorato. Tanti ricordi ma soprattutto 30 anni di storia musicale del nostro paese, di cui il nostro artista trentino ne è testimone in prima persona. Quando parla della sue canzoni e dello jodler, gli occhi si illuminano e dal suo cuore escono tanti ricordi, archiviati in tanti anni di carriera, fatta di sacrifici ma ricca di meravigliose soddisfazioni.

Com’è nata la passione per il canto Giorgio?

Io ho sempre amato il fatto di cantare. Alla mia mamma, che era figlia di un sacrestano, gli avevano insegnato a cantare come sopranino in chiesa. Io penso che derivi dalla mia grande mamma, questa voce che ho acquisito. Io non ho fratelli o sorelle, ma sono figlio unico. La musicalità l’avevo innata e come amatore mi piacevano le canzoni confidenziali, anche per un senso di voce mio e di bel canto, dove io mi trovavo bene. Mi piacevano fare quelle canzoni dei cantanti famosi come Frank Sinatra. Da ragazzo partecipai ad un Festival a Trento, allora chiamata “vecchia Trento” e vinsi con la canzone di Frank Sinatra “Stranger in the night”, tanto per dirti quello che era all’epoca Giorgio Lenzi. Dopo sono andato in Svizzera a fare la scuola alberghiera, dove mi sono diplomato come chef di cucina. Là, come ho ripetuto tante volte, c’erano i proprietari che avevano gli orchestrali nel locale e fuori dalla cucina non poteva sfuggire al mio orecchio le prove che facevano e mi piacevano e mi interessavano molto perché lì cantavano e facevano tutti lo jodler, quel canto tipico tirolese da cui è nato Lenzi. Senti un giorno, senti due giorni, senti tre, un giorno, tra una pausa e l’altra, mi misi là a sentire i loro gorgheggi, provai e mi resi conto che l’avevo già stampato nella gola. Incredibile. Un giorno chiesi al proprietario se potevo cantare una canzone e lui mi disse:” Pensa a fare il cuoco, lascia perdere il resto”. Il fratello del proprietario, che era più vivace, gli disse:” Ma dai! Lascialo fare una canzone, lascialo cantare”. Convinto il proprietario, ho pensato di cantare la canzone “Mamma” che era conosciuta il tutto il mondo. Cominciai e il proprietario, che era più scettico, ha aperto le orecchie e disse:” Questo ha una voce interessante”. Mi rifece cantare di nuovo, cambiando tonalità e il giorno dopo ero giù in mezzo agli americani che cantavo “Mamma” e altre canzoni italiane. Prendevo più di mance che di stipendio (risata). Così iniziò Giorgio Lenzi e fuori dal locale c’era il manifesto con scritto “Il cantante cuoco”. Così è nata la mia situazione, la mia storia artistica, caro Gianfranco. Poi iniziai a scrivere qualche canzone, mi sono iscritto alla Siae, anche in Svizzera e cominciai a curare questo genere musicale. Ritornai poi in Italia, perché mia madre nel frattempo aveva aperto una pensioncina nel Trentino, a Levico Terme. Tu sai che il cuoco è il perno di un albergo e io da bravo cuoco, diplomato in Svizzera, mi diedi da fare nell’azienda di famiglia, pur curando sempre la passione per la musica. Dovetti anche regolarizzare la situazione Siae e quindi ho fatto la domanda per essere iscritto alla Siae di Roma, perché prima ero iscritto a quella Svizzera. Andando avanti, ambivo a diventare direttore d’albergo e nacque la favella del monte Penegal. Sul monte Penegal cercavano un direttore, ma non un direttore qualunque, ma un direttore che sappia anche intrattenere la gente e che abbia un qualcosa di più, una marcia in più. Andai su e trovai questo signore novantenne, ma arzillo, forte di personalità, che era il signor Facchin. “Guardi – disse – la cosa mi potrebbe interessare. Proviamo per quindici giorni e se io piaccio a lei e lei piace a me, vediamo come va a finire”. Cominciai questa mia nuova avventura, anche perché parlando le lingue, essendo chef di cucina, avendo fatto il maitre di Hotel,  come animatore mi sono sempre arrangiato, suonavo un po’ la fisarmonica, anche se a modo mio e quindi ero abbastanza sicuro di me. Dopo quindici giorni il signor Facchin mi disse:” Guardi, a me mi va bene, se a lei piace il mio locale e il mio modo di essere, la ingaggio”. E rimasi tre anni e là nacque Giorgio Lenzi, con lo jodler, perché mentre ero la a intrattenere i clienti, suonando la fisarmonica la sera, ci intrufolavo dentro un po’ di jodler e di gorgheggi. Una sera c’erano dei funzionari Rai, che mi avevano notato. Io non lo sapevo, anzi l’ho saputo dopo. Mi arrivò un giorno un telegramma da Pippo Baudo, che diceva di presentarmi a Milano, alla Rai, per rappresentare il Trentino, con le mie canzoni, in un programma. Io avevo composto lo jodler trentino, quello che poi ho fatto anche in “Il poeta e il contadino” e in tante altre trasmissioni e andai giù, a Milano. Dopo l’esibizione la gente mi premiò con cinque minuti di applausi, in mezzo a mille persone, in un programma presentato da Pippo Baudo, l’ospite d’onore era Sandra Mondaini, poi c’era Lara Saint Paul ed è stato un grandissimo successo. Da lì cominciò la mia carriera televisiva, ma non era facile, perché tutti mi reputavano un tirolese, ma invece io sono un italiano, pur non avendo niente con loro. Perciò ero una rarità nel fare questo tipo di canti, che prima apparteneva solo ai tirolesi. In poche parole, arriva questo trentino che si mette a fare lo jodler e che ha fatto valorizzare questo tipo di canto in tutte le televisioni Rai, cosa che nessun altro ha fatto. Sapessi che soddisfazione, caro Gianfranco.

