Marina Ripa di Meana (stilista e scrittrice)           Roma  10.5.2017

                      Intervista di Gianfranco Gramola

Stilista eccentrica, casinara di carattere, Marina ha fatto di tutto nella vita, fuorché la cantante. Donna vulcanica, trasgressiva e brillante, in questa intervista parla del suo ultimo libro e del suo rapporto con due suoi grandi  amici: gli scrittori Goffredo Parise e Alberto Moravia. “Il mio desiderio? Incontrare il Papa”  

 

Il suo sito ufficiale è www.marinaripadimeana.it

Marina Ripa di Meana (Maria Elide Punturieri) è nata a Roma il 21 ottobre del 1941. Nata in una famiglia borghese, figlia di un avvocato romano, cresciuta a Roma, nel quartiere Parioli, dopo gli studi comincia a lavorare come stilista aprendo un atelier di alta moda in Piazza di Spagna, a Roma, insieme all'amica Paola Ruffo di Calabria.Diventa quindi una delle protagoniste della vita mondana di Roma dagli anni sessanta in poi. Sale alla ribalta della cronaca sposando a Roma il 10 giugno 1964 Alessandro Lante della Rovere, appartenente all'importante famiglia aristocratica romana, da cui ha una figlia, Lucrezia, divenuta una nota attrice teatrale, cinematografica e televisiva. Conosce Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini, è vicina agli artisti della Scuola di Piazza del Popolo, amica di Mario Schifano e Tano Festa, negli anni settanta ha una tormentata relazione extraconiugale con il pittore Franco Angeli, sulla quale scriverà un libro, Cocaina a colazione (2005). Successivamente divorzia da Alessandro Lante della Rovere, di cui conserverà il cognome fino a proibizione del Tribunale su istanza dello stesso Lante della Rovere, dopo che Marina aveva firmato delle opere autobiografiche con il cognome dell'ex marito. Intraprende una serie di relazioni sentimentali, non ultima quella con il giornalista Lino Jannuzzi, di cui dà conto nel suo best seller I miei primi quarant'anni. Nel 1982 si sposa civilmente con Carlo Ripa di Meana. Testimoni della sposa erano Alberto Moravia e Goffredo Parise, testimone dello sposo il leader socialista Bettino Craxi. Dalla fine degli anni settanta comincia sempre più spesso ad apparire in televisione. come opinionista o protagonista di trasmissioni in cui mette in risalto il carattere esuberante e la sua natura anticonformista, spesso sopra le righe e sconfinante nel trash - e dibatte politica sui temi della natura, della tutela del paesaggio, dell'esaltazione del bello e della difesa degli animali. Nel 1987 dalla sua biografia viene tratto il film I miei primi 40 anni, diretto da Carlo Vanzina con protagonista Carol Alt, che vede la Ripa di Meana tra gli sceneggiatori. Nel 1989 anche il suo secondo best seller La più bella del reame viene trasposto sul grande schermo in un film diretto da Cesare Ferrario, anche qui con Carol Alt nella parte della protagonista. Svariate le sue attività in campo professionale: ha scritto una decina di libri spesso a sfondo autobiografico (ma anche romanzi gialli e sentimentali), e ha diretto un film, il thriller Cattive ragazze (1992) con protagonista Eva Grimaldi. Nel 1990 lancia e dirige per due anni il mensile Elite, pubblicato dalla Newton Compton Editori. Nel 1995 diviene Ambasciatrice in Italia dell'IFAW (International Fund for Animal Welfare - USA), per la quale realizza una campagna pubblicitaria completamente nuda, con una folta peluria sul pube e la scritta L'unica pelliccia che non mi vergogno di indossare. Dagli anni novanta in poi comincia ad animare, in Italia e in altri paesi, campagne contro lo sterminio dei cuccioli delle foche, contro l'uso per moda e vanità delle pelli e delle pellicce, contro le corride, contro gli esperimenti nucleari, contro lo sventramento del Pincio (2008), contro la chiusura dello storico Ospedale di San Giacomo nel cuore di Roma (2008) e quella, recente, per la diagnosi precoce dei tumori. Nella primavera del 2009 partecipa come concorrente al reality show La fattoria (Canale 5) condotto da Paola Perego, ambientato in Brasile, dal quale si ritira poco dopo il suo inizio per motivi di salute.Nel 2015 esordisce in veste di attrice teatrale nello spettacolo Il Congresso degli Arguti.

