Paolo Mosca (giornalista - scrittore)      Roma 9. 6. 2003

                    Intervista di Gianfranco Gramola  

Scrittore sensibile e amico di papa Wojtyla

 

Paolo Mosca, giornalista e scrittore, è nato a Pallanza, sul lago Maggiore, ma vive e lavora a Roma. Ha studiato Scienze Politiche e ha frequentato l'Accademia del Piccolo Teatro di Milano. E' inviato di quotidiani e direttore di periodici a larga diffusione, dalla Domenica del Corriere a Vip. Tra i suoi romanzi:   

Il biondo - Il mitomane - Memorie di un neonato - Concerto di sensi - La città respira.  

Tre libri di interviste: Caro Vip - Sotto la pelle - Parole preziose

Due raccolte di poesieIl mantello di jeans - Soffio o uragano?.  

Per il teatro, ha scritto e diretto: 1968 dopo Cristo - H-VHiroshima VietnamDiapason, antiblues per un negroIsraele 20Il grande bluffHai mai provato con l'acqua calda? - La luna sotto le scale.  

Da qualche anno nei suoi libri, affronta le tematiche interiori delle emozioni e dei sentimenti umani: Il ben d'amore - Lifting al cuoreStati d'animaC'è una farfalla dentro di noi  -  Beata incoscienza - La rosa dei sentimenti - Un gabbiano nel 2000 - Il Sale della vita - Dammi la mano - Un mondo in amore

Il nuovo senso della vita. Questi ultimi nove pubblicati con successo  da Sperling & Kupfer. Tra i suoi premi, quello del Consiglio dei Ministri per la Narrativa e  il Cuore del Bancarella.       

Ha detto:

- Mia madre ? Una donna del sud, forte e dolce che alternava pensieri di Fede a gesti scaramantici. Se le sembrava che il destino si accanisse troppo con la nostra famiglia, lei gettava un pugno di sale sul pianerottolo.

- La grandezza di Karol Wojtyla sta in un passato e in un presente di dolore. Ha sofferto da bambino, quando è rimasto orfano e poco dopo la morte della madre  ha perso anche il fratello. E ha sofferto da adulto: l'attentato prima e le malattie poi.

- Sul treno della vita c'è sempre un posto per chi vuole cambiare. L'importante è salirci con lo spirito giusto.

- Adesso vi propongo una pausa di riflessione. Rallentiamo parole e pensieri. Così la mente fa un lungo respiro.

- Sento che la gente lentamente sta cambiando, capisce che il nuovo senso della vita è rimettere al centro i valori che sembrava aver dimenticato e ascoltare gli altri senza giudicarli.

Curiosità

- Ha incontrato Papa Wojtyla ben tre volte. "Sono state – spiega Paolo Mosca - tre emozioni che sicuramente non dimenticherò mai".

- Nel libro “Il nuovo senso della vita”, lo scrittore ha nominato Dio più di 100 volte.

- In passato ha recitato in teatro, ha fatto il cantante e ha scritto canzoni.  

Intervista

Quando s’è stabilito a Roma e in quale occasione?

Mi sono trasferito da Milano a Roma nel luglio del 1995, esattamente cinque mesi dopo essere stato ricevuto in udienza dal Papa. Quindi il mio cambio di città ha qualcosa di profondamente miracoloso.    

Come ricorda l’impatto con la Città Eterna?

Con mio padre Giovanni e mia madre Teresa (romani purosangue) e  noi quattro fratelli ci trasferimmo a Milano nel 1950. L’impatto con Roma risale alle Olimpiadi del 1960. Mio padre era inviato speciale del Corriere della Sera e doveva scrivere dei pezzi di colore sui giochi olimpici. Con tutta la famiglia abbiamo girato in lungo e in largo tutta Roma, ripercorrendo le zone in cui i miei genitori si davano appuntamento da innamorati.

In quali zone ha abitato e attualmente dove risiede?

Tornando al piccolo incontro con il Papa, la mia prima casa è stato un residence vicino a Borgo Pio. Un anno indimenticabile. Attualmente, con mia moglie Paola, vivo sulla via Flaminia e dalle finestre respiro il verde del Pincio.

Che rapporto ha con Roma?

Totale. Un’ innamoramento senza ripensamenti. Per anni ho sofferto di bronchite asmatica, qui respiro meravigliosamente bene.

Cosa prova nel tornare a Roma dopo una lunga assenza?

Scendendo dal treno alla stazione Termini o atterrando all’aeroporto di Fiumicino, sento qualcuno che mi abbraccia. E’ Roma.

Come vive la Roma “by night”?

La leggo sui giornali, nella rubrica “Giorno e notte” del Messaggero. A Roma devi scegliere, o vivi di notte e dormi di giorno o lavori di giorno e dormi di notte.

C’è un angolino romano a cui lei è particolarmente affezionato?

Piazza del Popolo, le due chiese gemelle e il bar Canova. Là, nei miei primi anni romani, mia moglie ed  io facevamo colazione ogni mattina dopo dicevamo una preghiera in chiesa.

Come trova i romani?

I romani sono generosi e quando dicono una bugia arrossiscono. Un difetto è che raccontano un po’ di bugie e non sanno perdere.

Cosa le dà fastidio di Roma?

La pioggia. Bastano due gocce per bloccare il traffico e far perdere il sorriso a tutti i suoi abitanti.

Ma Roma è o era la città più bella del mondo?

Essendo eterna, Roma  è stata, è e sarà per sempre la più bella città del mondo.

Lei è giornalista e scrittore. Com’è nata questa passione?

Quand’ero studente e mi alzavo all’alba per prepararmi ad un’interrogazione, la luce dello studio di mio  padre era già accesa. S’era alzato prima di me per scrivere, per fare lavorare la sua fantasia. Prendere il suo testimone  e proseguire la sua corsa, è stato quasi obbligatorio.

Ma i suoi genitori che futuro sognavano per lei?

Mia madre mi sognava prete e mio padre scrittore. Ha vinto lui.

Qual è stata la sua più gran soddisfazione nel campo professionale?

Vincere il premio "Il cuore del Bancarella 1995" con il mio primo libro sui sentimenti "Lifting al cuore".

A quale suo libro è più legato?

Al romanzo “I vergini”. Era la storia di un gruppo di novizi del Convento di San Damiano di Assisi. Là, mi sono avvicinato alla Fede grazie alla conoscenza del frate guardiano Berardo.Oggi lui è morto, ma mi parla sempre nel cuore.

Ha mai avuto momenti difficili nella sua carriera?

La domanda giusta sarebbe:"Ha mai avuto momenti facili nella sua carriera?". Se si lavora onestamente, oggi, ogni giorno è una battaglia.

Che rapporto ha con la Fede?

Lo stesso che avevo con mia madre. So che non mi tradirà mai.

Quando non lavora quali sono i suoi hobby?

Ascoltare la musica, leggere autori dalla prosa difficile, perché mi insegnano pensieri profondi, e appena posso, andare in riva al mare a raccogliere conchiglie.

Da ragazzo quali erano i suoi miti?

Vado a ruota libera, come andavo da ragazzo: Chopin, Modugno, Puccini, Gandhi, Gesù, Rivera, Leopardi.

Un suo sogno nel cassetto?

Realizzare un film tutto mio, dove sentirmi finalmente libero di sognare. 

A chi vorrebbe dire “Grazie”?

A tutti i poveri che incontro per la strada, perché mi fanno capire quanto sia fortunata la mia condizione di uomo e di scrittore.