Ma all’inizio hai pensato ad un nome d’arte?

Si! Come nome d’arte ho messo Lenzi, perché all’epoca ero innamorato di un’artista, di Mario Lanza. A quei tempi facevo anch’io “Granada” e tutte quelle canzoni lì, perché la voce che ho adesso e come quella di allora. Quando scrissi la mia prima canzone che era “Io sono quello che tu vuoi”, musica e parole mie, pensai che per iscrivermi, avrei dovuto darmi un secondo nome, perché così è la richiesta. Allora pensando a Lanza e ripetendolo alcune volte è venuto fuori Lenzi, sotto quell’idea di stare vicino a Lanza, quel grandissimo cantante che è morto molto giovane, ma era un grande. Il mio cognome vero è Libardi, Giorgio Libardi. In arte Giorgio Lenzi, la voce delle Dolomiti.

Il complimento più bello che hai ricevuto e da chi?

Se devo essere sincero, non ce n’è solo uno. Posso ricordare il complimento del Santo Padre, Karol Wojtyla (Giovanni Paolo II), quello di Papa Ratzinger, i complimenti dell’Aula Magna dell’Università di Roma, ma i complimenti più grandi e che mi fanno molto piacere, sono quelli della gente a cui piaccio, il mio pubblico, il pubblico che vuole bene a Giorgio Lenzi. Uno di quelli, fanno come dieci degli altri. Sono sempre stato una persona umile, non sono mai stato sbruffone e non ho mai preteso di essere chissà chi. Quello che mi sono guadagnato nella vita, devo dire, che me lo sono guadagnato con grande serietà e professionalità, perché tu lo sai che nel nostro mestiere bisogna camminare sulla lama di un coltello, perché se pendi a destra o a sinistra, voi che fate il vostro mestiere giornalistico, sia positivo che negativo, siete sempre pronti a far la vostra cronaca, sia per il bene che per il male. Non voglio star qui a criticare il vostro lavoro, però è così. Ma io su questo sono molto orgoglioso. Io non ho mai avuto, da ragazzo, una vita facile. Sono sempre stato con i genitori, con questo nuovo alberghetto ed è sempre stata una vita abbastanza difficile. Una vita piena di difficoltà da affrontare, magari facevo della televisione, però c’era un altro impegno da risolvere con la mamma e con papà. C’erano dei problemi e si affrontavano degli impegni con un mestiere d’albergatore, dove non si era preparati, si improvvisava molto, perché non c’era esperienza e ci voleva il suo tempo. Ed è per tutto quello che ho passato che adesso sono un uomo molto orgoglioso, con l’aver affrontato e fatto onore a tutte le mie scelte e ad essere arrivato ad essere una persona pulita e con un discreto nome che mi fa onore.