Alcuni suoi libri:

I miei primi quarant'anni (1984) - La più bella del reame (1988) - Vizi, veleni e velette (1990) - Le avventure di Marina: giallo sentimentale a fumetti (1992) - La donna che inventò se stessa (1994) - Tramonto rosso sangue (1998) - La vita estrema di Francesca Agusta (2001) - Cara Paola, sorella mia (2004) - Cocaina a Colazione (2005) - Lettere a Marina (2006) - Roma al Rogo (2008) - Virginia Agnelli. Madre e farfalla, con Gabriella Mecucci (Minerva, 2011) - Invecchierò ma con calma (2012) - Colazione al Grand Hotel (2016).

Ha detto:

- Alberto Sordi mi offrì una parte nel “Tassinaro” e mi voleva gratis. Mi rifiutai e mi tolse il saluto. Il mio posto prese Silvana Pampanini.

- In occasione dei miei 60 anni Giampiero Mughini aveva scritto un articolo dal titolo: “Marina, due volte 30”.  E io avevo pensato di fare qualcosa di memorabile , che stupisse, cioè il calendario di una “carampana” che aveva ancora il coraggio di spogliarsi.

- Quando fai indigestione di sesso, scopri che nella vita esistono cose più importanti.

- Alla tenera età di settantacinque anni, di cui gli ultimi sedici impegnati anche nel combattere il tumore, sono sempre qui! Penso sia importante nella vita darsi da fare, senza arrendersi e senza fare cose completamente demenziali come fanno tanti. Io sono molto creativa e credo che questo mi abbia sempre salvato, anche nella lotta contro il tumore non ho avuto il tempo di crogiolarmi sulla malattia perché la mia testa è sempre stata impegnata a creare, a provare cose nuove.

- Ho sempre amato la natura e gli animali. Con le mie battaglie animaliste ho voluto  approfondire la loro conoscenza. In passato ho portato anche delle pellicce, poi il desiderio di capire il mondo animale mi ha portato alla scoperta di come vengano uccisi barbaramente i cuccioli delle foche. Un’esperienza terribile. 

- Ero sola, ero libera, non facevo la monaca, ero bella, ho avuto sfilze di amanti. C’era un andazzo di uomini continuo. Mi sono concessa tutto e non dovevo rendere conto a nessuno.

Curiosità

- Le fu offerto il ruolo da protagonista del film “Love Story”. Lei rifiutò e venne sostituita da Ali MacGraw.

- Ripa di Meana durante una puntata della trasmissione Grand’Italia ha tirato una torta in faccia a Maurizio Costanzo.

- Il suo motto è: “Non perdere tempo, inventati ogni minuto”.

- Viene citata nella canzone Jet Set di Rino Gaetano (contenuta nell'album E io ci sto) insieme a Gil Cagnè ed Elsa Martinelli: nel brano viene citata con il cognome dell'allora marito, ovvero Marina Lante della Rovere.

Intervista

Incontro Marina Ripa di Meana nella sua casa in zona Prati. Donna di una disponibilità unica, mi accoglie nel salotto. Ha dei problemi in viso per via della terapia contro il cancro. 

Le do del “tu” o del “lei”?

Come vuoi tu, non c’è problema.

Hai scritto parecchi libri, dove racconti la tua vita. Cosa ti ha spinto a rendere pubblica la tua esistenza, vanità, soldi o cosa?