Qui in Trentino, vedi un tuo erede musicale, uno che sappia fare bene lo jodler?

Siccome questo è anche un virtualismo, un dono di natura, non è abbastanza solo sapere interpretare un ruolo, ci vuole anche la predisposizione musicale per poter adattare questi virtualismi a delle canzoni famose. Adesso come adesso, non sono tanto osannati chi fa questo genere di canzoni, essendo rarissimi quelli che lo fanno. Io ritengo di essere una delle persone, non dico il più bravo, che interpreta tecnicamente questo genere di canto. Io ho fatto delle esecuzioni che penso nessuno al mondo ha fatto mai, un esempio, senza esagerare, il “Valzer di Strauss” o “I pattinatori” con il mio vocalizzo. Come ultimamente un incisione che ho fatto e che si può trovare in Dvd, che è “In the mood” di Glenn Miller. Un’idea pazzesca, ma che io insomma ho avuto il coraggio di interpretare. Aspetta che metto il dvd e ti faccio vedere o meglio ascoltare.

(Mi fa sentire un pezzo in tv della canzone “In the mood”) Complimenti, Giorgio. Sei molto bravo. Prima parlavi del tuo amore per la montagna.

Io amo la montagna perché da lei ho preso fuori tutte le bellezze, ho rubato quel qualcosa che quando la guardo, solo io capisco… l’amore, i panorami, il silenzio, la tranquillità. Guardare la montagna e come guardare un bocciolo di rosa, mi perdo nell’ammirarla, nel guardare lo scenario meraviglioso, lassù fra le Dolomiti. Cose ed emozioni che ho descritto in “Vi mostreremo le Dolomiti” e “La montagna canta”. La maggior parte delle canzoni che canto, le scrivo io e arrivo a rubare, fra virgolette, dalla montagna, quel qualcosa di sacro, quella bellezza che solo uno che ama la natura e che ha una certa sensibilità, può capire cos’è. Crea quelle emozioni meravigliose che non tutto il pubblico può capire, ma tanta e tanta gente è arrivata ad essere conquistata da questo mio modo di cantare. C’è voluto tanto ma tanto tempo, caro Gianfranco, io lo capisco, però devi pensare che io sono stato creato nel mio intento musicale, da mamma Rai e questo è una base che non si può dimenticare. Poi è arrivata Mediaset e altre televisione più piccole, poi quelle tedesche, poi è arrivata l’America, il Canada con le sue grandi città come Toronto e Montreal e poi alla Rai di New York e le interviste. Insomma Lenzi è arrivato un po’ dappertutto. Certo la mia musica non è un genere che può essere osannato come le canzoni di Morandi e di Celentano, però per quanto concerne la rarità, lo stile, il sistema io posso dire di aver raggiunto delle vette altissime, alla pari degli acuti che faccio, come i miei gorgheggi di jodler. Quando faccio uno spettacolo, la gente ascolta solo il mio stile, solo il mio genere che più o meno sanno, perché l’hanno sentito, l’hanno visto e in Rai, questa mosca bianca, poco o tanto, è stata sentita. Quello che voglio dire è che sono sempre stato un uomo che ha fatto tanto, però è restato quello di una volta, semplice e umile e con questo non si è presentato di fronte alla gente, a dire “Guardatemi, che sono io”. Chiaramente quando parlo della mia carriera mi accaloro, perché ho tanti bei ricordi che mi piace far sapere alla gente, però sono sempre stato una persona semplice, perché non sono nato con la camicia bianca, sono arrivato al successo con grande sacrificio e con grande forza di volontà, perché anni indietro la gente diceva:” Cosa vuoi che faccia con quel genere musicale?”. E io sono sempre andato avanti, sempre diritto, con testardaggine, da buon trentino e televisione dopo televisione sono arrivato fin qui e a questo punto, piace o non piace, la parola Lenzi c’è dappertutto. Se sono arrivato fin qui, caro Gianfranco, vuol dire che dietro c’è stata anche serietà, intento, onestà e il saper vivere correttamente. Queste sono cose essenziali, perché il pubblico ti fa, ma il pubblico ti può anche distruggere.

Artisticamente hai un sogno nel cassetto?

Artisticamente, no! Ne ho realizzati talmente tanti. Ti posso dire una cosa, che più che un sogno può essere uno sfogo.  Una volta i negozi di musica si vergognavano a mettere in evidenza i miei dischi, le mie creazioni, adesso come adesso i prodotti di Giorgio Lenzi vanno e dove non ci sono, vengono richiesti. Questo è un grande onore ed è la soddisfazione di anni di lavoro, cioè l’essere arrivato a far si che credono a quello che sentono, come mi sentono nelle televisioni locali, specie nei programmi invernali, dove le mie canzoni sono sempre in sottofondo. Canzoni che vengono apprezzate anche dai turisti e tanti mi dicono:” Sai che apriamo la televisione solo per sentirti?” ( risata ). Questo mi fa grande onore e vuol dire anni di lavoro e di serietà. Su questo sono orgoglioso e sono orgoglioso anche di aver preso parte a grandi trasmissioni come quella domenicale di Maurizio Costanzo, a Cinecittà, a Roma. Chi è che può vantarsi di simili cose? Nel mio genere nessun altro è mai arrivato, per non parlare della “Ruota della fortuna” con il mitico Mike Bongiorno, poi con Simona Ventura che è la donna numero uno dello spettacolo italiano. Io ero lì insieme alla Barale. Ho lavorato con persone come Gene Gnocchi, Pozzetto, Jannacci, Celentano, ecc… Non ci sono artisti che Lenzi non abbia lavorato insieme, questo piccolo montanaro che ha avuto il coraggio di andare in televisione e fare lo jodler (mi fa un breve accenno di gorgheggio). Non voglio osannarmi, però ogni tanto mi lascio andare e mi sfogo. Le premiazioni che ho avuto, le considerazioni di grandissimi personaggi, la stampa tedesca, quella austriaca, ecc… Valeva la pena di fare tanti sacrifici per arrivare a questo, perché sono stato ripagato delle soddisfazioni. E’ chiaro che c’è quello a cui piace la mia musica e quello a cui non piace. Io rispetto tutti i gusti della gente, ma cerco di conquistare anche quelli a cui non piace lo jodler.

Parliamo un po' di Roma?

Siamo andati a Roma, insieme a tutti gli albergatori di Levico Terme, ospiti di “Uno Mattina”, alla Rai. Presentava Luca Giurato. Tre volte sono stato ospite di quella trasmissione, poi a Roma ci sono venuto spesso per “Buona Domenica” di Maurizio Costanzo. Quella di venire a Roma negli spettacoli, è l’ambizione di tutti gli artisti. Te lo immagini, Gianfranco, un trentino con un genere musicale diverso degli altri, che va giù a Roma, in televisione. Pensa che novità e che emozione da parte mia. Ma a Roma ci sono stato tante di quelle volte, però sempre per lavoro, perché ho partecipato a tante trasmissioni, come quella con la figlia di Boncompagni, Barbara e poi tante altre. Ho fatto fuori quasi tutte le città italiane, oltre Roma. Ricordo Torino, dal vivo, con la mia orchestrina. Ho fatto un’ora di trasmissione, con i complimenti del regista, che mi ha detto:” Qui vengono degli artisti e ci stanno quasi un mese a fare le prove per un programma. Lei Lenzi, è venuto qui e ha fatto tutto in un’ora, in diretta, senza nessun sbaglio”. E’ qualcosa di innato in me, capisci? Il fatto di essere  stato via da ragazzo, forse ha inciso su questo. Sai come siamo fatti noi montanari, a volte rimangono delle tracce del provinciale, del paesanotto, invece, non so perché, io queste cose, se le devo interpretare sono sempre un “trentin”, è chiaro, però in questo mestiere devi essere anche quadrato nella dizione, nel portamento e in tutto quanto, altrimenti non vali niente. Sono venuto fuori così, grazie anche al lavoro d’albergo, all’essere inserito in mezzo alla gente e l’aver imparato con facilità un sacco di lingue e quindi l’essere portati per certe cose. Come io sono un’autodidatta musicalmente e quando faccio una prova, non la ripeto mai più di una volta, tutto ciò vuol dire che c’è qualcosa dentro che funziona a meraviglia.

Come ricordi l’impatto con la Capitale?