Soldi non direi, perché con i libri non si guadagna molto. Vanità c’è sicuramente da parte mia, non l’ho mai nascosta, Gianfranco. Diciamo che più che vanità c’è sempre stata la voglia di stupire, di raccontare una vita che secondo me è diversa da quella dei comuni mortali. Una vita che ai miei occhi, in certi momenti, era abbastanza curiosa, eroica. Non mi sono mai sentita un’eroina, anzi sono una anti eroina. Ho un milione di difetti, però ho passato una vita particolare, degna di essere raccontata. Non sono mai stata una vera scrittrice, il mio vero lavoro è nella moda. Ho fatto  per anni e anni l’alta moda e attraverso il mio atelier di piazza di Spagna ho conosciuto tutto il mondo che conta e ho avuto degli incontri particolari. Ho finito per raccontare questi incontri, con aneddoti e emozioni. Ha avuto molto successo il libro “I miei primi 40 anni” che tutti ricordano e che poi è diventato anche uno slogan. I fratelli Vanzina ne hanno fatto anche un film con Carol Alt. Pensa che a distanza di 40 anni, il settimanale DIPIU’, lo sta pubblicando a puntate. Questo da misura di come questo libro ha avuto un grande successo editoriale. In un certo senso leggendolo è un libro molto carino, che racconta la vita di una persona che ha vissuto un’esistenza più spensierata, più allegra e meno impegnativa, poi l’incontro con la moda e con molte persone famose. Ho raccontato la complessità della vita anche nei libri seguenti. Tant’è che questo ultimo libro dal titolo “Colazione al Grand Hotel” (Moravia, Parisi e la mia Roma perduta) è un libro che sta andando molto bene perché racconta l’incontro  mio al Grand Hotel di Roma con questi due grandi scrittori e che racconta in modo diverso da quello che si può immaginare. E’ la conversazione non fra due intellettuali e una ragazza, ma fra tre persone. Vivevo al Grand Hotel (Spesata dall’industriale Roberto Gancia, ndr) ma non avevo una lira in tasca, perché a Roma in quel periodo succedevano le cose più incredibili e loro due mi venivano a trovare e avevamo delle conversazioni divertenti, molto amene, piacevoli, ma facciamo anche delle critiche.  

Come ti sei avvicinata alla moda, Marina?

Ho sempre avuto il bernoccolo della moda. Pensa che quando mi sono sposata con il mio primo marito, avevo fatto fare il vestito da sposa dalla portiera sotto casa. Era disegnato da me e avevo solo 18 anni. Raccontavo che sposavo questo giovane Duca e che il mio vestito era di Capucci. I giornali ne parlarono moltissimo e mia madre mi rimproverò dicendomi: “Marina, non puoi fare una cosa del genere. E’ gravissimo”. Per tutto il tempo che sono stata in chiesa  ero terrorizzata che Capucci venisse a strapparmi di dosso il vestito. Per fortuna non è successo niente. A 19 anni con un’amica ho iniziato a dedicarmi alla moda e poi più avanti ho avuto un mio atelier a piazza di Spagna. Attraverso la moda ho fatto il primo Palazzo Pitti e ho avuto tantissimi incontri nel mondo con i grandi della terra, perché ero una giovane duchessa che lavorava nella moda. Nei miei libri ho raccontato la mia vita ma anche le mie battaglie contro le pellicce e altre cose in cui mi sono impegnata in prima persona, avendo un marito che è stato ministro dell’ambiente.

Per un periodo hai diretto anche una rivista.

Si, è vero. Si chiamava ELITE (Newton Compton Editore). Diciamo che nella mia vita ho fatto di tutto (risata). Ho fatto anche un film con Tomas Milian da protagonista, ho fatto la regia del film più brutto del cinema italiano “Cattive ragazze”. Ho fatto di tutto e di più, mi manca solo di fare la cantante. Sono ancora in tempo comunque (risata). Però del mio ultimo libro sono particolarmente fiera, perché è un libro dedicato all’amicizia, un inno all’amicizia. Io ho avuto questi due grandi amici, Moravia e Parise che sono stati per me due persone speciali. Mi hanno dato un segnale dell’amicizia in un momento molto difficile, cioè quando avevo appena rotto una storia sentimentale molto dura. In quella Roma degli artisti, dei poeti, degli scrittori, la Roma degli anni ’60 – ’70, loro con una presenza paterna ma mai paternalistica, a volte mi sgridavano ed erano anche molto preoccupati per la mia esuberanza. In questo libro lancio il messaggio dell’amicizia, quella vera. Più passano gli anni e più ti rendi conto di quanto  sia importante avere degli amici. Loro sono stati per me due amici fondamentali. Ricordo i personaggi che frequentavamo in quel periodo a Roma, da Pier Paolo Pasolini a Elsa Morante, poi Dacia Maraini, Dario Bellezza e poi scultori, pittori, cineasti che non erano quelli della Dolce Vita. 

Fra questi artisti molti erano gay, vedi Pier Paolo Pasolini, Dario Bellezza, Sandro Penna…

Per me non c’è differenza. Io vedo solo uomini e non trovo nessuna differenza.

A quei tempi c’erano molti paparazzi sempre alla ricerca di uno scoop.

E’ vero. Io non ho mai avuto quel modo di fare da diva. Avevo un buon rapporto con loro, li conoscevo tutti e tuttora siamo molo amici. Come Rino Barillari, soprannominato il king dei paparazzi.

E’ vero che spesso gli scoop venivano concordati con i Vip o sono chiacchiere?

Molto spesso succede che vengano concordati. Io non ricordo di aver mai concordato uno scoop. Forse qualche fotografia rubata quando ero più giovane e frequentavo le  feste. 

Come ricordi la Roma di quei tempi e com’è cambiata?

Roma oggi è una città squagliata, anche perché viviamo un periodo della storia molto duro, molto difficile in tutto il mondo. Roma è una città che sta passando momenti difficili, si vive nel caos totale e si danno la colpa uno con l’altro. Questa Virginia Raggi sembra non dare nessun segnale. Ma è anche vero che abbiamo passato 30 anni di mal governo. Le strade sono piene di buche, i marciapiedi sono sconnessi … Molte mie amiche mi dicono che sono cadute o hanno preso delle storte. Dalila Di Lazzaro molto anni fa è caduta con la motocicletta per colpa di una buca e tutt’ora ne sta pagando le conseguenze con forti dolori alla schiena.

Roma è cambiata, ma i personaggi che frequentavi allora erano anche quelli della Dolce Vita?

Non era la Dolce Vita quella che ho vissuto io. La Dolce Vita era una cosa di cineasti, di costruttori. Quella che ho vissuto io era un altro periodo, cioè quello del ’68, la Roma della liberazione, anche sessuale, un periodo in cui le donne potevano essere loro stesse e potevano cambiare la condizione della sottomissione all’uomo. Poi era una Roma illuminata da questi grandi artisti che avevamo a disposizione tutte le sere e che non ci rendevamo conto. Nel libro ci sono tanti aneddoti molto divertenti, Gianfranco.

Mi hai incuriosito. Me ne racconti uno?

Volentieri. I due scrittori si confidano con me e dicono che sono disperati. Goffredo Parise è combattuto fra amori e rimorsi, perché c’ha una storia con la pittrice Giosetta Fioroni che sta finendo, perché ha trovato una nuova fidanzata, Omaira, di cui è molto innamorato. Lui vuole lasciare Roma e trasferirsi in Friuli perché a Roma con Giosetta la storia è finita. E’ stufo anche dei pranzetti noiosi di Giosetta e la descrive anche come una strega. Poi c’è Moravia che ad un certo punto racconta che Dacia Maraini lo sta lasciando e ha diviso a metà l’appartamento con un muro di cartongesso. “Io sono talmente disperato che vorrei morire - disse Moravia – Ora esco e mi faccio travolgere dal traffico. Mi voglio suicidare”. “Ma non è da te essere così disperato” gli dissi. Allora Parise gli fa una domanda molto maligna: “Ma dimmi un po’,  a che ora vuoi suicidarti? La mattina o nel pomeriggio?”. E Moravia: “Nel pomeriggio, perché la mattina lavoro”. (risata).   