Quando arrivo in un posto o in una provincia che non è la mia, in poco tempo mi immedesimo ed è come se fossi uno del posto. Quando ero giù a Roma, mi dicevano:” Lenzi, sei laziale?”. “No! Io sono trentino, ragazzi”. E loro non ci credevano e mi scambiavano per un romano. Quando faccio gli spettacoli, faccio quasi tutti i dialetti, perché li conosco e perché mi immedesimo nel personaggio. Negli spettacoli, tu Gianfranco lo saprai sicuramente, ci può essere un punto vuoto, perché una parte tecnica non funziona e allora l’artista non può mai lasciare il silenzio e allora bisogna essere all’altezza della situazione e fare un po’ di cabaret, una battuta, una barzelletta, ecc… ed io, in queste cose, sono sempre stato un istrione.

Cosa mi dici dei romani?

A dire la verità mi sono trovato sempre bene con i romani. Ho fatto anche le crociere sulle navi, ero con gente della Costa d’Avorio, con cubani e con mille razze diverse, ma io sono sempre stato rispettato, perché ho rispetto verso gli altri. Ho sempre vissuto in armonia con il prossimo. Per la mia personalità spiccata, per il mio carisma forse ho avuto delle gelosie, da parte dei colleghi di lavoro, però io non c’ho mai dato peso. Non c’ho mai fatto caso e non sono cattivo. Il mio animo è quello di andare avanti per la mia strada e non faccio a gara con nessuno per essere il meglio. Io do il meglio di me stesso, poi lascio al pubblico decidere se sono all’altezza o no. Io non ho mai avuto problemi, mi sono trovato bene con tutti, in giro, nel mio umile lavoro. I romani sono della brava gente, forse sono un pochino presuntuosi, perché abitano nella capitale, ma anche i toscani non scherzano quando dicono “Ovvia, la lingua italiana l’abbiamo inventata noi!”. Vai a Roma e dicono che l’hanno inventata loro (risata). L’Italia è fatta così e mi ricordo che un politico diceva:” L’italiano è facile nella risata, ma anche nel pianto”. Con questo ho detto tutto. Comunque il buono e il cattivo ci sono dappertutto, in ogni popolo, in ogni angolo d’Italia e del mondo.

Quando vai a Roma per lavoro, ti fermi un giorno in più per visitare Roma o scappi subito?

Diciamo che sono come tutti gli uomini che dovrebbero essere interessati a quello che è cultura, quello che è politica, quello che è giornalismo per saper dare a Cesare quello che è di Cesare. Quando io arrivavo giù a Roma sapendo la città grande e piena di qualche insidia, ero sempre geloso della mia personalità e quindi cercavo sempre di andare al nocciolo e andavo subito al lavoro. Non mi mettevo a gironzolare per Roma, in visita ai monumenti, perché poco o tanto ero conosciuto, però essendo un amatore dell’antica Roma, delle storie di Roma, dalla nascita fino ai giorni nostri, passando per i lanzichenecchi, ecc… ho sempre seguito queste cose di storia, di cui Roma è testimone attraverso i suoi monumenti. Ma delle volte, arrivi giù a Roma, vai a lavorare e poi dovevo pensare a tornare subito a casa, nel Trentino, perché mi aspettavano i genitori e l’albergo da mandare avanti. Praticamente tutto quello che dovevo fare, lo facevo con grande interesse, però non ho mai avuto il tempo per approfondire Roma come meriterebbe. L’unico paese che ho approfondito è stato il nord America, le miniere di carbone dove i nostri padri andavano a lavorare, le cascate del Niagara, quelle che leggevo sui giornalini e che poi io ho avuto la fortuna di andarci proprio sotto, grazie al mio canto e poi New York. Poi ho visitato il più grande giardino botanico del mondo, dove per visitarlo i turisti vanno dentro con un trenino, poi l’orologio che va avanti con il raggio del sole, ecc…

Progetti?

Recentemente ho fatto un paio di Dvd, che sono stati girati vicino a Predazzo, con “Ciao Dolomiti . I monti mai più lascerò – In the mood – La mia largadana”. Te ne faccio gentilmente omaggio, caro Gianfranco, così avrai un mio ricordo. Progetti? Qualche serata nelle varie località turistiche del Trentino e fra qualche giorno vado ad Asiago, per due serate di jodler.