C’è un altro aneddoto carino che racconta com’è nata la decisione di posare per Playmen.

Si! Ho posato per soldi. Il nuovo libro inizia proprio con questo aneddoto. Sono a tavola con Moravia e Parise e racconto che mi hanno chiesto di fare un servizio per Playmen e i miei due amici mi dicono: “Marina, è una cifra talmente alta che non puoi rinunciare. Facciamo che scriviamo un articolo ciascuno per indorare la pillola”. Così ho deciso di posare.  

Marina, cosa serve per catturare nuovi lettori, visto che l’editoria è un po’ in crisi?

Questo non te lo so dire, Gianfranco. Io credo che le storie vere fanno sempre il loro effetto. Penso che la gente vuole sapere la vita della gente famosa perché è curiosa. Io quando scrivo un libro partecipo molto, è come se fosse un figlio. Mi sposto continuamente facendo promozioni, faccio presentazioni in giro per tutta Italia e questo mi piace molto. Ho una estate piena di incontri. E’ anche bello perché giro, vedo l’Italia in lungo e in largo e vedo posti meravigliosi che non conosco ma che meritano di essere visitati. Diciamo che i miei libri vanno bene, ma non sono best seller come “I miei primi 40 anni”, però vengono apprezzarti . Finora ne ho scritti 14.

Hai già in mente un nuovo libro?

Si! Ho già fatto un contratto per un altro libro, però è presto per parlarne. Ti dico che in parte è biografico.    

Prima dicevi che nella tua vita hai fatto di tutto, fuorché la cantante. Ho letto che hai fatto anche un calendario per beneficenza posando nuda.

Ho deciso di posare senza veli per sostenere l'associazione per la lotta contro i tumori.

So che sei molto amica di Giampiero Mughini.

Si! E’ vero. E’ un mio grande amico e testimone di nozze. Nel mio matrimonio in chiesa è venuto fuori con un discorso unico e abbastanza inconsueto su di noi. Ricordo che era tutto vestito di rosso.

Come lo hai conosciuto?

Fu lui che venne per la prima volta a casa nostra per intervistarci e ne fui sorpresa.

Con Marta Marzotto c’era più rivalità o complicità?

Non c’è mai stata rivalità, anzi. C’è sempre stato questo gioco di criticarci, ma poi ci volevamo anche bene.

Carmelo Bene era così detestabile come lo hai descritto nel libro?

Era esattamente come l’ho raccontato nel libro.

Che ti ha tirato le uova strapazzate in testa?

Si, in testa.

Anche Raffaele La Capria, alias Dudù è un tuo caro amico, vero?

Certo. Dudù è un amico fantastico, una persona generosa, unica, intelligente. Mi ha aiutata molto per il libro, perché mi ha raccontato un sacco di cose.

Hai scritto un libro anche su Francesca Vacca Agusta. Che ricordi hai della contessa scomparsa nel 2001?

Era un’amica molto simpatica. La sua morte resterà un mistero  per me e per tutti. La cosa che ricorderò di più è lei su un aereo, con una mia foto in mano che mi dice: “ Sono appena tornata da un chirurgo plastico. Mi sono fatta fare un naso come il tuo”.

Ho letto che hai scritto una lettera al Papa sulle pagine del settimanale DIPIU’. Com’è andata?

Ancora non ho avuto una risposta. Però ci spero. Ho semplicemente il desiderio di parlare con il Papa, perché è una persona unica, molto moderna, molto aperta a qualcosa che un Papa non è mai stato. Ammiro soprattutto la sua apertura al di fuori della chiesa. Mi farebbe piacere che anche mio marito Carlo, che invece non ha mai avuto una grande simpatia, lo approvasse.

Un domani come vorresti essere ricordata, Marina?

So che non si ricorda mai nessuno, per quello non ci penso mai.